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giovedì 19 novembre 2009

Melodie dell'Avvento 1: Conditor alme siderum

Nella tradizione della Chiesa d'Occidente ci sono alcune melodie che si sono diffuse dappertutto fin dall'antichità e per secoli hanno segnato musicalmente feste e tempi liturgici. A volte, nel caso degli inni, le parole sono cambiate, anche molto, ma la forza della melodia ha resistito, come un "profumo per le orecchie" che persiste a caratterizzare di sè il momento religioso.
In Avvento incontreremo varie melodie tipiche che non possono e non devono essere dimenticate. Sono portatrici di testi densi teologicamente, che diventano - specie con i giovani - vere e proprie catechesi in musica. Cominciamo oggi con l'inno caratteristico del tempo di Avvento: Conditor alme siderum, conosciuto anche, e forse di più, con le parole che la riforma degli inni di papa Urbano VIII gli ha dato: Creator alme siderum. Ritroviamo la stessa melodia anche per l'inno della novena di Natale En clara vox.
Ascoltiamo dunque questo canto nell'interpretazione dei giovani domenicani inglesi, nella sua forma antica (rimessa in vigore dopo il Vaticano II), e in quella più recente, contenuta nel Liber usualis, interpretata dalla Schola Gregoriana Mediolanensis:



Cónditor alme síderum,
ætérna lux credéntium,
Christe, redémptor ómnium,
exáudi preces súpplicum.

Qui cóndolens intéritu
mortis períre sæculum,
salvásti mundum lánguidum,
donans reis remédium,

Vergénte mundi véspere,
uti sponsus de thálamo,
egréssus honestíssima
Vírginis matris cláusula.

Cuius forti poténtiæ
genu curvántur ómnia;
cæléstia, terréstria
nutu faténtur súbdita.

Te, Sancte, fide quæsumus,
ventúre iudex sæculi,
consérva nos in témpore
hostis a telo pérfidi.

Sit, Christe, rex piíssime,
tibi Patríque glória
cum Spíritu Paráclito,
in sempitérna sæcula. Amen.

Vivificante creatore delle stelle,
eterna luce dei credenti,
Cristo, redentore di tutti,
esaudisci le preghiere di chi ti supplica.

Tu compatendo il mondo
che andava in rovina nella morte,
salvasti l'umanità ammalata,
donando una cura ai peccatori,

Mentre scendeva la sera del mondo,
come uno sposo dal talamo nuziale,
sei uscito dall'intemerato
ventre della Vergine madre.

Alla tua forte potenza
tutte le creature piegano il ginocchio;
quelle del cielo, quelle della terra
si mostrano sottomesse alla tua volontà.

Te, o Santo, con fede preghiamo,
te, che verrai come giudice del mondo:
conservaci nel tempo
dalla lancia del perfido nemico.

O Cristo, re piissimo,
a te e al Padre sia gloria
con lo Spirito Paraclito
per i secoli eterni. Amen
Vi propongo anche l'inno tradizionale della Novena di Natale, con un testo italiano che si può cantare sulla stessa melodia latina:

En clara vox redarguit
Oscura quaeque personans:
procul fugentur somnia.
Ab alto Jesus promicat.

En Agnus ad non mittitur
laxare gratis debitum:
omnes simul cum lacrimis
praecemur indulgentiam.

Beatus auctor seculi
Servile corpus induit,
ut carne carnem liberans,
ne perderet quos condidit.

Castae parentis viscera
coelestis intrat gratia,
venter puellae bajulat
secreta quae non noverat.

Domus pudici pectoris
templum repente fit Dei,
intacta nesciens virum,
concepit alvo Filium.

Deo Patri sit gloria,
eiusque soli Filio,
cum Spiritu Paraclito
in saeculorum saecula.
Amen.

L'eco di un grido nitido
gli occulti mal rimprovera
siano fugati gli incubi
Gesù dall'alto sfolgora.

Ecco l'Agnel discendere
a condonare il debito
unanimi con lacrime
orsù chiediamo grazia.

L'almo autor del secolo
assunse corpo e anima
per far la carne libera
e gl'uomini non perdere.

Nel sen di Madre vergine
scende celeste grazia
accoglie il grembo candido
mistero incomprensibile.

Divien la santa Vergine
tempio di Dio l'Altissimo
il Figlio porta integra
senza conoscer uomini.

Al Padre Dio sia gloria
al Figlio unigenito
insieme al Paraclito
nei secoli dei secoli.
Amen.

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