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lunedì 21 novembre 2011

La fonte e l'interpretazione della Festa della Presentazione della B.V. Maria al Tempio.

La presentazione al Tempio secondo Tiziano Vecellio
Il Protovangelo di Giacomo è un venerando testo apocrifo del II secolo cristiano, tutto volto a glorificare la verginità perpetua di Maria e la sua persona, probabilmente contro le prime eresie sulla concezione di Cristo. Solo nel V secolo il II Concilio di Costantinopoli (553) definì il dogma di fede della perpetua verginità di Maria (aeiparthénos = semprevergine), prima, durante e dopo il parto dell'Unigenito Figlio di Dio. 
Il Protovangelo si propone come un vero e proprio "midrash" cristiano, una rilettura esegetica - sotto forma di narrazione - dei vangeli dell'infanzia di Gesù e degli eventi precedenti la sua nascita. Da esso provengono parecchie delle tradizioni riguardanti la Vergine Maria. Considerato di grande valore nell'antichità (ne fa fede l'elevato numero di manoscritti e traduzioni), questo "vangelo mariano" ci parla della Natività di Maria (da cui la festa dell'8 settembre), ci riporta i nomi dei genitori della Vergine (da qui la festa dei santi Gioacchino e Anna) e ci racconta in particola l'episodio della presentazione di Maria al Tempio, per sciogliere il voto fatto dai suoi santi genitori (da cui la festa odierna, che san Pio V aveva abolito dal Messale perchè non fondata nella Scrittura, ma che era poi pian piano tornata).
Vi riporto il cap. 7 e l'inizio dell'8 che ci trasmettono il racconto. Tutto è costruito per riecheggiare l'offerta sacrificale e l'alleanza fra Dio e Abramo riferita da Gen 15: non è un caso il riferimento alla fiaccola accesa e l'età di tre anni, sottolineata nel protovangelo di Giacomo. E' l'età delle vittime per il sacrificio. La festa celebra dunque la presenza di Dio nel mezzo della sua Chiesa, rappresentata da Maria, che continua a offrirsi insieme a Cristo nella perpetua liturgia eucaristica, la Nuova ed Eterna Alleanza. L'essere nutrita dall'Angelo, indica che la Chiesa, come Maria, è nutrita con il Pane del cielo mentre rimane nel Tempio dell'Altissimo.


PROTOVANGELO DI GIACOMO, FRATELLO DEL SIGNORE
Capitolo 7
[1] Per la bambina passavano intanto i mesi.
Giunta che fu l'età di due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita".
Anna rispose: "Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre". Gioacchino rispose: "Aspettiamo".
[2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore".
Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore.
Il sacerdote l'accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni.
Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione".
[3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.

Capitolo 8
[1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s'era voltata indietro.
Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

Icona bizantina dell'Ingresso della Theotokos al Tempio

10 commenti:

Sergio ha detto...

Il "Padrone"? il "Padrone Iddio"? ma chi scrive? O meglio chi traduce dall'inglese in questo modo?

Antonino ha detto...

"Spesso l'ignoranza è pari solo alla superbia" dice un proverbio cinese. Caro amico , ma dove vive? Qui devo proprio difendere il nostro blogger. Prima di tutto è evidente che non si tratta di una traduzione dall'inglese (?) ma dal greco. Secondariamente: la traduzione è giusta, ma forse la disturba. Pazienza. Nel II secolo non parlavano come oggi.
Le incollo qui sotto l'originale, che come vede nomina Dio con l'appellativo greco di "déspota": ovviamente non è il caso di tradurre pedissequamente "despota" in italiano. Meglio la traduzione offerta.
La frase che non piace a Sergio dice: Οι γονείς της επέστρεψαν γεμάτοι θαυμασμό και δοξάζοντας τον δεσπότη Θεό, γιατί η κόρη τους δεν στράφηκε προς τα πίσω.

Un saluto e un grazie al frate che ci posta queste riflessioni.

Antonino ha detto...

Scusatemi ancora: piuttosto però ritoccherei la traduzione in altro modo. Invece di dire che "i genitori scesero...", sarebbe proprio meglio tradurre "i genitori se ne andarono, o tornarono a casa...". Saluti

Sergio ha detto...

Quanto la fa lunga,signor Antonino. Usi un po' di buon senso. Non le piace despote? Bastava usare Signore: stesso significato e più dolce alle nostre orecchie. Tutto qua. La traduzione letterale spesso orrida in italiano la si vede di frequente dall'inglese. Giornalisti,scrittori e traduttori sono una razza pigra. Davo per scontato che il traduttore avesse davanti Lord. Del resto nel brano qui sopra si notano altre cose sgradevoli:il padrone non mandi contro di noi...danzò con i suoi piedi..e altro. Per quanto riguarda: scesero.. furono salite, la traduzione è corretta secondo l'uso ebraico,alyiah, 'olim. Si sale al tempio e si scende dal tempio. Non lo sapeva ,signor Antonino?

Antonino ha detto...

Ma perseverare non era diabolico? Caro Sergio, qui non c'entra né l'inglese né l'ebraico (in cui non mi avventuro, pur avendo in gioventù dato ad esso più di un'occhiata), ma la precisione nel tradurre.
In effetti, a suo conforto, nel testo greco comune, il discorso di Gioacchino ad Anna riporta (traduzione mia): "...affinché il Signore (Kyrios) non mandi contro di noi LA SUA IRA e la nostra offerta riesca sgradita". Ma è probabilmente un adattamento moderno rispetto all'originale antico. Altri traduttori, infatti, mantengono "non mandi contro di noi", nel senso "non si rivolti contro di noi", oppure "non mandi a noi", nel senso di "mandi a richiedere la promessa fatta (e non ancora mantenuta)". Comunque tutte queste disquisizioni, capisco bene, non c'entrano nulla e non sono interessanti per molti.
Kyrios, invece, lo si traduce normalmente con Signore (Dominus = Lord). Perciò altri sinonimi, tipo Despotes, dovrebbero essere tradotti con altre parole, per es. Padrone (in inglese troveremmo "Master" non Lord).
Nella liturgia greca "Despota" appare spesso nelle preghiere, anche accanto a Kyrie: Δέσποτα Κύριε ὁ Θεὸς ἡμῶν..... "Padrone e Signore Dio nostro.....".

A.R. ha detto...

Buoni! Non aizziamo polemiche per ogni cosa, suvvia, vogliatevi bene.

Sergio ha detto...

Tradurre despotes con padrone,così come la Madonna viene chiamata despina,e quindi padrona,è orrendo al nostro orecchio e certamente lo era altrettanto ai credenti di mille anni fa. Escluso il signor Antonino,naturalmente. Non si traduce col dito sul vocabolario ma col cuore.

Sergio ha detto...

Dimenticavo: non era mia intenzione criticare il fratello che conduce il blog. Lo stimo e non per niente cerco il suo blog non appena apro il mio iPad. Se si ritiene offeso gli porgo le mie scuse. Se sono intervenuto forse bruscamente è perchè ritenevo che il brano fosse riportato e tradotto da altri e siccome leggo inglese mal tradotto ogni giorno credevo di leggere un Lord,normale nelle preghiere in inglese,che si traduce Signore,e mi è scappato un basta! silenzioso tra me e me. Giorni fa in un articolo leggevo: "..la via verso la Risposta", che in italiano non vuol dire niente. Il traduttore sciatto ha preso l'uso moderno della parola ebraica teshuvà e ha scritto Risposta,mentre il contesto parlava di conversione interiore e il significato era: Pentimento. Mi dilungo un po' su questo argomento,false traduzioni e anacronismi, sopratutto dall'ebraico, perchè se ne sentono spesso nelle omelie. Si è buttato via il latinorum per sostituirlo con strafalcioni in ebraico. Un saluto cordiale al padre-padrone...scusate,despota,del nostro amato blog.

A.R. ha detto...

Sì, effettivamente sono il Blog-Master, e non mi offendo proprio, anche perchè non ho fatto io la traduzione in questione, ma ho fatto un veloce copia-incolla. Comunque non avevo pensato che in italiano traduciamo tutto con Signore. Come potremmo tradurre nella nostra bella lingua 'Despota' nel senso greco/liturgico?

Sergio ha detto...

Lascio a esperti filologi e teologi la risposta. Nell'attesa possiamo usare "Re",suppongo. Il senso potrebbe essere lo stesso e ,sebbene repubblicani ossequenti alla sacra costituzione italiana, il termine sarebbe conosciuto,usato e anche esteticamente accettabile. Mi viene in mente che anche gli ebrei lo usano spessissimo: avinu malkenu,nostro padre nostro re.

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