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mercoledì 4 febbraio 2009

Un caso per riflettere sulla traduzione del Messale Romano

Stavo cercando tutt'altro, ma si sa, i computer sono "stupidi veloci" e ti presentano non quello che vuoi, ma quello che tecnicamente hai richiesto con il tuo input. Fatto sta che mi sono accorto di una stravaganza che la dice lunga sulla fedeltà della traduzione dal latino del Messale Romano italiano di Paolo VI, quello che usiamo tutti i giorni per celebrare la messa.
Una stessa preghiera del Messale latino (editio III), identica, usata come postcommunio degli evangelisti Marco e Luca, viene tradotta in italiano in due modi diversi, tanto da non sembrare neppure la stessa preghiera. Vi riporto il tutto:

San Luca, dopo la Comunione
La partecipazione al tuo sacramento, Signore, ci comunichi il tuo spirito di santità, e ci rafforzi nell'adesione al Vangelo, che san Luca ha trasmesso alla tua Chiesa. Per Cristo nostro Signore.
originale:
Præsta, quæsumus, omnípotens Deus, ut, quod de sancto altári tuo accépimus, nos sanctíficet, et in fide Evangélii, quod beátus Lucas prædicávit, fortes effíciat. Per Christum.

San Marco, dopo la Comunione
Il dono ricevuto alla tua mensa ci santifichi, Signore, e ci confermi nella fedeltà al Vangelo, che san Marco ha trasmesso alla tua Chiesa. Per Cristo nostro Signore.
originale:
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut, quod de sancto altári tuo accépimus, nos sanctíficet, et in fide Evangélii, quod beátus Marcus praedicávit, fortes effíciat. Per Christum.

La prima traduzione, quella per l'evangelista Luca, è ad equivalenze molto dinamiche (a dir poco): "Ciò che abbiamo ricevuto dal santo altare" viene tradotto: "partecipazione al tuo Sacramento". La seconda invece desacralizza: "il santo altare" diventa: "la tua mensa".
Mentre poi la seconda traduzione riporta umilmente "ci santifichi" per rendere: "nos sanctificet", la prima amplifica: "ci comunichi il tuo spirito di santità".
"Fortes efficiat" diviene una volta: "ci rafforzi", un'altra: "di confermi". Buone tutte e due, per carità, ma come mai non si può rendere lo stesso termine allo stesso modo, come si insiste a fare per la traduzione della Bibbia?
Le due versioni sono invece concordi nel tradurre: "omnipotens Deus", con "Signore", diversamente dall'uso del solito appellativo "Padre". Ma "Dio onnipotente" stava bene. Altra concordanza il tradurre quel semplice "praedicavit" con: "ha trasmesso alla tua Chiesa". E qui non siamo proprio d'accordo. Praedicare ha un significato molto più esteso di un limitato: "tradere ecclesiae". Il Vangelo va predicato ad ogni creatura: lo dice proprio San Marco (Mc 16,15): Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.

La domanda che comunque resta è: ma i traduttori si sono accorti che hanno reso una stessa preghiera ora in un modo, ora in un altro? Se sì, come mai non si sono risparmiati la fatica? E chi ha dato la recognitio alla traduzione, come mai non ha fatto notare questa peculiarità (e probabilmente molti altri casi)? A proposito, se scoprite altre traduzioni doppie, mandate un avviso. E' sempre utile indagare e capire che cosa davvero diciamo quando celebriamo la Messa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Rev.mo fr. A.R.,
la traduzione che le ho segnalato privatamente non sarà traduzione doppia, ma quanto mai desacralizzante.
Se non è off topic, può trovare modo per riprenderla.
Attendo con ansia le altre risposte.

suo
lycopodium

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