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sabato 17 ottobre 2009

Progetti dei Lefebvriani: diventare prelatura personale?

Secondo l'informatissimo Tornielli l'innalzamento della Fraternità sacerdotale San Pio X a prelatura personale, come l'Opus Dei, sarebbe la contropartita richiesta dai Lefebvriani per rientrare in piena comunione con la Chiesa di Roma. Lo scrive oggi su Il Giornale.
Dopo aver già ottenuto la remissione della scomunica dei quattro vescovi illecitamente ordinati da Mons. Lefebvre, e la liberalizzazione dell'uso del Messale del 1962 con il Motu Proprio Summorum Pontificum, adesso gli oppositori delle riforme del Vaticano II vorrebbero assicurarsi l'indipendenza completa dai vescovi diocesani (a questo, in fondo, punterebbe la presunta richiesta di erezione in Prelatura Personale).
Secondo me i problemi dei tradizionalisti lefebvriani sono altri, e di due tipi.

1) Problemi teologici, che anche Tornielli mette giustamente in evidenza. E questi verranno affrontati nelle sessioni dell'apposita commissione di dialogo che affronterà l'ermeneutica dei punti controversi del Concilio Vaticano II (ovviamente non di TUTTO il Concilio, come qualche giornalista disinformatore continua ad asserire). In realtà questi dialoghi serviranno a tutta la Chiesa Cattolica, perchè chiederanno di esplicitare come devono essere interpretate "cattolicamente" le posizioni conciliari sulla collegialità episcopale, la libertà religiosa, l’ecumenismo e il rapporto con le religioni non cristiane.

2) Seconda serie di problemi viene alla FSSPX dai membri interni recalcitranti e dai sostenitori laici che non vogliono venire a patti con la Sede di Roma, da cui ormai per troppo tempo si sono sentiti indipendenti. Una fraternità che si è autoproclamata la principale (unica?) difesa rimasta alla Tradizione Cattolica e si è identificata in questa lotta non è per nulla facile da ricondurre intera e compatta all'unione con quelli che fino a ieri erano "eretici" e nemici. Molti laici, che dopotutto sostengono economicamente l'attività della FSSPX come benefattori, potrebbero insistere nel volere i loro preti "di corte", indipendenti dal Papa di Roma. E lo stato maggiore della Fraternità dovrà allora decidere tra il ritorno nelle braccia della Madre Chiesa e la sicurezza economica. Alcuni di questi preti potrebbero poi mettersi nuovamente "in proprio", staccandosi dalla Fraternità che torna a casa, e chissà, magari trovano anche un vescovo disposto a consacrarli al sommo sacerdozio.
Sono pericoli da non trascurare.

Per quanto riguarda ancora lo status di Prelatura Personale, sarebbe ben strano venisse concesso. Abbiamo già più di un precedente di ritorno di Lefebvriani. Per es. cito la Fraternità sacerdotale di San Pietro. Tornati in punta di piedi vent'anni fa, dodici preti staccatisi dalla FSSPX per non voler aderire al movimento scismatico, sono ora diventati 219! E hanno 11 diaconi, futuri preti, e circa 129 seminaristi! Quante piccole congregazioni possono vantare questi numeri? (qui i dati ufficiali). Eppure il loro status nella Chiesa è quello di una semplice Società di vita apostolica di diritto pontificio.
Sarebbe abbastanza preoccupante che venisse eretta un'altra "anomalia ecclesiologica", qual è ogni prelatura personale (meglio che ne rimanga una sola), soprattutto quando non ce n'è alcun bisogno per il bene della Chiesa. A sistemare in qualche ministero o dicastero i quattro vescovi di ritorno (se torneranno tutti e quattro...) ci penserà la fantasia del Santo Padre e dei suoi collaboratori.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

..LA GRANDE ERESIA CHE INFESTA LE MENTI DI GRAN PARTE DEI VESCOVI SEDICENTI CATTOLICI,IL MODERNISMO, SUMMA DI TUTTE LE ERESIE,COME E' MIRABILMENTE DETTO NELL'ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS DEL ROMANO PONTEFICE SAN PIO X ESPRIME IL MASSIMO DELLA SUA POTENZA DIABOLICA NELLA LITURGIA,E'L'OSTILITA'ALLA MESSA CATTOLICA,COME CODIFICATA E NON INVENTATA DA SAN PIO V CHE DA XX SECOLI E' LA MESSA DI+CRISTO+ CHE ACCENDE L'ODIO DENUNCIATO DAL PAPA CONTRO LA SUA PERSONA NELLA LETTERA A TUTTI I VESCOVI DEL MONDO,DOCUMENTO IL CUI CONTENUTO GRAVISSIMO E' STATO RIMOSSO DAL DIBATTITO PUBBLICO DAGLI STESSI VESCOVI DESTINATARI DELL'APPELLO,APOSTOLI DI GIUDA IL CUI NOME E' LEGIONE!!

Ildefonso ha detto...

Ci sono alcuni punti di questo intervento sui quali vorrei dire qualcosa.

Anzitutto, è certamente vero che i lefebvriani vorrebbero mantenere una certa autonomia rispetto ai vescovi. E questo è del tutto giustificabile e sensato, poiché tra i vescovi vi sono anche coloro che non vedono di buon occhio un apostolato tradizionale. Tuttavia non sono veramente convinto che per ottenere questo scopo, la soluzione milgiore sia divenire una prelatura personale, dove certamente si mantiene una certa indipendenza, ma si deve comunque sottostare al vescovo locale. Forse sarebbe davvero meglio una società di vita apostolica di diritto pontificio.

Tra parentesi non capisco per quale motivo la prelatura debba essere considerata una anomalia ecclesiologica.
E comunque bisogna anche tenere conto che un simile status non è stato concesso alla S. Pietro perché era una realtà, almeno all'inizio, molto più piccola.

Per il resto trovo certamente condivisibile la constatazione secondo cui ci saranno probabilmente divisioni interne alla Fraternità, penso che queste siano messe in conto da tutti.

Emanuele ha detto...

Gentile Fra A. R., non crede che la volontà della FSSPX di essere svincolata dall'autorità dell'episcopato sia in parte motivata dall'atteggiamento apertamente ostile che molti vescovi hanno dimostrato verso la Messa "tridentina" all'indomani della promulgazione del motu proprio e verso quei fedeli che pacatamente l'hanno richiesta nella propria parrocchia?

A.R. ha detto...

Proprio in nome dell'ecclesiologia tradizionale, riaffermata anche dal Concilio Vaticano II, mi pare di poter dire che una prelatura personale rischia di essere una chiesa nella chiesa. Non è un istituto religioso, è una vera e propria chiesa particolare, che può ammettere in sè non solo chierici, ma anche laici, "sottraendoli" in un certo senso al loro legittimo ordinario. Nel caso dei lefebvriani, molto diverso da quello dell'Opus Dei, tutto questo si configurerebbe come un ghetto ecclesiale che è in ogni modo da evitare.
Le preoccupazioni evidenziate da Emanuele sono giuste e vere, ma proprio in nome di un dono che è per tutta la Chiesa, bisogna evitare che i tradizionalisti (di qualunque provenienza) siano lasciati a chiudersi in piccole cerchie autosufficienti.
I Vescovi diocesani devono anche loro imparare e aprirsi al pluralismo (non solo in avanti, ma anche guardando un po' all'indietro). Una società di vita apostolica di diritto pontificio tutela a sufficienza le necessità dei lefebvriani senza ulteriormente ledere i rapporti con l'episcopato.

Areki ha detto...

Caro fr. A.R. apprezzo molto il tuo blog e il tuo lavoro a favore della liturgia tradizionale, questa volta però non mi trovo daccordo con te. A mio parere la soluzione di fare della fraternità San Pio X una prelatura personale è una buona soluzione....
Del resto sotto certi aspetti anche i grandi ordini religiosi che dipendono direttamente dalla Santa Sede sono una specie di prelature personali ante litteram.
Se fosse coerente il tuo ragionamento dovremmo mettere tutti i francescani sotto l'obbedienza dei singoli vescovi locali, o mettere i francescani di Assisi sotto l'obbedienza del vescovo locale ecc...
Scusa la mia sincerità, per il resto sono daccordo con il resto del tuo ragionamento....
Preghiamo per la fine di queste divisioni...
un fraterno abbraccio
don bernardo

un francescano ha detto...

per Areki: guarda che il tuo commento dà proprio ragione a fr. A.R. Forse non lo si sa in giro, ma come puoi vedere nel sito vaticano, uno dei primissimi atti motu proprio di Benedetto XVI è stato quello di mettere tutti i francescani di Assisi sotto le dirette dipendenze del vescovo locale, revocando privilegi che risalivano almeno alla fine del XIII sec. Il tutto in nome del Vat. II e dei Padri della Chiesa. Comunque i religiosi hanno le stesse esenzioni di una società di vita apostolica. E anche in questo, senza accorgertene, concordi con il nostro caro padrone di casa!

Ildefonso ha detto...

Se Benedetto XVI ha preso questa decisione è stato per la particolare situazione dei francescani di Assisi. Non si può dunque concludere che il ragionamento di Areki sia sbagliato. Anzi è del tutto giusto. Effettivamente quella dell'Opus Dei è una condizione particolare, diciamo così, inusuale per la Chiesa. Tuttavia è un fatto che diverse forme giuridiche nei secoli si siano alternate, nella Chiesa. Pertanto continuo a ritenere un po' azzardato definire la prelatura personale una anomalia, e anche il fatto che dei laici siano 'sottratti al loro ordinario' (mi pare un po' semplificativo detto così), non mi sembra di per sè una cosa negativa.

Anonimo ha detto...

Definizione di anomalo = che non è conforme a qualcosa di tipico, di normale.
Inusuale: che non è conforme all'uso o alle modalità di agire comuni.

Ognuna delle due parole ha accezioni ancipiti, non di per sè negative. Ma entrambe segnalano un discostarsi dalla norma comune, un caso eccezionale.
Ed è bene che i casi eccezionali rimangano tali e non diventino, invece, "normali".

Con amicizia, Giovanni.

Anonimo ha detto...

La prelatura personale è una novità giuridica recentissima, sconosciuta all'intera tradizione bimillenaria della Chiesa, mi chiedo come sia possibile che i lefebvriani chiedano una cosa del genere. Sicuramente è uno sbaglio: non andrebbero mai contro la Tradizione, fosse pure quella canonistica.

Antonio Paradies ha detto...

L'articolo da voi pubblicato mi sembra irrispettoso di un tentativo più che nobile di riconciliazione dei Lefebvriani con la Chiesa Cattolica Romana. La possibile decisione di erigere una nuova Prelatura è un segno della cura materna con cui la Chiesa tratta i suoi figli: ad ognuno la cura pastorale più adeguata. Le Prelature personali, come gli ordinariati militari o le altre circoscrizioni ecclesistaiche, diverse dalle diocesi, non sono dei "mostri canonici" ma il segno di una Chiesa viva. D'altra parte è il Concilio Vaticano II che ha creato le figure delle prelature personali e penso che l'autore dell'articolo non abbia alcuna autorità per definirle "anomalie ecclesiologiche".
Infine, essendo le Prelature Personali delle circoscrizioni ecclesiatiche, esse creano un legame chiaro e gerarchico con il Pontefice, come tutte le diocesi del mondo.
Con rispetto e sperando che Lei ne abbia di più per il Pontefice.
Ing. Antonio Paradies

Anonimo ha detto...

Caro ingegnere Antonio, l'autore del post insegna ecclesiologia (ho frequentato i suoi corsi), e ha più volte spiegato la differenza tra prelature personali e altre forme di ordinariati: veda qui http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/10/la-discussione-del-giorno-cosa-saranno.html

Forse non ne sa più del pontefice, ma sicuramente più di lei che non si rende conto delle definizioni teologiche. Anomalia non è un mostro come dice lei, ma una cosa che è fuori della normalità. E infatti di prelature personali, guarda caso, ce n'è una e una sola, per accomodare un caso particolare, che tra l'altro non assomiglia per nulla a quello della Societa di San Pio X.
E' meglio che ognuno si arrabbi su ciò di cui è competente, non trova?

Paolo ha detto...

In effetti il problema della prelatura personale o della società di vita apostolica è serio; se il confronto desse buoni frutti - e giustamente si nota che, almeno in termine di chiarimenti, frutti ci saranno comunque, sarebbe forse preferibile la seconda ipotesi: ma a condizione di un mutato atteggiamento di troppi vescovi che, con tutto il rispetto, oltre a non guardare indietro non guardano nemmeno in alto

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