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sabato 16 gennaio 2010

La II domenica del tempo ordinario o II domenica dopo l'Epifania?

Domani, 17 gennaio, nel calendario universale ricorre la II domenica del "Tempo Ordinario". Una volta, e ancor oggi per chi segue la liturgia in forma straordinaria, cade invece la II domenica del tempo "Dopo l'Epifania". Interessante che anche nella liturgia ambrosiana (di ieri e di oggi), il titolo di questa domenica rimanga "II domenica dopo l'Epifania": quasi un monito della stravaganza di definire "ordinario" un tempo liturgico. Ma a parte l'insensatezza di un nome che banalizza nell'ordinarietà l'incontro con Cristo, che è sempre un evento straordinario, c'è invece da notare che nell'anno C del lezionario romano riformato, troviamo finalmente il vangelo "giusto" di questa domenica dopo il Battesimo del Signore. L'abbiamo attesa tre anni e finalmente è tornato: Gv 2,1-11, il brano delle nozze di Cana, in cui Gesù compie il primo miracolo, si rivela ai suoi discepoli ed essi iniziano a credere in lui. Un brano ricchissimo che quest'anno permette una specie di rarissima "congiunzione astrale": il rito romano (di Paolo VI) il rito antico (Pio V) e perfino il rito ambrosiano leggono lo stesso vangelo. Purtroppo, infatti, con il "ciclare degli anni" alfabetici nella forma attuale del rito romano attuale le letture della messa sono alquanto "instabili" da un anno all'altro. Ma soprassediamo anche su questo punticino...

Perchè dunque, nella II domenica che cade dopo l'Epifania si legge questo benedetto passo delle nozze di Cana? Perchè stiamo ancora contemplando il progressivo rivelarsi di Cristo. All'Epifania abbiamo celebrato tre misteri, che si prolungano nelle domeniche seguenti: l'adorazione dei Magi, la teofania al Battesimo del Signore al Giordano, la rivelazione del Messia alle nozze di Cana per l'intercessione di Maria.
I predicatori domani dovrebbero perciò puntare su Gesù che si disvela, sulla fede che ha bisogno di vedere il miracolo, sulla mediazione della Chiesa, misticamente raffigurata in Maria, che media tra Cristo e i bisogni dell'umanità. Il miracolo dell'acqua cambiata in vino non è solo un miracolo simbolico: il vino dell'avvento del Messia in mezzo al suo popolo, le nozze di Dio con l'umanità.... Questo miracolo mette anche in luce la duplice caratteristica di ogni intervento prodigioso di Dio nel tempo: è un prodigio concreto, che magari risolve una situazione, ma insieme provoca la fede, chiede di essere riconosciuto come "segno" di Dio che interviene e chiede l'adesione di fede.

Evidentemente il richiamo al vino e all'ora non ancora giunta di cui parla Gesù in questo brano, è un riferimento giovanneo all'ora della vera bevanda di salvezza, il sangue versato sulla croce, che i fedeli ricevono nell'eucaristia.
Proprio alla comunione la messa romana (di ieri e di oggi) ci offre un brano stupendo: una sintesi del vangelo messo in musica, nel punto in cui il Signore compie il miracolo:


Traduzione:
Dice il Signore: "Riempite le giare d'acqua e portatene al maestro di tavola". Come il maestro di tavola ebbe assaggiato l'acqua divenuta vino, disse allo sposo: "Hai conservato il vino buono fino ad ora". Questo miracolo fu il primo che Gesù fece alla presenza dei suoi discepoli.

Ecco l'mp3 del Canto proprio per la comunione:



Notate l'andamento: la gravità posata quando parla Gesù e l'innalzamento improvviso seguente, che indica la sorpresa dell'architriclino, per poi tornare al tono pacato del narratore nella frase finale che indica il primo miracolo operato da Gesù in presenza dei discepoli.
Un capolavoro che, per chi è fortunato, viene cantato solo una volta ogni tre anni. Un  po' pochino.
Sarebbe interessante sentire che cosa si canta nelle chiese domani. Davvero si può trovare un canto "più adatto" per questa messa domenicale? Eppure l'oblio che ha colpito il Graduale postconciliare continua imperterrito a condannare le orecchie cattoliche a sentire di tutto, tranne la parola del Signore cantata nella semplicità.

3 commenti:

Emanuele ha detto...

Ottimo post. A mio parere il lezionario romano riformato presenta una quantità di letture decisamente troppo grande. Capisco il desiderio di far conoscere ai fedeli l'Antico Testamento, ma bisogna tenere presente che la parte della celebrazione che il messale paolino definisce Liturgia della Parola ha uno scopo prettamente didattico. Se andando a messa si ascoltassero ogni anno i medesimi testi sarebbe molto più facile per il fedele medio imprimersi nella mente le parole di Cristo.

lycopodium ha detto...

Manca anche la possibilità di rendere in immagine, di iconizzare -alla orientale- il messaggio della liturgia della Parola: la domenica delle nozze di Cana, la domenica del cieco nato ...

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo sulla critica al sistema delle letture del nuovo lezionario. E' importante che la Parola di Dio venga proposta ai fedeli con abbondanza, e questo grande pregio del nuovo sistema mi sembra incomparabile rispetto a eventuali possibili controindicazioni.
Bisognerà pur ricordare che, purtroppo, la grande maggioranza dei cattolici non conosce la Bibbia se non grazie alle letture della Messa.

Che le nozze di Cana rappresentino però l'ultimo quadro di un "trittico" della manifestazione del Signore insieme all'Epifania e al Battesimo, e che forse tale composizione andava conservata, è opinione del tutto sensata.

Concordo sulla scarsa valenza del termine "tempo ordinario", che è davvero grigio e opaco, in tutti i sensi.

Grlyc



Grlyc

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