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giovedì 12 febbraio 2009

Cari sacerdoti, badate a quello che scrivete: i giornalisti sono pronti a saltarvi addosso per far grancassa!

Mando una simbolica lettera al confratello nel sacerdozio Don Matteo Ragazzo, della diocesi di Padova, a commento del pezzo che i giornali si stanno rilanciando come una palla, strappandolo dal suo giornalino parrocchiale (vedi anche qui)

Caro Don Matteo Ragazzo, non dubito che le tue intenzioni neosavonaroliane (e un po' dolciniane, lasciamelo dire) fossero, come si dice, "a fin di bene". Ma ti sei reso conto di che cosa ha scatenato la tua "esternazione" sul bollettino parrocchiale? Vedi, caro fratello sacerdote, un conto è parlare o anche criticare a tu per tu, o a chiacchierando a tavola, una cosa diversa è scrivere e scrivere in modo pubblico (appunto: pubblicare), i propri pensieri e le proprie opinioni. Per quanto legittime possano essere, sono, come il tuo caso insegna, sempre strumentalizzabili.
E tu sai bene che i giornali, pur di creare conflitto e divisione nella Chiesa e nell'opinione pubblica, andranno a frugare anche nei foglietti parrocchiali: perchè così possono vendere di più, perchè tutti saranno interessati a vedere come va a finire la nuova diatriba sollevata ad arte!
Non lasciamoci stritolare o peggio ammaliare da chi non desidera offrire verità, ma semplicemente generare profittevole conflitto. Soprattutto noi sacerdoti. Le nostre parole vengono attese come manna da certi giornalisti, che non vedono l'ora di poterle riscagliare, amplificate, e magari decontestualizzate, contro la chiesa che amiamo.
Prima di scrivere, dovremmo sempre pensare a quella preghiera che quotidianamente recitiamo in uno dei momenti più sacri della messa:
"Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace», non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà.Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli."
Pensa a non scandalizzare, tu per primo, i piccoli nella fede, e lascia che il papa faccia il suo mestiere. Prova a usare un po' più la tonaca, quella vecchia sottana di cui eri senz'altro fiero il giorno in cui ti fu consegnata, e che forse hai dimenticato in un armadio. Ricorda che il male più grande nella chiesa, non viene dagli abiti, ma dalla divisione: non metterti anche tu a tirare sassi a sua Santità. Non credo che ai tuoi ragazzi faccia piacere questo tiro al bersaglio: i prossimi potrebbero essere proprio loro a venir colpiti dagli strali contro la moda, magari perchè portano piercing o pantaloni bassi, o altri orpelli che tu, soggettivamente giudichi ridicoli.... Lascia che il Papa si vesta semplicemente da Papa, come i suoi venerati predecessori, prima e dopo il Concilio. A proposito: Giovanni Paolo II. Il papa dei media e delle GMG, tutti lo ricordano un tantino dimesso negli ultimi dolorosi anni. Ma da "giovane papa" non disdegnava i paramenti pontificali, usò addiritttura il FANONE (accessorio pontificio), oltre a pizzi e pianete barocche. E se la memoria visiva di preti e giornalisti è breve, io ve la rinfresco. Guardate qua:



Il fatto che io non condivida il merito delle tue affermazioni, caro Don Matteo, nè tantomeno il tono un tantino aggressivo contro papa Benedetto, non c'entra con questo commento. Lo propongo a te, per dirlo a me, che tante volte sono tentato di lasciarmi andare all'invettiva, ma cerco di trattenermi, perchè mi rendo conto che non è produttiva.
Il mio problema principale è dunque quello della comunicazione nella chiesa e degli uomini di chiesa nei confronti della pubblica opinione. Venendo a noi, osservando un particolare tipo di comunicazione, possiamo chiederci: Che cosa vuol dire la Chiesa nella Litugia, a chi parla e per chi si adorna?

Prima di tutto sarebbe meglio che i sacerdoti, invece di commentare i commenti televisivi e le immagini che trovano sul giornale, approfondissero il pensiero del papa e provassero a capire perchè fa certe scelte. Mi diceva una volta l'indimenticato mons. Sartori, verso il tramonto della sua vita, che iniziava a capire papa Benedetto: "perchè quando la barca va tutta a babordo, il capitano deve mettere il timone tutto a dritta, e se la nave invece sbanda tutta a dritta, il capitano fa ruotare il timone completamente nella direzione opposta. Ma l'intenzione del capitano in queste sue azioni che possono sembrare estreme, è sempre e solo quella di tenere la barca nella giusta rotta mediana...Ecco cosa mi pare stia facendo il papa oggi".
Non ti sei mai accorto, caro confratello, che forse i sacerdoti e vescovi, con certe messe che dimenticano Cristo e si occupano solo dell'intrattenimento comunitario, sono forse molto più dissacranti di quello che sembri? Meno male che c'è qualcuno che agisce sul rimone e cerca di riportare la barca, non tutta a destra, ma un po' più al centro.
Hai mai visto, a proposito di abiti, come si vestono i protagonisti e gli invitati ai matrimoni? Certo non possono sfigurare davanti agli amici e parenti. La sposa che si presenta allo sposo e deve essere bellissima, lo dice anche il Salmo 45, che ben conosciamo:
Ascolta figlia...al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
...
La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
E' presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re.
La Liturgia è il mistero dell'entrata nel palazzo del Re. La Chiesa, sposa di Cristo, si presenta al suo Sposo bella, adorna come una sposa per il suo sposo.  Parafrasando ciò che affermava Don Tonino Bello possiamo dirci: non scambiamo "il potere dei segni" per "segni del potere"!
Offrire a Dio quanto c'è di bello, nell'arte, nella musica, nelle parole che prepari con cura per la predica, nel profumo d'incenso che spandi con spreco nel santuario, è parte integrante del nostro modo umano per onorare il Re, ma il Re che sta lassù, quaggiù c'è la sua Sposa, tutta la Chiesa, che si ferma tra le sue occupazioni settimanali per invocarlo: "Vieni, Signore Gesù!".
Carissimo fratello sacerdote non dimenticare che la tua prima missione è aiutare le persone a guardare in altro, perchè a guardare in basso ci pensano già da sole! 
"Ma questo sfoggio e questo spreco è uno scandalo per i poveri!"- mi dirai -. Lo sarebbe se la Chiesa, dal Papa fino al più piccolo dei laici, sacerdoti e vescovi compresi, si dimenticasse nella vita quotidiana dei poveri che "saranno sempre con voi". Ma stiamo attenti al monito di Gesù, rivolto a Giuda (Gv 12,1-11), lo si legge ogni Lunedì Santo:
Maria (sorella di Marta), presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento danari per poi darli ai poveri?”.
Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.
San Carlo Borromeo, caro Don Matteo, parlava della Liturgia come dello "splendore persuasivo": solo se mi sono lasciato toccare dal mistero affascinante e tremendo della presenza di Dio, e mi ha abbagliato gli occhi interiori, passando per i sensi esteriori, allora sarò persuaso e motivato a credere, sperare e amare il prossimo come me stesso. Solo se c'è il Re dei Re nei poveri come nella pisside d'oro, ben lo sapeva san Francesco, allora è culto divino servire i poveri. Solo il contatto con la trascendenza che si mostra nei santi e venerabili segni, può spingerci a non stancarci mai di accostare Gesù e riconoscerlo sotto ben modesti veli.
Quante volte da bambino ti sei lasciato convincere che il servizio degli ultimi è una cosa santissima e sacra perchè hai visto con i tuoi occhi, il vescovo che deposti i ricchi paramenti lavava i piedi a 12 uomini... che predica simbolica, più forte di ogni chiacchiera!

Come ci fa capire bene San Giovanni Cristostomo, insigne padre della Divina Liturgia orientale, non si onora Cristo opponendo l'amore al suo Corpo vivente nei poveri con la devozione per il suo Corpo presente sull'altare, ma facendo sì che l'uno ci ricordi l'altro e ci sproni a tenere insieme quello che il divisore vorrebbe veder separato:
"Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? ...Gli offrirai un calice d'oro e non gli darai un bicchiere d'acqua? Che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario?... Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello...Perciò mentre adorni l'ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello". (Om. 50, 3-4; PG 58, 508-509)
Lo si ripete sempre, ma è un utile ritornello: la Chiesa è cattolica per l'et...et, non per l'aut ...aut.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Reverendo Padre delle parole di diamante che ha avuto nella questione-hic digitus Dei-;purtroppo,la moda dello straccionismo non e' nuova nella nostra Chiesa(i Suoi riferimenti a Dolcino e a Savonarola sono piu' che pertinenti).Quello che mi consola e' che,grazie anche al regnante Pontefice,si assiste ad un principio di cambiamento di rotta....Se la Chiesa e' veramente di Cristo-come credo-e se e' volonta'di Dio che finisca questa Grande Apostasia (da sempre lo straccionismo si e' accompagnato all'eresia)forse assisteremo-prima di chiudere gli occhi-alla rinascita della Santa Chiesa.Se no,pazienza,tanto ,"o volere o volare",PORTAE INFERI NON PRAEVALEBUNT,e AMEN!

Anonimo ha detto...

7. Se qualcuno dirà che le cerimonie, le vesti e gli altri segni esterni, di cui si serve la chiesa cattolica nella celebrazione delle messe, siano piuttosto elementi adatti a favorire l’empietà, che manifestazioni di pietà, sia anatema.

Sono parole del Concilio di Trento;perciò le chiacchiere stanno a zero!
Antonio

Anonimo ha detto...

Qualcosa avrà voluto pur dire. Nel tono sbagliato, certo. Ma l'invito alla sobrietà esteriore non è certo un offesa. Si un po di sobrietà, qualche "accorciamento" farebbe piacere, "ta/to-glierebbe un po di distanze tra il Papa e l'uomo comune. In fondo il Papa è il Papa, non è re, e dovrebbe andare contro la moda di "questo mondo".

Anonimo ha detto...

Si purtroppo oggi nella chiesa ci si "straccia le vesti" per un presunto ritorno al passato, per una ostentazione di ricchezza, ma aimè,coloro che fanno tali affermazioni, hanno nel loro cuore tanta di quella ipocrisia, di superbia, di orgoglio (nascosto da evangelica semplicità) che al confronto tutti gli arredi e i preziosi della basilica vaticana sono un nulla. Che il Signori ci conservi a lungo questo grande grande grandissimo papa!

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