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lunedì 6 aprile 2009

La lavanda dei piedi il Giovedì Santo: attenzioni rubricali e teologiche


Prima che sia troppo tardi e qualche zelante animatore di gruppo o catechista presenti i propri pargoli e/o pargole al buon parroco di turno, perchè siano sottoposti quest'anno alla "cerimonia" (impariamo a chiamarlo rito) del Giovedì santo dal nome "lavanda dei piedi", diamo un'occhiata alle rubriche del Messale attualmente in vigore:

A pag. 300 Missale Romanum 2002, tra le rubriche per la Messa in Cena Domini, leggiamo chiaramente:

Lotio pedum

10. Completa homilia proceditur, ubi ratio pastoralis id suadeat, ad lotionem pedum.

11. Viri selecti deducuntur a ministris ad sedilia loco apto parata. Tunc sacerdos (deposita, si necesse sit, casula) accedit ad singulos, eisque fundit aquam super pedes et abstergit, adiuvantibus ministris.


VIRI SELECTI devono essere quelli a cui il sacerdote lava i piedi - qualora si proceda a tale lavanda - che, ricordo, rimane facoltativa (se lo suggerisce un motivo pastorale), ma vivamente consigliata.

VIRI, non un generico "persone". Con viri si intende UOMINI MASCHI ADULTI, non donne, quindi, che virili non possono nè debbono essere. Nemmeno bambini quindi, anche se sono belli e carini e pronti per la prima comunione. No. Ragazzi grandi, magari impegnati in parrocchia, infatti devono essere SELECTI, che può voler dire: "gli uomini scelti" per l'occasione, ma anche: "uomini scelti", ovvero, selezionati, rappresentativi.
Devono infatti raffigurare i dodici apostoli, notoriamente uomini scelti direttamente dal Signore che li costituì come collegio per continuare l'insegnamento che aveva dato. Il "Mandatum" che si celebra è il mandatum novum, il comandamento nuovo dell'amore fraterno. "Come ho fatto io, così fate anche voi". Il Vescovo lava spesso i piedi ai suoi preti, il parroco potrebbe farlo ai suoi collaboratori e animatori dei vari settori, che, a loro volta, fanno servizio quotidiano nei diversi apostolati della loro parrocchia. Una catena di servizio, che parte da Gesù e arriva a noi.

Perchè solo uomini? Primo per un motivo liturgico-iconico: è una rappresentazione simbolica, gli uomini simboleggiano qui gli apostoli. Inoltre c'è un altro motivo: nella nostra cultura contemporanea, faceva notare un'arguta signora commentatrice di cose liturgiche, il lavare i piedi è un gesto che indica intimità ed è sentito come sconveniente se fatto da un uomo estraneo verso una donna, magari sposata. Tanto più se questo è un uomo celibe e consacrato. Meglio evitare che un prete tocchi le caviglie di una Signora, non trovate? Magari non c'è niente di male, ma i sorrisini e gli ammiccamenti guasterebbero il clima di preghiera. Pensate se poi il sacerdote fa il segno successivamente descritto.

Il bacio del piede


Prima della riforma della Settimana Santa voluta da Pio XII, il bacio del piede appena lavato dal sacerdote faceva parte delle rubriche del rito. Ma tale menzione venne omessa, e non si ritrova neanche nel messale del 1962 e nei successivi. Comunque è rimasto fino ad oggi come gesto tradizionale e spesso lo si vede compiere dai sacerdoti che impersonano il "Cristo che serve" (lo faceva anche Giovanni Paolo II).

Il canto
Ottima sarebbe l'antifona: "Mandatum novum do vobis" o in italiano "Amatevi fratelli" o cose del genere. Comunque, dicevano le antiche rubriche, non deve mai mancare a questa Messa in ricordo della Cena del Signore, il canto "Ubi Caritas", fatto durante la lavanda dei piedi o posticipato all'offertorio.

11 commenti:

Fr. Benedict M. ha detto...

grazie per la dovuta chiarificazione della parola "viri"... qui lo devo menzionare ogni anni durante l'omelia del giovedi' santo, particolarmente perche' ci sono troppe parocchie in Australia dove sono presenti sia uomini che donne per la lavanda dei piedi... ma non qui a noi!

hagrid ha detto...

Che ne dice della traduzione di Gv 13, 15 proposta da C.A. Franco Martinez: "perchè ugualmente vi ho dato il mio stesso SANGUE, affinchè come io lo darò per voi, anche voi lo diate" ?
Sparisce il moralistico "esempio" e c'è il riferimento allistituzione del sacramento.

A.R. ha detto...

Con tutto il rispetto dovuto a S.E. Franco Martinez, non vedo proprio dove possa tirar fuori una traduzione del genere. Nei testi e nelle edizioni critiche che ho trovato non ho mai sentito una proposta del genere. Questo è il versetto in greco e latino:

ὑπόδειγμα γὰρ ἔδωκα (δέδωκα) ὑμῖν ἵνα καθὼς ἐγὼ ἐποίησα ὑμῖν καὶ ὑμεῖς ποιῆτε.

exemplum enim dedi vobis ut quemadmodum ego feci vobis ita et vos faciatis

Neanche Mauro Pesce (sopra ogni sospetto di attaccamento alla tradizione) ha, che io sappia, mai proposto una lettura che parli del sangue sparso a proposito dei versetti della lavanda dei piedi.
Come traduzione sicuramente non è fondata. Altra cosa se parliamo di senso spirituale.
E' risaputo che per i Padri, la lavanda dei piedi era "il battesimo degli apostoli", la purificazione senza la quale non potevano aver parte alla cena del Signore. Quindi possiamo vederci una prefigurazione del lavacro battesimale e penitenziale, ma come applicazione simbolica, non certo cercando di tradurre "esempio" con "sangue".
L'interpretazione può essere "moralistica", ma la lettera non mi pare proprio che lo sia. Anzi: il mandatum novum, e tutta la rievocazione della lavanda dei piedi si poggia sull'esempio di Cristo. Esempio, si badi bene, non solo di servizio fraterno, ma di dono completo della vita: "non c'è amore più grande di questo, dare la vita per gli amici".

hagrid ha detto...

Forse c'è, a detta di Martiinez, un substrato semitico; credo che l'abbia scritto qui
http://www.ediciones-encuentro.es/Muestra.php?misesion=76ff6bafa639c56f1abfbeb0750a53f4&libro=53000006&pag=0&cn=0&resul=busc&temp=,1239212067312,&wh=%20where%20l.idcoleccion=53%20&ord=0

hagrid ha detto...

oppure forse qua

http://books.google.it/books?id=d1nVnMdVNTgC&pg=PA157&lpg=PA157&dq=%22C%C3%A9sar+Augusto+Franco+Mart%C3%ADnez+%22+semitica&source=bl&ots=kxCT8asQLq&sig=VukQSDuRsg3t7L4zkT8-LaIfqLk&hl=it&ei=jODcSfzEA42TsAbgqoGgDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=12

Anonimo ha detto...

Ma il papa non conosce il messale o non è più in vigore?

Canonista ha detto...

Il Papa, sommo legislatore della Chiesa, non è legato da alcuna norma se non quelle di diritto divino, può dispensare e dispensarsi da qualunque altra norma come gli pare e piace. Non così gli altri membri della Chiesa che sono invece tenuti a rispettare le rubriche. "E' la Chiesa cattolica bellezza!".

Anonimo ha detto...

@Canonista
Concordo pienamente con lei, la ringrazio per l'indicazione (di fatto dirimente) e per questo le chiederei di darmi cortesemente dei riferimenti in merito alla potestà papale di dispensare (e dispensarsi) dalle norme NON di diritto divino.
Non riesco a trovarli (sto compulsando il Codice di Diritto Canonico ma fatico ad orientarmi per inesperienza...) e le sarei davvero molto grato se potesse aiutarmi.
La ringrazio in anticipo e le auguro una Buona S. Pasqua

Canonista ha detto...

Per quanto riguarda la facoltà di dispensare dalle leggi puramente ecclesiastiche veda i canoni 85-93, attenzione però che come lei sa il Codice di diritto canonico non tratta esplicitamente delle norme liturgiche, come afferma il canone 2.
Per quanto riguarda la suprema potestà del Papa si veda il canone 331 e il 333 §3.
Se poi qualcuno volesse approfondire anche l'istituto del "Privilegio" può vedere i canoni 76-84 (il Papa, sommo legislatore, può dare a modo di privilegio a chi vuole, una deroga alla legge ecclesiastica o a certe norme liturgiche..)

Luca ha detto...

Grazie mille!
Lei è davvero gentilissmo (oltre che esauriente).
Su indicazione del moderatore mi firmo, rinnovandole gli auguri di Buona Pasqua che estendo anche agli altri frequentatori del Blog

don gianluigi ha detto...

Il Papa come sommo legislatore può stabilire nuove norme, abrogare quelle esistenti o modificarle, ma non mi risulta che possa violarle senza un intervento legislativo o un decreto o un motu proprio, perché il primo a dare l'esempio della bontà o necessità di una norma dovrebbe essere il legislatore stesso.

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