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giovedì 5 novembre 2009

Catacombe vs Pire: la cremazione è e resta una pratica simbolica anti-cristiana


Andrea Tornielli,  ha scritto nel suo Blog e su Il Giornale un pezzo informativo sull'imminente approvazione dei Vescovi italiani di una revisione del rito delle Esequie, la quale permetterebbe -tra l'altro- la cremazione previa e addirittura la celebrazione del funerale in presenza dell'urna cineraria, invece che del corpo dentro la bara.
I Vescovi in procinto di riunirsi ad Assisi dovranno effettivamente dibattere questo tema, ma forse non è così scontato il risultato di tale dibattito, soprattutto adesso che gli attacchi laicisti si moltiplicano e i fili del razionalismo tessono le loro trame nell'ombra, nell'intento di eliminare ogni residuo di cultura, abitudine e gesto esterno cattolico. Il crocifisso è uno di questi simboli, l'inumazione dei morti è un'altro di essi, combattuta da sempre dalla Massoneria che ha cercato in ogni modo di sostituirla con la cremazione.
Tornielli sostiene che: "i teologi sono ormai convinti che la cremazione non contraddica la dottrina cristiana della resurrezione dei corpi, dato che questa accelera il processo naturale di ossidazione".
A me non risulta questo unanime (i teologi chi?) consenso, soprattutto oggi, in un contesto in cui l'esperienza cristiana della morte e del culto dei defunti sono in rapida disgregazione.
Secondo: non mi pare proprio una motivazione sensata - per una prassi SIMBOLICA - riferirsi alla scienza chimica (il naturale processo di ossidazione!). Sarebbe come se i teologi dicessero che la realtà scientifica per cui il pane, dopo la consacrazione, resta chimicamente tale, fa sì che non si debba credere alla realtà misterica della trasustanziazione, o almeno essere ragionevoli e credere alla "consustanziazione"...
Un altro esempio: anche l'eutanasia semplicemente accelera il diventare cadaveri, quindi non fa altro che rispettare e sveltire la natura!
Forse la questione è un tantino differente: sul piano liturgico e spirituale, anche nella morte il cristiano si conforma a Cristo, che fu inumato. In tutta la vita il fedele vuole imitare il suo Signore, e dunque, perfino nella morte vuol fare lo stesso. La cremazione oggettivamente e simbolicamente contraddice non la risurrezione, ma la conformazione a Cristo e il rispetto dovuto al corpo che viene "seminato nella terra", secondo l'espressione di san Paolo, perchè da essa "risorga" incorruttibile. Per questo da sempre, fin dalle origini del cristianesimo, la Chiesa si è opposta alla pratica della distruzione dei cadaveri, supponendo in essa una visione ideologica incompatibile con il cristianesimo. In tutti i luoghi, d'Oriente e d'Occidente, dove la fede cristiana è diventata culturalmente rilevante, la pratica dell'inumazione è risultata prevalente, come lo è, d'altra parte, anche per i popoli islamici e per il popolo ebraico. In India, dove ubiquitaria è la prassi della cremazione, i cristiani - presenti fin dal I secolo - hanno sempre praticato l'inumazione.
La cremazione è sempre stata osteggiata e sanzionata dalla Chiesa; dal 1963 è stata però "sdoganata" quale atto materiale senza implicazioni ideologiche (ma non è l'atto che in mancanza di altri cogenti e oggettivi motivi esprime l'intenzione?). In pratica Paolo VI ha aperto la porta, chiusa da sempre, alla più grande rivoluzione della cura dei Morti nell'occidente cristiano che si sia mai riscontrata. In poco tempo la cremazione è andata diffondendosi. In alcuni paesi europei è oggi al primo posto, mentre in Italia non arriva al 10% dei casi.
La cremazione "benedetta", se mai lo sarà, è un'ulteriore picconata ai simboli cristiani. Ma questa volta possiamo parlare di autogol. Una religione esprime le sue convinzioni con i simboli e non può fare diversamente (come abbiamo visto nel caso del Crocifisso). I divieti della Chiesa alla cremazione, lo ricordo, non erano mai stati nei confronti del fatto in sè: non è un male intrinseco dover, in certi casi, bruciare i cadaveri. Così recita infatti anche l'attuale canone 1176 del Codice di Diritto Canonico che regola la materia: «la Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana». Non proibisce non significa affatto "mettere sullo stesso piano". La Chiesa raccomanda, che almeno si tenga conto di questa raccomandazione. Ci sono situazioni di epidemie o di guerre in cui non si può umanamente far altro che distruggere i corpi. Ma la condanna della cremazione è sempre stata causata dall'intenzione e dalla motivazione espressamente anticristiana, divulgata incontestabilmente dal razionalismo e della Massoneria. Queste motivazioni, in tempo di declino della fede, fanno evidentemente breccia nei cuori e nelle menti, portandole sempre di più verso un contatto pagano con la realtà della morte: si inizia con la prassi prima tollerata, poi ammessa, e si finisce con l'assuefazione ad una realtà anticristiana, ma ormai considerata normale.
Il nuovo rito liturgico, se sarà davvero approvato, ci metterà ancora di più in linea con i protestanti (che nulla eccepiscono alla cremazione), e ci allontanerà dagli Orientali, per i quali invece è assolutamente inconcepibile la distruzione di un corpo che è stato tempio dello Spirito Santo. Rimane - per ora - in piedi il divieto di conservare le ceneri dei morti in case private e ancor più l'orrore della dispersione delle ceneri. Quest'ultima pratica di un paganesimo naturalista è, ahimè, propagandata come "buona" e "cristiana" da tanti, anche sacerdoti colpevolmente ignoranti. Pastoralmente risibile è poi l'applicazione di quanto Rodari riporta essere un passaggio del documento episcopale di futura approvazione: “Qualora il defunto abbia espresso prima della morte la chiara volontà di far disperdere le proprie ceneri o conservare l’urna in un luogo diverso dal cimitero, si dovrà appurare se essa sottintenda il disprezzo della fede cristiana. In questo caso, non si potranno concedere le esequie ecclesiastiche”. Il funerale si fa uno o due giorni dopo la morte, quando e chi avrà tempo e modo di appurare il sottinteso disprezzo e coraggiosamente esporsi a fermare la macchina delle pompe funebri che non si negano più a (quasi) nessuno?
Chi non sa più vedere con gli occhi della fede, comunque sia, vedrà nella cremazione solo "un'accelerazione del processo di ossidazione". Per gli altri, che vogliono continuare a esprimere la loro sensibilità cattolica anche nell'ultimo viaggio, non rimarrà che dare tenacemente il buon esempio, quando sarà il loro momento.

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Lessico Funerario:

TUMULAZIONE
Per Tumulazione si intende l' introduzione della bara, ermeticamente chiusa, in un loculo in concessione o in tomba privata (più posti insieme), la cassa deve essere di legno esternamente e di zinco all' interno o viceversa. I loculi vengono concessi per un periodo più o meno lungo (da 20 a 30 anni) dalle amministrazioni comunali.

INUMAZIONE
Per Inumazione si intende l'immissione della bara in terra. La cassa deve essere di solo legno.
Il periodo di sosta sotto terra, prima di poter essere esumata è di 10 anni.
Dal 1/04/2001 l'inumazione non è più gratuita, i comuni ora applicano un tariffario definito dai comuni stessi.

CREMAZIONE
Per Cremazione si intende l'incenerimento della salma in bara dentro forni speciali.
Le risultanti ceneri raccolte in una urna possono essere tumulate in loculo o in tomba o sparse in ambiente (aria, mare, terra) o in appositi spazi nei cimiteri. Anche per questa prassi la cassa deve essere di solo legno.
Dal 1/04/2001 l'incenerimento non è più gratuito.

2 commenti:

Areki ha detto...

Caro Padre sono completamente daccordo con Lei, la ringrazio perchè mi ha aperto gli occhi su qualcosa che percepivo non quadrare.... ancora una volta dobbiamo ringraziare il "buon" Paolo VI che ha sdoganato la cremazione, ha permesso la comunione sulla mano, ha ridotto all'osso la pratica del digiuno, ecc. ecc.
don Bernardo

Areki ha detto...

A completamento dell'ottimo e acuto articolo,vorrei aggiungere che il nuovo rito delle esequie è frutto di Brandolini e company (quello che ha pianto quando è uscito il Motu Proprio), lo stesso che ha elaborato il Nuovo Rito del Matrimonio con tutte quelle opzioni e quelle stranezze riprese qua e la da altre liturgie, questi sono gli stessi allievi di quel Bugnini che ha fatto la Messa di Paolo VI che tuttora celebriamo....
"dai frutti li riconoscerete"
ancora don Bernardo

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