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martedì 18 gennaio 2011

Confusioni anglicane e precisazioni Cattoliche

Prima Messa di padre A. Burnham, notate il "presbiter assistens"in piviale
Nei siti anglo-cattolici di questi due ultimi giorni si sta discutendo molto, anche troppo, di come vadano indirizzati i tre sacerdoti appena ordinati (ex vescovi anglicani). Alcuni anglicani, parecchi, ritengono di dover continuare a chiamarli, secondo il loro costume precedente: "vescovo Keith", "vescovo Andrew"... ecc. Padre Aidan Nichols, nella sua omelia per la Prima Messa di padre Andrew Burnham, si è lasciato sfuggire: "Bishop Andrew – I’ve known Andrew so long and closely under that description I find it hard to break the habit – is celebrating today his first Mass in full union with the Catholic Church.", cioè: "Il Vescovo Andrew - conosco Andrew da così tanto tempo e intimamente secondo questa descrizione che trovo difficile rompere con l'abitudine - sta celebrando oggi la sua prima Messa in piena comunione con la Chiesa Cattolica...". E questa frase amichevole di padre Aidan - autorevole domenicano - è stata sentita come una duplice ammissione: 1) si può continuare a chiamare "Vescovi" i tre sacerdoti ex anglicani; 2) - e più grave - quella celebrata non sarebbe la "Prima Messa" da lui officiata in senso assoluto, ma la "prima Messa in comunione con la Chiesa Cattolica". Entrambe le affermazioni - bisogna ribadirlo - non sono sostenibili.
1) Il "sacerdozio" anglicano è invalido e nullo (lo certifica Leone XIII: mancanza di intenzione), e quindi i neo-sacerdoti non sono mai stati vescovi (se non nel nome) e nessun cattolico può più riferirsi a loro, adesso che sono veri preti cattolici, con l'appellativo di vescovo. 
2) La liturgia che da anglicani hanno celebrato per anni, anche secondo il Messale Romano - e qui capisco la difficoltà psicologica, anche se per il Magistero non c'è nessun dubbio - NON ERA UNA MESSA valida, perchè non era celebrata da veri sacerdoti. Il fatto che le "cerimonie" siano identiche, e anche più belle, non deve trarre in errore. Perchè mai, sabato scorso, avrebbero dovuto essere "consacrati" preti, se costoro già celebravano la Messa validamente?
Per questo trovo di cattivissimo gusto e pessimo auspicio sapere che sul libretto della celebrazione di padre Andrew c'era scritto  "Prima Messa" tra virgolette. Le virgolette sono proprio da togliere.
Come vi dicevo nei post scorsi, si iniziano ad intravvedere le difficoltà della ricostruzione identitaria degli ex anglicani nella Chiesa Cattolica: devono lasciarsi il passato alle spalle. E' difficile ma necessario, per non perseverare nella confusione che la "Comunione Anglicana" ha purtroppo favorito. 

Suggerimento pratico per ex anglicani. La confusione può essere eliminata utilizzando la parola italiana: Monsignore, utilizzata spesso anche in America, meno in Inghilterra. Almeno per l'Ordinario penso che questo sia già - tra l'altro - già dovuto, come anche per i Vicari Generali delle diocesi. Non tutti i monsignori sono vescovi, ma viene usato per essi lo stesso appellativo: si eliminano così i problemi.
Anche quando e se verrà concesso ai tre ex-anglicani di usare i pontificalia (mitria, pastorale...), non per questo saranno vescovi, ma un monsignore non si nega a nessuno.
"Per Ipsum" canone in latino e arrangiamento "benedettiano" per il sacerdote ex-anglicano.
Per quanto riguarda la celebrazione della Prima Messa, svoltasi nella chiesa dell'Oratorio di Oxford, non c'è dubbio che sia stata ben curata dai padri Oratoriani secondo l'ermeneutica della continuità. Ma a volte la continuità va oltre le rubriche, e viene forzato il "mutuo arricchimento" fra la forma Ordinaria e Straordinaria: per es. il Canone in silenzio coperto dal canto del Sanctus e Benedictus. Lo so anch'io che "è naturale", "è sempre stato fatto..." ecc. ecc. ma le rubriche del Messale Romano e altre istruzioni sono chiare ed esplicite nel dire che, nella Messa di Paolo VI, anche in latino, questo non si deve fare. Obbedienza dunque, monsignori, almeno donec aliter provideatur!

5 commenti:

Querculanus ha detto...

Vero che un "monsignore" non si nega a nessuno. Il fatto è che, nei paesi di lingua inglese, quel titolo viene riservato a coloro che lo sono effettivamente (protonotari apostolici, cappellani di Sua Santità, ecc.). Un vescovo non verrebbe mai chiamato "Monsignor", bensì "Your Excellency", "Your Grace", "Bishop N." (a seconda degli usi locali).
Penso che il titolo che si possa attribuire senza difficoltà al nuovo ordinario sia quello di "Right Reverend", che dai cattolici viene riservato agli abati, a differenza degli anglicani, che lo usano per i loro vescovi (i cattolici appellano i propri vescovi come "Most Reverend").

Anonimo ha detto...

Ma tutto questo è meramente un sintomo di una confusione ancora peggiore: molti futuri aderenti all'Ordinariato sembrano credere che diventeranno Anglicani in comunione con la Santa Sede invece di quello che dovrebbero diventare di fatto, Cattolici Romani di Uso Anglicano. Seguo questa storia dall'inizio e prevvedo dei grandi problemi nel futuro dovuti nel primo luogo al fatto che l'intero progetto proposto da Anglicanorum Coetibus fu ideato da persone quasi completamente ignare del fenomeno Anglicano nella sua realtà concreta.

Jeremiah Methuselah ha detto...

Era scritto ::

1. “He mentioned that Bishop Andrew is engaged in the liturgical side of… “ ("Ha detto che il vescovo Andrea è impegnato nella parte liturgica di ..."

poi

2. “as Bishop Andrew's liturgy. “ ("liturgia dal Vescovo Andrea. ")

poi
3. “Bishop Andrew continued his custom of using the New ICEL translation of Ecce Agnus Dei.” ( Il vescovo Andrea ha continuato la sua abitudine di utilizzare la nuova traduzione ICEL di Ecce Agnus Dei".)

Secondo me, certo, chiaramente non è un vescovo Cattlico. Era una volta chiamato "vescovo" nella Chiesa eretica Inglese. Ora è un sacerdote della Chiesa Cattolica Romana.

Se mi sbaglio su questo punto, allora, prevedo qualche problemà in avanti, forse dovrei andare da Canterbury ?

In tutto caso, Benvenuto Reverendo Burnham (Don Andrea).

Jeremiah Methusela

Anonimo ha detto...

"Anglicani in comunione con Roma" è una definizione con qualche ambiguità, ma di per sé non sbagliata e non contraddittoria rispetto all'altra.
Le perplessità dell'autore del blog, invece, sono senz'altro più fondate. Certo che le difficoltà psicologiche sono IMMENSE!

Mauro ha detto...

È vero, le difficoltà psicologiche sono immense. Rinnegare il proprio passato è qualcosa che resta difficile da fare in toto, ed infatti non pensavo che potesse accadere, sinceramente. Ma spero che l'eloquenza dei segni sacramentali possa parlare più e meglio di certe parole, anche perché per unirsi a Roma hanno voluto obbedire a quei segni, che inevitabilmente hanno tracciato un preciso cammino per il loro futuro. Anche i posteri anglicano-cattolici, sono fiducioso, ascolteranno molto più facilmente l'evidenza del linguaggio sacramentale, per elaborare la propria storia, almeno fin quando sarà conservata la piena comunione con Roma.

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