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domenica 28 novembre 2010

Avvento: ma è davvero solo il "tempo dell'attesa"?

La colletta della Prima Domenica di Avvento, con cui la Chiesa inizia il nuovo anno liturgico, si esprime in questi termini:

Da, quaesumus, omnipotens Deus,
hanc tuis fidelibus voluntatem,
ut, Christo tuo venienti iustis operibus occurrentes,
eius dextrae sociati, regnum mereantur possidere caeleste.

traduzione CEI:

O Dio, nostro Padre,
suscita in noi la volontà di andare incontro
con le buone opere al tuo Cristo che viene,
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria
a possedere il regno dei cieli.

versione più letterale:
O Dio onnipotente, ti supplichiamo, dona ai tuoi fedeli la volontà di correre incontro, con opere giuste, al tuo Cristo che viene, perchè accolti alla sua destra, possano meritare di possedere il regno dei cieli.


La preghiera, come si vede, riflette un duplice movimento: Cristo è il "veniente", ma i suoi fedeli sono "occurrentes", cioè sono quelli che gli vanno incontro. La colletta non dice mai "noi", ma piuttosto "tuoi fedeli": possiamo davvero essere sicuri che fra "noi" tutti siano "fedeli" o che proprio "noi" saremo tra coloro che rimangono "fedeli"? Ognuno può dubitare anche di se stesso... e l'umiltà non è mai troppa.
La traduzione CEI, come si vede, evita accuratamente di tradurre il "mereantur" e lo salta a piè pari: chiaramente quella parola significa "meritare". C'è in giro, purtroppo, una teologia protestantica per cui è ormai vietato riferirsi alla sana e cattolica teologia del merito. Eppure è ancora vero che non si va in paradiso senza "opere di giustizia" (opere buone dice la CEI in questa colletta); anzi, sono queste opere il veicolo su cui si "corre" verso Cristo. Ma, si badi bene, è lui che ci associa a sè, alla sua destra: è azione divina l'accoglierci, il chiamarci. E' Sua l'iniziativa il dono di grazia, anche quel dono che ci permette di meritare di possedere il regno celeste. Sembra una contraddizione, eppure è la contemplazione del vero regalo di Natale: il Signore premia in noi la sua azione. La redenzione è infatti gratuita e donata da Cristo con la sua nascita, passione morte e risurrezione. Ma la salvezza individuale e finale consiste nel corrispondere con la propria volontà alla grazia redentrice offerta. Ecco perchè chiediamo all'inizio proprio questo: la volontà di andare verso Cristo. E' lui, si dice in un'altra colletta, che "suscita il volere e l'operare", e come afferma S. Agostino, il Verbo incarnato coronerà in noi i meriti che egli stesso ha guadagnato. Sono nostri, sì, ma per suo dono! E solo se lo vogliamo anche noi. Nessuno sarà "fatto accomodare" alla destra di Cristo se non lo avrà voluto e non sarà andato attivamente incontro a lui nei fratelli, in questa vita.
Altro che "tempo dell'attesa"! L'Avvento è il "tempo dell'Atteso"!

2 commenti:

Querculanus ha detto...

Un buono spunto per l'omelia.

Anonimo ha detto...

sì, concordo. infatti il paragone evangelico travisante di oggi del padrone di casa che veglia se sa che viene il ladro non è certo da intendersi che Dio è "il ladro", ma che la stessa cura e attenzione e 'investimenti' che si fanno per difendersi da una visita sgradita saranno da attuare in positivo per l'Atteso!
almeno io lo interpreto così...
Maranathà!
pax
fav

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