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venerdì 24 ottobre 2008

I vescovi in pensione a 78 anni (non più a 75)

Il vaticanista cauto e ben informato Orazio La Rocca, ha scritto il 18 ottobre per Repubblica questa notizia trapelata dagli ambienti di Curia. Mi era passata sotto il naso senza notarla, ma il buon Francesco, della squadra che sovrintende il Blog in spagnolo La Buhardilla de Jeronimo, mi ha inviato un'email per svegliarmi. Grazie Francesco!
Effettivamente lo slittamento di tre anni della pensione episcopale è degno di nota, per vari motivi.
1) Ci sono validissimi pastori che a 75 anni stanno benone e non si capisce perchè per "legge ecclesiastica"  devono lasciare la loro "sposa amatissima" che è la diocesi a cui sono preposti e a cui "per diritto divino" presiedono.

2) Ecclesiologicamente parlando, un vescovo è unito appunto "sponsalmente" alla sua Chiesa. I vescovi emeriti arzilli, a volte più d'uno (come a Treviso, dove risiedono ben due emeriti dello stesso titolo) rendono la diocesi bigama, sia simbolicamente, sia pastoralmente: quante volte un vescovo nuovo sente tutto il peso del predecessore, che può - magari non volendolo - contrapporsi al novello pastore nei cuori delle pecorelle?

3) Sempre teologicamente, mi pare anche fuori luogo il fatto che i vescovi debbano dare tutti e indistintamente, in ragione dell'età, le loro dimissioni al Papa. Il papa, nella nostra chiesa Latina, nomina i vescovi, ma questi una volta nominati non dovrebbero avere dei limiti temporali: uno è eletto all'episcopato in una data sede fino alla morte. Come ben evidenzia la successione dei vescovi romani.

4) Ciò non significa che un vescovo non POSSA rimettere il suo mandato nelle mani del Papa, per questioni di salute o altro a sua discrezione. Il problema dell'attuale normativa è che un vescovo DEBBA, anche se non vuole, consegnare le sue dimissioni allo scoccare dell'età canonica. Così si trattano i vescovi come funzionari e delegati papali, cosa che la tradizione della Chiesa di sempre e anche la Lumen Gentium del Vaticano II ha sempre rifiutato. Ma Paolo VI forse la pensava differentemente e per favorire il rinnovamento nella chiesa, ha deciso di pensionare quanti più vescovi poteva, proprio quei vescovi che il Vaticano II l'avevano fatto e votato. Strano ma vero.

5) Il sussurrato scivolamento da 75 a 78 anni dell'età della pensione non risolve alcuno dei problemi teologici di cui sopra, ma almeno fa vedere un gesto di buona volontà da parte del sommo legislatore della Chiesa terrena nel prendere in considerazione i problemi che le dimissioni episcopali per età comportano (una tra le altre la proliferazione di vescovi, da invitare tutti qualora si convocasse un Concilio Ecumenico....).

6) Per risolvere le situazioni oggettive che si possono creare in una diocesi con un vescovo ormai inabile per senescenza esistono altre provvisioni canoniche: ricordiamoci la figura del vescovo coadiutore (un super vescovo ausiliare con diritto di successione). In caso di necessità, il vescovo diocesano rimane tale - fino alla fine o fino a quando lui stesso voglia - ma tutto il governo pastorale passa al più giovane, già eletto come suo successore. 
Se invece il problema è di eliminare prima possibile vescovi che sono problematici, forse bisognerebbe andare alla radice: ma era il caso di ordinarli quella volta, o si poteva scegliere con più cautela?

CITTA' DEL VATICANO - Papa Ratzinger sta per allungare l'età pensionabile dei vescovi. Nei piani alti della Curia pontificia è stato infatti approntato un decreto ad hoc, già approvato da Benedetto XVI, che concede ai presuli titolari delle diocesi la facoltà di restare al governo delle loro Chiese locali tre anni in più rispetto a quelli previsti dal Codice di Diritto Canonico. Stando alle norme contemplate dall' attuale «carta» che regola la vita interna della Chiesa cattolica - vale a dire il nuovo Codice di Diritto Canonico approvato nel 1983 e firmato da Giovanni Paolo II al suo quinto anno di pontificato - i vescovi sono tenuti a presentare le dimissioni dal governo pastorale delle loro diocesi nelle mani del Papa al compimento dei 75 anni d' età in applicazione del primo paragrafo del canone numero 401 del Codice di Diritto Canonico. Dimissioni e rinunce che, in linea di massima, il pontefice regnante ha quasi sempre accettato nominando un nuovo vescovo, salvo qualche imprevedibile proroga per motivi di forza maggiore. Nei prossimi mesi, ma forse anche prima della fine del 2008, non sarà più così. Ratzinger - stando a quel che è filtrato ufficiosamente in questi giorni dai Sacri Palazzi vaticani - ha firmato un decreto che cancella l' obbligo delle dimissioni vescovili appena oltrepassata la soglia dei 75 anni, per fissare il nuovo limite pensionabile a 78 anni. In sostanza, Benedetto XVI si appresta a concedere altri tre anni di ulteriore governo pastorale per i circa 4 mila vescovi che attualmente sovrintendono - su delega papale - al governo di tutte le diocesi del mondo. Resterebbero esclusi da questo beneficio solo i vescovi che ricoprono uffici amministrativi - ad esempio quei presuli impegnati nella Curia vaticana, nelle Conferenze episcopali, nelle nunziature -, anche se non sono pochi in Vaticano disposti a giurare che lo spostamento del limite pensionabile in un futuro più o meno prossimo sarà esteso anche ai presuli privi di incarichi pastorali. Il decreto - in attesa della pubblicazione ufficiale - in questi giorni è custodito negli uffici del dicastero pontificio competente, cioè la Congregazione dei vescovi retta dal cardinale prefetto Giovanni Battista Re. «E' tutto pronto», si apprende da ambienti, solitamente ben informati, vicini alla Curia pontificia, il Papa ha deciso e ha firmato il provvedimento, accogliendo le numerose richieste in tal senso fattegli pervenire dai vescovi interessati distribuiti nei 5 continenti. Resta solo da decidere quando il decreto sarà reso pubblico. Qualcuno sarebbe pronto a giurare che l' annuncio potrebbe essere dato in pompa magna in occasione della solenne conclusione del Sinodo dei vescovi sulle Sacre Scritture in corso in Vaticano e che terminerà il 26 ottobre prossimo. Altri, invece, per la pubblicazione del decreto vedrebbero volentieri un' altra data per evitare di far accavallare una materia, tutto sommato tecnico-burocratica, con il messaggio conclusivo sinodale che non potrà non affrontare tematiche legate alla Bibbia.

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