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mercoledì 14 maggio 2008

La comunione fuori della messa: superata o ancora valida?


Ogni tanto sorgono tra confratelli questioni e vivaci dibattiti. La cosa migliore è sempre andare a vedere cosa dice non il tale o il talaltro, in materia di fede e liturgia, ma controllare cosa dice la Santa Madre Chiesa.
A proposito della comunione richiesta da alcuni fedeli fuori della messa (casi comunque alquanto sporadici) come si deve comportare il sacerdote?
Il nuovo rito della comunione fuori della messa, in uso obbligatorio dal 1980 dichiara nei suoi praenotanda:

14. Si devono indurre i fedeli a comunicarsi durante la celebrazione eucaristica. I sacerdoti però non rifiutino di dare la santa comunione anche fuori della Messa ai fedeli che ne fanno richiesta.
Evidentemente è quantomai ovvio comunicarsi nella celebrazione della messa, ma questo non ha mai reso “vietato” e nemmeno “sconveniente” il richiedere la comunione quando - magari appena ricevuto il sacramento del perdono - non si possa partecipare alla celebrazione eucaristica, o non ce ne siano proprio nella chiesa o santuario visitato.

Per quanto riguardo gli orari, le norme liturgiche sono molto chiare:
16. La santa comunione fuori della Messa si può distribuire in qualsiasi giorno e in qualunque ora del giorno. È bene, però, tenuta presente l'utilità dei fedeli, fissare per la distribuzione della santa comunione un orario determinato, in modo che la sacra celebrazione si possa svolgere in forma piena, con maggior frutto spirituale dei fedeli.

Qualunque ora del giorno. Non ci si può quindi spazientire dicendo: “Signora, fra un’ora c’è la messa. Aspetti e farà la comunione”. Sarebbe meglio dire: “Signora, se può aspettare, fra un’ora c’è la messa, altrimenti mi aspetti all’altare del Santissimo mentre prendo cotta e stola”.
Il rituale consiglia addirittura di mettere un orario per la comunione fuori della Messa (nel 1980, non nel 1570)! (Come non molti anni fa avveniva ancora nelle Cattedrali o grandi Basiliche, prima del vento riformatore…). Vorrei qui ricordare che la comunione frequente, anche quotidiana, non è mai stata legata dalla Chiesa alla partecipazione quotidiana al Sacrificio Eucaristico (dove ovviamente si trova al meglio), ma al desiderio di unirsi al sacrificio, almeno al suo frutto permanente, appunto la comunione eucaristica, completata dall'adorazione.

A chi tocca questo ministero di dare la comunione “su richiesta”?17. È compito soprattutto del sacerdote e del diacono amministrare la santa comunione ai fedeli che ne fanno richiesta. È quindi per essi un doveroso impegno dedicare a questo ministero del loro ordine una parte conveniente di tempo, secondo la necessità dei fedeli.
Bello! Se sei un ministro, cioè un servo, sei tu che devi adattarti alle necessità dei fedeli, non il contrario…

Obiezione: “Tutto questo discorso lo si intende per portare la comunione ai malati che non possono venire in chiesa”.
Respinta. Dice infatti il n 18, riguardo al luogo della distribuzione della comunione:

18. Il luogo normale per la distribuzione della santa comunione fuori della Messa è la chiesa o l'oratorio in cui si celebra o si conserva abitualmente l'Eucaristia, o una chiesa, un oratorio o un altro luogo in cui si raccoglie abitualmente la comunità locale per compiervi, alla domenica o in altri giorni, una celebrazione liturgica. Si può tuttavia distribuire la santa comunione anche in altri luoghi, ivi comprese le case private, in caso di malati, di prigionieri o di altri che non possono uscire senza pericolo o senza grande disagio.
Portare la comunione nelle case è una concessione, ma normalmente, se è possibile, la comunione si riceve in chiesa (anche fuori della messa).

Il Rito breve, proposto dal Rituale riporta una rubrica iniziale che ne contestualizza l'uso:

45. Questa forma si usa allorché dalle circostanze stesse risulta inopportuna la forma connessa con una celebrazione più ampia della parola di Dio, specialmente quando si tratta di uno o due comunicandi soltanto, e non è quindi possibile ordinare una vera celebrazione della comunità.


Anche se sono "due o tre" riuniti però "nel mio nome", noi sappiamo che "Io sono in mezzo a loro" dice Gesù, o anche "in loro": è evidente che Gesù è più desideroso di essere in noi, che noi di riceverlo....o di farlo ricevere agli altri.

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