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sabato 25 giugno 2011

Quando la vecchiaia fa brutti scherzi alla memoria. Il caso del Card. Policarpo e le donne prete

Pare che il cardinale di Lisbona, già suonati per lui i canonici 75 anni d'età che chiederebbero la pensione, ha avuto una proroga di un paio d'annetti. E ha pensato di festeggiare la cosa rilasciando una lunga intervista, in cui - ahinoi - sproloquia su questioni che potevano essere dibattute negli anni '80, ma che oggi sono definitivamente risolte. Mi riferisco all'ordinazione sacerdotale delle donne, che il Cardinale "smemorato" pensa sia ancora una questione teologica di primo piano nella Chiesa Cattolica, e non ricorda (speriamo che lo sappia) che Papa Giovanni Paolo II l'ha già sciolta nel 1994 (leggi qua).
Forse bisogna rivedere i due anni di proroga.... Leggete, per vostra informazione, la notizia che dà Tornielli sul nuovo VaticanInsider. E Tornielli è un tipo che di solito non sobbalza per quasi nulla, ma stavolta è sorpreso dalla poca memoria del Cardinale, pur a proposito di materia non piccola né oggetto di dibattito.

Il patriarca di Lisbona: "Non ci sono ragioni teologiche per escludere le donne dal sacerdozio"

Secondo quanto dichiarato in un’intervista dal cardinale José da Cruz Policarpo, il problema consiste soprattutto in una “forte tradizione, che viene da Gesù”

ANDREA TORNIELLI ROMA
Le donne prete ci saranno «quando Dio vorrà», al momento è meglio «non sollevare la questione». Ma non c’è «alcun ostacolo fondamentale» dal «punto di vista teologico» per le donne sull’altare a dir messa. Si tratta, invece, di «una tradizione» che risale ai tempi di Gesù. Lo ha detto il cardinale José da Cruz Policarpo, settantacinquenne patriarca di Lisbona, appena confermato per altri due anni alla guida della diocesi della capitale portoghese.

Policarpo ha rilasciato una lunga intervista al mensile «OA», il magazine dell’ordine degli avvocati del Portogallo, rilanciata da un’agenzia portoghese. E ha spiegato che al riguardo del sacerdozio femminile «la posizione della Chiesa cattolica si basa molto sul Vangelo, non ha l’autonomia di un partito o di un governo. Si basa sulla fedeltà al Vangelo, alla persona di Gesù e a una tradizione molto forte ricevuta dagli apostoli».

«Giovanni Paolo II – ha continuato Policarpo – in un certo momento è sembrato dirimere la questione». Il riferimento è alla lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (1994), uno dei documenti più brevi di Giovanni Paolo II, con il quale il Papa, dopo la decisione della comunione anglicana di aprire alle donne prete, ribadiva che la Chiesa cattolica non l’avrebbe mai fatto.

«Penso – ha detto il cardinale Policarpo – che la questione non si possa risolvere così. Teologicamente non c’è alcun ostacolo fondamentale (alle donne prete, ndr); c’è questa tradizione, diciamo così: non si è mai fatto in altro modo».

 Alla domanda dell’intervistatrice, incuriosita dall’affermazione del porporato sul fatto che non esistono ragioni teologiche contro le donne prete, Policarpo ha risposto: «Penso che non ci sia alcun ostacolo fondamentale. È un’uguaglianza fondamentale di tutti i membri della Chiesa. Il problema consiste in una forte tradizione, che viene da Gesù e dalla facilità con cui le Chiese riformate hanno concesso il sacerdozio alle donne».
  
Il patriarca di Lisbona ha anche spiegato di ritenere la richiesta delle donne prete un «falso problema», perché le stesse ragazze che gli pongono la domanda, poi scuotono la testa quando lui controbatte se sarebbero disposte a diventare sacerdoti.

Le affermazioni del porporato portoghese sono destinate a far discutere. Un anno dopo quella lettera di Giovanni Paolo II venne infatti posto un questito (dubium) alla Congregazione per la dottrina della fede, allora guidata dal cardinale Joseph Ratzinger e dal segretario Tarcisio Bertone. Si chiedeva se «la dottrina, secondo la quale la Chiesa non ha la facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, proposta nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, come da tenersi in modo definitivo, sia da considerarsi appartenente al deposito della fede». La risposta, approvata da Papa Wojtyla, fu «affermativa».
  
La Congregazione spiegò che «questa dottrina esige un assenso definitivo poiché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall’inizio, è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale», e dunque «si deve tenere sempre, ovunque e da tutti i fedeli, in quanto appartenente al deposito della fede».

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