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giovedì 29 ottobre 2009

Halloween prima di Halloween: le tradizioni regionali italiane per la ricorrenza dei Defunti


Nei giorni che vanno dal 31 ottobre al 2 novembre ci sono in ogni regione d'Italia antiche tradizioni, purtroppo spesso obliate, che rassomigliano a quelle di Halloween, tacciate oggi di di paganesimo e newage satanico. In realtà molte delle usanze irlandesi attecchite e divulgate poi dalla commercializzazione subita negli USA, avevano un corrispettivo nelle altre culture cattoliche del continente europeo. Anzi, quando si pensa alle radici cristiane dell'Europa, bisognerebbe anche pensare al "ponte dei morti", in cui si ricordano i defunti, si esorcizza - antropologicamente parlando - la paura, e si festeggia la vita alle soglie dell'inverno.

Per noi cristiani è il tempo della preghiera perchè le anime dei defunti trovino la pace. E' diffusa la credenza che i morti tornino a bussare alla porta dei vivi per chiedere suffragi per la loro anima nelle pene del Purgatorio. La realtà teologica viene popolarmente "messa in scena" attraverso le usanze e le tradizioni locali, in parte simili le une alle altre, in parte originali.

In Valle d’Aosta, ad esempio nella notte a cavallo fra l’1 e il 2 novembre, si usava vegliare davanti ai fuochi lasciando sulle tavole delle pietanze per i morti che si credeva dovessero visitare le case dei vivi.

Anche la tradizione piemontese voleva che nell’apparecchiare la tavola, nella stessa notte, si aggiungesse un coperto per il defunto che torna a far visita ai vivi. In Val D’Ossola le famiglie, dopo aver cenato, si recavano al cimitero per lasciare le case vuote ai defunti che tornavano in visita. Il suono delle campane segnava il momento del ritorno a casa e simboleggiava la riconciliazione dei morti.

Le zucche sono le protagoniste della tradizione veneta soprattutto nella cucina di questo periodo (famoso il risotto di zucca). Una volta svuotate le zucche venivano dipinte e trasformate in lanterne. Le candele poste al loro interno rappresentavano la resurrezione.

Secondo alcune tradizioni, le «Fave dei morti» dovrebbero sostituire le carezze di un nostro caro che è morto. Questi dolcetti devozionali si consumano da antichissimo tempo in molte regioni durante la ricorrenza dei defunti, in Umbria li chiamano «Stinchetti dei Morti» e in Veneto «Ossi da Morti».
Modellate a forma di fave, le Fave dei Morti di solito si preparano con una base di mandorle tritate e zucchero, farina, burro, buccia di limone. Le Marche hanno una ricetta peculiare.

La "Carità di murt" era invece l’antica usanza emiliana legata all'abitudine dei poveri di recarsi di casa in casa chiedendo cibi di ogni genere per calmare così le anime dei defunti. Questa usanza è diffusa sotto vari nomi anche in altre regioni, ed è alla base del rito dei bambini di andare di casa in casa vestiti da fantasmini: sono le anime dei defunti che chiedono un dono (una preghiera), e in cambio si astengono dal far scherzi o spaventare.
Anche in Abruzzo, oltre alla decorazione delle zucche, i giovani bussavano di porta in porta, chiedendo offerte in memoria dei defunti: un vero e proprio rituale "da Halloween" si direbbe!

I pugliesi onoravano le anime dei loro defunti apparecchiando tavole destinate esclusivamente al passaggio degli spiriti che, secondo la credenza popolare, rimanevano a dimorare nelle case fino a Natale se non fino all'Epifania.

In Sicilia e in altre regioni del Sud quella di Ognissanti è una festa speciale, soprattutto per i più piccoli che ricevono doni dai defunti. Dolci e frutta secca sono il premio che si aggiudicano i ragazzi che sono stati buoni durante l’anno.

In Sardegna, secondo la tradizione, la famiglia dopo cena non sparecchiava la tavola: gli avanzi rimanevano lì per accogliere le anime dei defunti. Altra peculiarità è la festa delle "anime" detta anche "a su mortu mortu": gruppi di bambini vanno per i paese bussando di casa in casa, dicendo di essere "is animeddas". E’ una ricorrenza sarda evidentemente gemella della anglosassone festa di Halloween. I bambini percorrono le strade del paese chiedendo dolci ai passanti; il dolce è considerato un pegno dato in ricordo dei propri cari scomparsi. Nel nuorese un altro elemento accomuna la festa sarda a quella anglossassone, soprattutto nel passato. Anche qui le zucche venivano intagliate con facce spiritate ed utilizzate per fare scherzi e spaventare i più piccoli.

Ricordiamo la preghiera e la visita ai defunti, che in compagnia dei Santi, sono sempre con noi,
non solo la vigila di Halloween!

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