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mercoledì 1 giugno 2011

La lettera del Papa al Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il ritornello è sempre lo stesso, ma pochi rispondono

Ieri è uscita la lettera che Benedetto XVI ha inviato al Pontificio Istituto di Musica Sacra, il "conservatorio del Papa", tramite il Card. Grocholewski, Gran Cancelliere dell'Istituto. Quest'anno si celebrano i 100 anni dalla fondazione di questa accademia per la promozione del canto liturgico, voluta da San Pio X.


Ecco il passaggio saliente, teologico-musicale, della lettera del Papa [commenti personali in rosso]. Nella sua interezza la trovate qui.

"Un aspetto fondamentale, a me particolarmente caro, desidero mettere in rilievo a tale proposito: come, cioè, da san Pio X fino ad oggi si riscontri, pur nella naturale evoluzione, la sostanziale continuità del Magistero sulla musica sacra nella Liturgia [Non c'è dubbio: se stiamo ai documenti c'è una impressionante unità di insegnamento. Il punto è: come mai esso è totalmente disatteso? E non tanto per mancanza di capacità, ma per motivi più ideologici. Un vero e proprio rifiuto dei principi che il Concilio Vaticano II ha distillato dalla tradizione precedente, riformulato per l'oggi e limpidamente riproposto]. In particolare, i Pontefici Paolo VI eGiovanni Paolo II, alla luce della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, hanno voluto ribadire il fine della musica sacra, cioè "la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli" (n. 112), e i criteri fondamentali della tradizione, che mi limito a richiamare: il senso della preghiera, della dignità e della bellezza; la piena aderenza ai testi e ai gesti liturgici; il coinvolgimento dell’assemblea e, quindi, il legittimo adattamento alla cultura locale, conservando, al tempo stesso, l’universalità del linguaggio; il primato del canto gregoriano, quale supremo modello di musica sacra, e la sapiente valorizzazione delle altre forme espressive, che fanno parte del patrimonio storico-liturgico della Chiesa, specialmente, ma non solo, la polifonia; l’importanza della schola cantorum, in particolare nelle chiese cattedrali. Sono criteri importanti, da considerare attentamente anche oggi. [Basta confrontarsi con queste righe per fare un esame di coscienza, in particolare riguardo la formazione musicale del futuro clero... Speriamo che i rettori dei seminari leggano questa lettera...senza riderci sopra]. A volte, infatti, tali elementi, che si ritrovano nella Sacrosanctum Concilium, quali, appunto, il valore del grande patrimonio ecclesiale della musica sacra o l’universalità che è caratteristica del canto gregoriano, sono stati ritenuti espressione di una concezione rispondente ad un passato da superare e da trascurare, perché limitativo della libertà e della creatività del singolo e delle comunità. [Il Papa, ottimista, dice "a volte" si è ritenuto trascurabile e sorpassato il patrimonio di musica e canto della Chiesa. E' purtroppo vero il contrario: a volte si è salvato qualcosa, nonostante le norme, le carte bollate, i libri, il buon senso, il gusto estetico e tutto quello che volete, tra cui - fondamentale - il testo biblico che era sempre la base del canto sacro]. Ma dobbiamo sempre chiederci nuovamente: chi è l’autentico soggetto della Liturgia? La risposta è semplice: la Chiesa. Non è il singolo o il gruppo che celebra la Liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività [affermazione che diverrà proverbiale, da mettere tra le perle di papa Benedetto]. La Liturgia, e di conseguenza la musica sacra, "vive di un corretto e costante rapporto tra sana traditio legitima progressio", tenendo sempre ben presente che questi due concetti - che i Padri conciliari chiaramente sottolineavano - si integrano a vicenda perché "la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso" (Discorso al Pontificio Istituto Liturgico, 6 maggio 2011)."

AMEN.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi associo all'AMEN finale.

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