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martedì 31 marzo 2009
"La verità vi farà liberi": Papa Benedetto si prende cura dei Legionari di Cristo nella tempesta
Le potature della liturgia quaresimale e il loro senso mistico
La conferenza di Don N.Bux a Monopoli.
domenica 29 marzo 2009
L'inno vespertino delle domeniche di quaresima: Audi benigne conditor
sabato 28 marzo 2009
Newman: "I Padri mi fecero cattolico". Il ruolo dei Padri della Chiesa nella spiritualità del grande cardinale inglese
(©L'Osservatore Romano - 28 marzo 2009)
La Via Crucis di Liszt sotto le cupole della Basilica del Santo di Padova
(Da: La VIA CRUCIS di Liszt - Dizionario della Musica e dei Musicisti – UTET).
venerdì 27 marzo 2009
Canti per l'adorazione Eucaristica: l'intramontabile "Adoro te devote"
Adóro te devóte, latens Déitas, Quae sub his figúris vere látitas: Tibi se cor meum totum súbiicit, Quia te contémplans totum déficit. Visus, tactus, gustus in te fállitur, Sed audítu solo tuto créditur. Credo, quidquid dixit Dei Fílus: Nil hoc verbo Veritátis vérius. In cruce latébat sola Déitas, At hic latet simul et humánitas; Ambo tamen credens atque cónfitens, Peto quod petívit latro paénitens. Plagas, sicut Thomas, non intúeor; Deum tamen meum te confíteor. Fac me tibi semper magis crédere, In te spem habére, te dilígere. O memoriále mortis Dómini! Panis vivus, vitam praestan hómini! praesta meae menti de te vívere. Et te illi semper dulce sápere. Pie pellicáne, Iesu Dómine, me immúndum munda tuo sánguine. Cuius una stilla salvum fácere Totum mundum quit ab omni scélere. Iesu, quem velátum nunc aspício, Oro fiat illud quod tam sítio; Ut te reveláta cernens fácie, Visu sim beátus tuae glóriae. Amen. | Adoro Te devotamente, oh Dio nascosto, Sotto queste apparenze Ti celi veramente: A te tutto il mio cuore si abbandona, Perché, contemplandoTi, tutto vien meno. La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano Ma solo con l'udito si crede con sicurezza: Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio, Nulla è più vero di questa parola di verità. Sulla croce era nascosta la sola divinità, Ma qui è celata anche l'umanità: Eppure credendo e confessando entrambe, Chiedo ciò che domandò il ladrone penitente. Le piaghe, come Tommaso, non vedo, Tuttavia confesso Te mio Dio. Fammi credere sempre più in Te, Che in Te io abbia speranza, che io Ti ami. Oh memoriale della morte del Signore, Pane vivo, che dai vita all'uomo, Concedi al mio spirito di vivere di Te, E di gustarTi in questo modo sempre dolcemente. Oh pio Pellicano, Signore Gesù, Purifica me, immondo, col tuo sangue, Del quale una sola goccia può salvare Il mondo intero da ogni peccato. Oh Gesù, che velato ora ammiro, Prego che avvenga ciò che tanto bramo, Che, contemplandoTi col volto rivelato, A tal visione io sia beato della tua gloria. |
O Gesù ti adoro, Ostia candida,
sotto un vel di pane, nutri l'anima.
Solo in te il mio cuore si abbandonerà,
perché tutto è vano se contemplo te.
L'occhio, il tatto, il gusto non arriva a te,
ma la tua parola resta salva in me:
Figlio sei di Dio, nostra verità;
nulla di più vero, se ci parli tu.
Hai nascosto in Croce la divinità,
sull'altare veli pur l'umanità;
Uomo Dio la fede ti rivela a me,
come al buon ladrone dammi un giorno il ciel.
Anche se le piaghe non mi fai toccar,
grido con Tommaso: “Sei il mio Signor”;
cresca in me la fede, voglio in te sperar
pace trovi il cuore solo nel tuo amor.
Sei ricordo eterno che morì il Signor,
pane vivo, vita, tu diventi in me.
Fa’ che la mia mente, luce attinga a te
e della tua manna porti il gusto in sé.
Come il pellicano nutri noi di te;
dal peccato grido: “Lavami, Signor”.
Il tuo sangue è fuoco, brucia il nostro error,
una sola stilla, tutti puoi salvar.
Ora guardo l'Ostia, che ti cela a me,
ardo dalla sete di vedere te:
quando questa carne si dissolverà,
il tuo viso, Luce, si disvelerà. Amen.
giovedì 26 marzo 2009
Preghiere Fedelmente Tradotte: colletta del giovedì IV settimana di Quaresima
Padre Ernesto Caroli: se ne va un grande appassionato di Sant'Antonio
Ristrutturazione blog
mercoledì 25 marzo 2009
L'Annunciazione nei sermoni di Sant'Antonio
Maria arcobaleno di pace fra Dio e l'umanità
Ricòrdati che le nuvole erano due: l'ira di Dio e la colpa dell'uomo. Dio e l'uomo combattevano tra loro. Dio, con la spada della sua ira, ferì l'uomo e lo condannò alla morte; l'uomo con la spada della colpa, peccò mortalmente contro Dio. Ma dopo che il sole entrò nella Vergine, fu fatta la pace e la riconciliazione, perché lo stesso Dio e Figlio della Vergine, dando completa riparazione al Padre per la colpa dell'uomo, fermò l'ira del Padre affinché non colpisse l'uomo.
…Dice l'Ecclesiastico: "Osserva l'arcobaleno e benedici colui che l'ha fatto: è bellissimo nel suo splendore. Avvolge il cielo con un cerchio di gloria" (Eccli 43,12-13). Contempla l'arcobaleno, considera cioè la bellezza, la santità, la dignità della beata Vergine Maria e benedici con il cuore, con la bocca e con le opere il suo Figlio, che così l'ha voluta. È veramente stupenda nello splendore della sua santità, sopra tutte le figlie di Dio. Ella avvolse il cielo, cioè circondò la divinità, con un cerchio di gloria, vale a dire con la sua gloriosa umanità.
(Sermone dell’Annunciazione I, §6)
Preghiera di S. Antonio alla Vergine nel giorno dell'Annunciazione
Orsù, dunque, nostra Signora, unica speranza! Illumina, ti supplichiamo, la nostra mente con lo splendore della tua grazia, purificala con il candore della tua purezza, riscaldala con il calore della tua presenza. Riconcilia tutti noi con il tuo Figlio, affinché possiamo giungere allo splendore della sua gloria.
Ce lo conceda colui che oggi, all'annuncio dell'angelo, ha voluto prendere da te la sua carne gloriosa e restare chiuso per nove mesi nel tuo grembo. A lui onore e gloria per i secoli eterni. Amen.
(Sermone dell’Annunciazione I)
martedì 24 marzo 2009
L'inculturazione della liturgia in Africa secondo Guido Marini
Le cerimonie africane con elementi tipici e universali
di Mario Ponzi
A Yaoundé è iniziata, almeno questa è la speranza, una stagione nuova per l'Africa. Una stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace. E la Chiesa è insieme a questo popolo immenso, con tutto il suo fardello di dolori e di sofferenze, ma anche con tutto il prezioso tesoro di valori contenuti nella sua cultura tradizionale, con la genuinità e la freschezza della sua fede e con il suo profondo rispetto per il sacro.
Il Papa, durante l'incontro con i giornalisti al seguito, a bordo dell'aereo sulla via del ritorno a Roma, tra gli altri argomenti affrontati, ha voluto sottolineare proprio questa caratteristica dell'anima africana, il senso del sacro. Anche durante le celebrazioni presiedute in questi giorni, nelle quali sono stati inseriti elementi espressivi della religiosità e della cultura africana, ha mostrato di apprezzarne la compostezza, la fede sincera che riescono effettivamente a esprimere e la forza trainante che esercitano sull'assemblea dei fedeli, rendendone viva e concreta la partecipazione. Esemplare in questo senso è stata la messa nello stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé per la consegna dell'Instrumentum laboris, dove un coro di oltre sessantamila persone ha sottolineato i momenti salienti come un'unica voce. La cosiddetta "africanizzazione" della messa ha sempre costituito oggetto, non tanto di discussione quanto piuttosto di studio e di verifica. Ne abbiamo parlato con il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, monsignor Guido Marini, il quale ha rilasciato questa intervista al nostro giornale.
Il Papa incontrando i giornalisti ha voluto sottolineare la bellezza delle celebrazioni liturgiche vissute in Africa, mettendone in risalto la grande dignità e la sacralità, manifestate anche attraverso alcune modalità espressive tipiche della cultura africana. A lei cosa è sembrato?
Sicuramente abbiamo partecipato a celebrazioni liturgiche durante le quali si è respirato il senso del sacro, in un clima di grande dignità, e tutto vi ha contribuito: il canto, il silenzio, la parola, alcune gestualità tipiche della cultura africana, le espressioni di gioia contenuta e religiosa. Sono stati incontri di preghiera molto intensi nei quali si è avuta la grazia di entrare nella bellezza del mistero di Dio e della Chiesa.
Come sono state preparate le celebrazioni liturgiche?
Si è lavorato a lungo e per tempo perché tutto potesse realizzarsi nel migliore dei modi. Prima, come di consueto per la preparazione dei viaggi, abbiamo avuto alcune riunioni a Roma con i responsabili liturgici locali; poi ci siamo recati sul posto per visitare i luoghi delle celebrazioni e portare avanti la preparazione avviata; infine, durante il viaggio papale, abbiamo fatto ancora qualche sopralluogo e le prove con tutti gli incaricati dei diversi servizi liturgici. La collaborazione è stata molto cordiale e generosa, e da parte dei responsabili locali per la liturgia vi è stata molta disponibilità a seguire le indicazioni ricevute e a definire insieme anche i dettagli.
Secondo lei come si può conciliare la necessità del rispetto dei canoni della liturgia con la manifesta volontà degli africani di esprimere la loro fede secondo la cultura tradizionale africana che del resto ha innato, come ha voluto ricordare il Papa, il rispetto per il sacro?
Sono del parere che il punto di partenza debba essere sempre la realtà più intima e vera della liturgia, il suo essere celebrazione del mistero del Signore, della sua morte e risurrezione per noi uomini e per la nostra salvezza, preghiera della Chiesa nella quale tutti entriamo in vista di una conversione vera della vita. Quando le diverse espressioni culturali vengono messe al servizio di questa celebrazione è possibile che trovino adeguato spazio ed espressione nella liturgia. Non la devono cambiare, perché la liturgia è un dono prezioso donato alla Chiesa e da essa vissuto nella continuità della sua tradizione, che non è modificabile soggettivamente e arbitrariamente; possono però offrirle una forma espressiva culturale, tipica e arricchente. Mi pare di poter affermare che questo è quanto è stato vissuto nei giorni della visita di Benedetto XVI in Africa.
Le sette religiose basano il successo del loro proselitismo proprio sulla capacità di mimetizzarsi con la cultura africana. Visto che gli africani sembrano tenere molto all'inserimento nelle loro celebrazioni di elementi tipici della loro cultura cosa si può fare per aiutarli a identificarsi sempre meglio e sempre di più con la celebrazione della messa?
Il discorso riguardante le sette comporta una molteplicità di problematiche, tra l'altro complesse. Penso, tuttavia, che per quanto attiene alla liturgia la possibilità che la cultura africana possa trovare adeguata collocazione nella celebrazione dei misteri del Signore sia senza dubbio di aiuto a superare il pericolo dell'adesione alle sette. Ritengo che sia importante anche ricordare che non tutte le espressioni culturali sono compatibili con la liturgia della Chiesa: vi può essere la necessità di educazione e di purificazione. È questo, d'altra parte, il cammino necessario di ogni cultura che si incontra con il Vangelo: ne rimane sanata e purificata e diventa capace di dargli una nuova espressione storica.
Il Papa è sembrato gradire le forme espressive manifestate durante le celebrazioni africane.
Mi sembra di sì, considerando anche le parole avute al riguardo da Benedetto XVI durante l'incontro con i giornalisti sull'aereo durante il viaggio di ritorno dall'Africa. Mi pare che il gradimento sia rivolto al fatto che in tali celebrazioni si è vissuto un intenso senso del sacro e del mistero, che grande è stato il raccoglimento, nonostante la grande folla di partecipanti, e che si è realizzata una fruttuosa compresenza di elementi tipici locali e di elementi universali. Si stavano vivendo delle celebrazioni liturgiche in Africa, ma si stava vivendo al contempo una celebrazione liturgica della Chiesa universale.
(©L'Osservatore Romano - 25 marzo 2009)
Solo uno spostamento
lunedì 23 marzo 2009
Un gesto di costosa ma vera obbedienza "spirituale": la FSSPX tedesca sospende le ordinazioni
Le impressioni del Papa al ritorno dal viaggio in Africa
Video della S.Messa a Luanda
domenica 22 marzo 2009
Domenica IV di Quaresima: Laetare Jerusalem
sabato 21 marzo 2009
Papa Benedetto: il discorso ai giovani dell'Angola
venerdì 20 marzo 2009
La crisi della Santa Sede nella comunicazione con i media
Nel suo ultimo post sulla questione il buon Thompson, dopo aver messo in rilievo che i più malevoli nemici di papa Benedetto sono proprio i cattolici che dovrebbero essergli fedeli alleati e invece imperversano sui media "laici", scrive una condanna senza appello:
Il Concilio "pastorale" e lo scisma che non esisteva: le leggende sono dure a morire
Giovanni XXIII....nella prima enciclica Ad Petri Cathedram (29 giugno 1959) specificò che lo scopo precipuo del Concilio era di "promuovere l'incremento della fede cattolica e un salutare rinnovamento dei costumi del popolo cristiano, e di aggiornare la disciplina ecclesiastica secondo le necessità dei tempi", per il bene della Chiesa e la salute delle anime.Nella prima riunione della commissione antipreparatoria (30 giugno 1959) ripeté che la Chiesa, con il Concilio, si proponeva di attingere nuovo vigore per la sua missione. Fedele ai sacri principi e all’immutabile dottrina di Cristo, seguendo le orme della tradizione, intendeva rinsaldare la propria vita e coesione di fronte alle odierne situazioni, con efficienti norme di condotta e di attività. Il nuovo rigoglio di fervore e di opere sarebbe stato un richiamo all'unità per quelli che sono separati dalla Sede Apostolica.Estranea al pensiero di Giovanni XXIII fu l'interpretazione di chi restrinse la "pastorale" a qualcosa di pratico, separato dalla dottrina, e intese "l'aggiornamento" nel senso di relativizzare secondo lo spirito del mondo i dogmi, le leggi e le strutture della Chiesa.In Giovanni XXIII - dichiarò Paolo VI - "fu così vivo e fermo il senso della stabilità dottrinale e strutturale della Chiesa da farne cardine del suo pensiero e della sua opera".All'apertura del Concilio (11 ottobre 1962), Giovanni XXIII disse che più di tutto interessava al Concilio che la dottrina cristiana fosse custodita e insegnata in forma più efficace; ma per poter raggiungere i molteplici campi dell'attività umana, era necessario che la Chiesa, senza discostarsi dal patrimonio della verità, guardasse anche al presente, alle situazioni e ai modi nuovi di vita.Il Concilio voleva trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti; non si doveva però soltanto custodire il prezioso tesoro, bisognava proseguire il cammino della Chiesa, dedicandosi all'opera che il presente esigeva.Lo scopo primario del Concilio non era la discussione di alcuni punti di dottrina, ma l'approfondimento e l'esposizione di essa secondo le attuali esigenze, esposti adottando la forma più corrispondente al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale.Quando il Papa apprese le erronee interpretazioni delle sue parole, esclamò: "Non è questo il pensiero del Papa!".L'indirizzo del Concilio voluto da Giovanni XXIII continuò anche quando egli non vi fu più.
"...ho deciso giorni fa di concedere la remissione della scomunica in cui erano incorsi i quattro Vescovi ordinati nel 1988 da Mons. Lefebvre senza mandato pontificio. Ho compiuto questo atto di paterna misericordia, perché ripetutamente questi Presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa e del Concilio Vaticano II".Nel decreto di remissione del 21 gennaio si diceva:
Con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l'unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione. [Che bisogno c'era di revocare una scomunica per togliere lo scandalo della divisione fra cristiani, se un atto scismatico non era quello che "sembrava"?]Dice la Lettera di Benedetto XVI sulla remissione delle scomuniche:
La remissione della scomunica mira allo stesso scopo a cui serve la punizione: invitare i quattro Vescovi ancora una volta al ritorno. Questo gesto era possibile dopo che gli interessati avevano espresso il loro riconoscimento in linea di principio del Papa e della sua potestà di Pastore, anche se con delle riserve in materia di obbedienza alla sua autorità dottrinale e a quella del Concilio.Inoltre, un passo del decreto di remissione delle scomuniche, citava una lettera di Fellay del 15 dicembre 2009 inviata alla Santa Sede, in cui si diceva:
Rimangono questioni dottrinali aperte, finchè non di riconosce il valore del Concilio, e questo impedisce ai vescovi di essere pienamente reintegrati:
Per precisarlo ancora una volta: finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa.... i problemi che devono ora essere trattati sono di natura essenzialmente dottrinale e riguardano soprattutto l'accettazione del Concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare dei Papi.
Mons. Fellay afferma, tra l'altro: "Siamo sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l'attuale situazione".
giovedì 19 marzo 2009
TE DEUM per il Papa alla Basilica di Sant'Antonio
Tanti auguri Santità: San Giuseppe protegga la Chiesa Universale
Con l'augurio carissimo di salute e pace per il nostro caro Papa Benedetto XVI, nel giorno del suo onomastico, facciamo anche una preghiera a San Giuseppe per tutta la Chiesa Universale di cui è speciale patrono. In questi momenti mi pare che ce ne sia un gran bisogno.
mercoledì 18 marzo 2009
Giovanni Paolo II l'aveva già detto, e tante tante volte...
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI DELLO ZAMBIA IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Venerdì, 3 settembre 1999
Le influenze culturali esterne e le pratiche tradizionali, quali la poligamia, rappresentano una minaccia all'unità e alla stabilità delle famiglie nello Zambia. Lo stesso vale per il divorzio, l'aborto, la mentalità sempre più favorevole alla contraccezione e per il comportamento sessuale irresponsabile che aggrava la piaga dell'AIDS. Tutti questi fattori sviliscono la dignità umana in un modo che rende sempre più difficile l'impegno del matrimonio
AI VESCOVI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DEL GAMBIA, DELLA LIBERIA E DELLA SIERRA LEONE IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"
Sabato, 15 febbraio 2003
Purtroppo, questo Vangelo di vita, fonte di speranza e di stabilità, viene minacciato nei vostri Paesi dalla diffusione della poligamia, del divorzio, dell'aborto, della prostituzione, del traffico di esseri umani e da una mentalità a favore della contraccezione. Questi stessi fattori contribuiscono a un'attività sessuale irresponsabile e immorale che porta alla diffusione dell'AIDS, una pandemia che non può essere ignorata.
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI DI RITO LATINO DELL'INDIA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"
Martedì, 3 giugno 2003
Al contempo una comprensione non corretta della legge morale ha portato molte persone a giustificare le attività sessuali immorali con il pretesto della libertà, che a sua volta ha comportato una comune accettazione della mentalità contraccettiva (cfr Familiaris consortio, n. 6). Le conseguenze di una simile attività irresponsabile non solo minacciano l'istituzione della famiglia, ma contribuiscono anche alla diffusione dell'HIV/AIDS, che in alcune parti del vostro Paese sta raggiungendo proporzioni epidemiche.
MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA TANZANIA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"
Dal Policlinico Gemelli, 11 marzo 2005
La promozione degli autentici valori familiari è tanto più urgente a motivo del terribile flagello dell'AIDS che affligge il vostro Paese e così tanto il continente africano. La fedeltà in seno al matrimonio e l'astinenza al di fuori di esso sono gli unici metodi sicuri per limitare l'ulteriore diffusione dell'infezione. La trasmissione di questo messaggio deve essere l'elemento chiave della risposta della Chiesa all'epidemia.