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sabato 17 maggio 2008

Omelia per la Festa della SS. Trinità

Questo è il testo che (più o meno) dovrei predicare domani:

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede nel Figlio non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto (Gv 3,17-18)
     Il non credere in Dio, per Gesù, non è un piccolo problema. Ne va della realizzazione o dell’insuccesso della propria vita. Non credere, in profondità, vuol dire rifiutare di essere immagine di Dio, di esseri creati a immagine della Trinità.
Il mistero dell’unico Dio, dal nome triplice di Padre, Figlio e Spirito Santo, si rispecchia in noi esseri umani, creati a immagine delle tre persone divine.
Scrive sant’Antonio: «Come sulle monete è impressa l'effigie del re, così nell'anima nostra è impressa l'immagine della Trinità». Noi esseri umani come un sigillo di cera, portiamo in noi il segno della Trinità. Risplende in noi Signore la luce del tuo volto, dice il salmo,
Sant’Antonio, seguace del grande sant’Agostino, prende sul serio le parole della Bibbia, quando nella Genesi afferma: «Dio disse: creiamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza», l’unico Dio parla al plurale “nostra immagine” nel creare l’uomo.
E davvero noi crediamo di essere creati come immagine somigliantissima di Dio. Fratelli e sorelle, per studiare il mistero della Trinità non abbiamo un libro migliore che noi stessi e il fratello o la sorella che ci siedono accanto. Ecco la fotografia della santa Trinità, ogni uomo o donna è una miniatura della Trinità. Perché “la gloria di Dio è l’uomo vivente”, scriveva sant’Ireneo di Lione.

Ma quali sono le caratteristiche umane in cui si specchia il volto del Creatore uno e Trino?
L’essere umano nella sua realtà interiore è uno specchio del Dio uno e trino.
Le facoltà che ritroviamo in noi stessi, quando ci guardiamo dentro, sono tre: 1) Sappiamo chi siamo, ci ricordiamo di noi stessi e della nostra realtà: abbiamo autocoscienza, quella scintilla per cui ci rendiamo conto di esistere e di non essere dei sassi. 2) In noi troviamo la parola, sia interiore che esteriore, parliamo sempre, con noi stessi o con gli altri. La parola fa uscire dall’isolamento la nostra mente, ci permette di conoscere il mondo, di farci conoscere agli altri. La parola è segno dell’intelligenza umana che cerca di conoscere e comunicare con gli altri e col mondo intero.
3) Ma non basta. C’è una terza caratteristica che troviamo in noi. L’amore, Questa caratteristica è diversa dal conoscere, è il volere, il voler bene a noi stessi e agli altri con cui siamo in relazione. Anche questa forza la troviamo innata in noi. Amiamo perché siamo costruiti per essere altruisti.
Ognuno di noi trova in sé l’immagine del Dio trino, quando scopre di essere fatto per esistere, per comunicare e per amare. Il desiderio di esistere ma non da soli, di sentirci bene solo in relazione, e avere gli strumenti della parola e dell’amore, questo fa percepire in noi la somiglianza che abbiamo con la Trinità, che è comunione di persone nell’unità dell’amore.
Il Padre colui che è e da cui tutto viene, il Figlio, Parola del Padre che da lui ha origine e che uscendo da lui lo fa conoscere, lo Spirito Santo, Spirito d’Amore, che unisce il Padre e il Figlio, fa vivere tutto l’universo nell’abbraccio dell’amore di un Dio che per sua natura è relazione, non chiusura. Comunità divina che crea per amare.
Ecco perché Gesù dice che chi non crede, cioè chi non riconosce in sé la presenza del Dio della relazione, della conoscenza e dell’amore reciproco, si è già condannato, perché si esclude dalla vita divina per cui è fatto, come un pesce fuori dall’acqua.
Il peccato è proprio questo. Dimenticarsi di chi siamo immagine. Quando l’uomo o la donna si chiudono in sé stessi, non parlano più con il loro prossimo, non guardano più in faccia gli altri, che sono immagini di Dio, allora si staccano dal loro creatore e non gli assomigliano più. Il peccato che ti separa dagli altri, cerca di cancellare in te il ricordo che sei fatto ad immagine del Dio trino e uno.
Gesù salva l’umanità perché è venuto a risvegliare in noi l’immagine di Dio, Padre che ama, Figlio e che è amato e Spirito Santo, amore di Dio che si espande sul mondo.
Ogni Domenica è festa del Signore, festa della Trinità, che ci invita a copiare nelle nostre relazioni il prototipo divino che contempliamo nella celebrazione che inizia e finisce sempre nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo: Il prete nella messa dice spesso: il Signore sia con voi, cioè Il Signore sia in voi.
Se riconosci di realizzarti come persona solo in relazione con gli altri, immagini di Dio anche loro, allora puoi sperimentare in te la presenza di Dio, come dice la II lettura: "vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi".

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