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mercoledì 11 febbraio 2009

80 anni fa la Basilica del Santo di Padova donata alla Santa Sede

 Giovanni Paolo II alla Basilica di Padova
Tra i tanti articoli del Concordato di cui oggi, 11 febbraio 2009, festeggiamo gli 80 anni, ce n'è uno che interessa particolarmente noi francescani, inquilini delle Basiliche di Assisi e di Padova (a me interessa soprattutto Padova, dove si trova la mia celluzza). Si tratta dell'articolo 27, che sancisce quanto segue sulle proprietà che la Santa Sede acquisiva sul territorio italiano fuori di Roma come "dote" per la riconciliazione:

Art. 27 del Concordato - 11 febbraio 1929

           "Le basiliche della Santa Casa in Loreto, di San Francesco in Assisi e di Sant’Antonio in Padova con gli edifici ed opere annesse, eccettuate quelle di carattere meramente laico, saranno cedute alla Santa Sede e la loro amministrazione spetterà liberamente alla medesima. ...
            Relativamente ai beni ora appartenenti ai detti Santuari, si procederà alla ripartizione a mezzo di commissione mista, avendo riguardo ai diritti dei terzi ed alle dotazioni necessarie alle dette opere meramente laiche.
             Per gli altri Santuari, nei quali esistano amministrazioni civili, subentrerà la libera gestione dell’autorità ecclesiastica, salva, ove del caso, la ripartizione dei beni a norma del precedente capoverso".

A questo testo fecero poi seguito vari altri accordi intercorsi tra la Santa Sede e il Governo per concretizzare la cessione degli immobili e salvaguardare quei diritti di terzi ricordati dall'articolo 27. 
Tali terzi, per quello che riguarda Padova sono naturalmente i frati a cui da sempre la Basilica è affidata per la cura pastorale. Con opere meramente laiche si intende anche la benemerita fabbriceria del Santuario, che si denomina dall'antichità Veneranda Arca di Sant'Antonio (qui il suo bel sito web). 

Bisognerà aspettare il 1932 per avere un regolamento (sottoscritto dalla Santa Sede, dal Governo e dalla Veneranda Arca il 18 maggio 1932) per realizzare la cessione vera e propria della Basilica con il Sagrato antistante, il Convento e i chiostri, con tutte le aree e i fabbricati accessori, l’Oratorio di S. Giorgio e la Scuola del Santo. Passavano alla Santa Sede tutti i beni mobili di arredo della Basilica e del Convento, le raccolte della Biblioteca antoniana, del Museo antoniano e dell’Archivio musicale.

Nella successiva Convenzione, che ha il rango di trattato internazionale, (23 maggio 1932) veniva specificato che essendo stata nei secoli la Veneranda Arca un Ente di fondamentale importanza per l’amministrazione, la conservazione e il miglioramento degli edifici del monumento antoniano, essa doveva continuare ad esistere e funzionare, ricevendo lasciti e donazioni e amministrando per la custodia e il restauro del complesso antoniano, per sgravare la Santa Sede e i frati da questi compiti onerosi. La Santa Sede si riservava naturalmente il controllo e l'amministrazione di tutto quello che riguardava il culto e la devozione e le opere caritative e pastorali
La Convenzione tra la Santa Sede e il Governo italiano (artt. 4-5-6) chiariva la composizione del Collegio di Presidenza della Veneranda Arca. Questi articoli vennero poi ripresi fedelmente nello Statuto dell’Arca approvato l’11 marzo 1935 e ancora vigente.

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