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venerdì 14 settembre 2012

Croce e basilico e perchè la festa di oggi si chiama così. Con contorno di canti bizantini

Il kontakion della festa dell'Esaltazione della venerabile Croce datrice di vita in slavonico ecclesiastico, con traduzione dai libri liturgici della comunità cattolica bizantina di Roma:



Вознэсыися на крэст волэю, тэзоимэнитому ныне граду твоэму, щэдроты твоя даруй Христэ Божэ, возвэсэли силою своэю Православныя Християны, победы дая им насопостаты, пособиэ имущу твоэ оружиэ, миру нэпобедимую победу

Tu, che sei stato innalzato volontariamente sulla croce, o Cristo Dio, concedi le Tue misericordie al nuovo modo di vivere che trae il suo nome da Te. Nella Tua forza rallegra i nostri governanti, dando loro la vittoria contro i nemici: abbiano la Tua alleanza come arma di pace e trofeo invincibile.

Una tradizione greca, per la festa di oggi, è di poggiare la Croce su un letto di foglie di basilico profumato: come dice il nome, questa è l'erba del Re (basileus). Spiega Manuel Nin, Rettore del Pontificio collegio greco di Roma:
Alla fine del mattutino si svolge il rito dell'esaltazione e della venerazione della santa Croce. Il sacerdote prende dall'altare il vassoio che contiene la Croce preziosa collocata in mezzo a foglie di basilico - l'erba profumata che, secondo la tradizione, era l'unica a crescere sul Calvario e che attorniava la Croce quando fu ritrovata - e in processione lo porta tenendo il vassoio sulla sua testa fino alla porta centrale dell'iconostasi e in mezzo alla chiesa. Lì depone il vassoio su un tavolino, fa tre prostrazioni fino a terra e, prendendo in mano la Croce con le foglie di basilico, guardando a oriente, la innalza sopra il proprio capo, poi l'abbassa fino a terra e infine traccia il segno di croce, mentre i fedeli cantano per cento volte "Kyrie eleison". Ripetendo questa grande benedizione verso i quattro punti cardinali e di nuovo verso oriente, il sacerdote invoca la misericordia e la benedizione del Signore sulla Chiesa e sul mondo intero. Al termine, il sacerdote innalza la Croce e con essa benedice il popolo che poi passa a venerarla e riceve delle foglie di basilico, per ricordare il buon profumo del Cristo risorto che tutti i cristiani sono chiamati a testimoniare nel mondo.
Questo costume bizantino ci viene mostrato nel video seguente, dove si canta in greco il tropario della festa:



Σώσον, Κύριε, τον λαόν Σου και ευλόγησον την κληρονομίαν Σου, νίκας τοις βασιλεύσι κατά βαρβάρων δωρούμενος και το σον φυλάττων, δια του Σταυρού Σου, πολίτευμα.

Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità. Concedi ai nostri governanti la vittoria sui barbari e custodisci con la tua Croce il nostro modo di vivere secondo i tuoi comandamenti

La diocesi di Lucca, dove oggi si festeggia il crocifisso detto "Santo Volto", ci fornisce un utile documento che riassume i motivi della odierna festività. Riporto la parte centrale, che più interessa:

La festa dell’Universale Esaltazione della Preziosa e Vivificante Croce è nata a Gerusalemme. L’origine risale al IV secolo e si collega alla consacrazione, il 13 settembre 335, della doppia basilica della Risurrezione e della Croce costruite da Costantino ed Elena. Questa consacrazione fu celebrata ogni anno a Gerusalemme e in seguito a Costantinopoli e nelle Chiese che seguirono la sua tradizione. La festa durava 8 giorni, il primo giorno si celebrava alla basilica della Risurrezione, il secondo, il 14 settembre, al martyrion costruito
sopra la cripta dove era stata trovata la croce. In questo giorno veniva mostrata a tutti la reliquia della croce salvifica. Man mano questa esposizione della croce – chiamata esaltazione – si sviluppò e passò anche nelle altre chiese. Andrea di Creta descrive il momento come avveniva verso il 700:
“i pontefici … salgono al gradino più elevato della Chiesa. Portando in alto la Croce gloriosa ed infinitamente adorabile, la ‘esaltano’. E sollevandola più volte verso il cielo, la mostrano ai popoli”. E nel secolo X nella grande Chiesa di Costantinopoli “il Patriarca sale sull’ambone… prende la croce nelle mani e la ‘esalta’… Il popolo canta ‘Signore pietà” per la prima, la seconda e la terza esaltazione. Dopo la terza, il Patriarca scende dal gradino e si fa l’adorazione del venerabile legno”.
    Nel XIV secolo ci sono alcuni ritocchi a questo rito e si giunge a precisare che la croce deve essere ‘esaltata’ verso i quattro punti cardinali mentre il popolo deve cantare Signore pietà per 100 volte.
Il rito viene compiuto anche oggi. Il celebrante, facendo una breve processione si porta al centro della chiesa e innalza la reliquia della Croce sopra la propria testa, nello stesso momento il popolo canta Signore pietà; la croce viene rivolta poi verso i punti cardinali suggerendo motivi di preghiera; rivolto a sud invita a pregare per il vescovo e per tutti i cristiani, rivolto a occidente per la città per ogni città e paese e i loro abitanti, guardando a nord invita a pregare per la salvezza di tutti i cristiani e per il perdono dei loro peccati e infine rivolto a oriente invita a pregare per quanti lavorano per la chiesa dove si celebra. Il significato del rito è chiaro: la Croce evoca la passione del Cristo che libererà il mondo dall’inganno dell’errore e da ogni schiavitù, lo illuminerà della luce della risurrezione e lo trasformerà nell’immagine della gloria di Dio: è questa la grande misericordia che il popolo invoca ripetendo Signore pietà. E’ facilmente comprensibile il retroterra scritturistico in riferimento all’innalzamento sia nei testi del libro dei Numeri (cap. 21) che di Giovanni
(cap. 3), (testi proclamati anche nella Liturgia latina della festa).
     La croce viene poi deposta all’interno di un grande piatto ricolmo di basilico su un tavolo al centro della chiesa; qui si recano tutti, clero e fedeli che prostrandosi adorano la croce e ricevono un rametto di basilico (il motivo per cui viene usata questa piantina si fa risalire al fatto che sul Golgota, dove fu trovata la croce, cresceva abbondantemente quest’erba odorosa). Giovanni Damasceno precisa la natura dell’atto di adorazione alla croce, è un’adorazione di onore perché l’onore reso all’immagine passa al prototipo e colui
che adora l’immagine adora la sostanza di ciò che vi è rappresentato.
    Gli inni della festa sottolineano che la Croce è l’espressione e il punto culminante di tutta la passione salvifica di Cristo; è un infinito abbassamento: ma gli innografi vedono anche il valore salvifico e pertanto glorioso dello scandalo della Croce: appena l’albero della tua croce fu piantato, o Cristo, si scossero le fondamenta della morte, o Signore; ciò che con brama aveva inghiottito, l’ade lo rese con tremore”
L'Esaltazione della Croce con santi francescani (notate a destra il nostro Sant'Antonio)
Arte popolare peruviana del XVII sec. - Bottega di Lorenzo Pardo - Lima

3 commenti:

sergio ha detto...

Se ci fosse un rito simile nella nostra chiesa,come pensa che sarebbe accettato dai preti? Lo cancellerebbero come cascame di tradizioni oscure e da analfabeti,così come hanno fatto,come fanno di continuo. Il nostro parroco ha fatto togliere una statua di s.Carlo che stava da sempre sull'altare maggiore di una chiesetta, quasi una cappella di campagna, intitolata al santo,con la spiegazione che il culto va prima di tutto a Dio e non alle sue creature. Con gente simile vuol parlare di basilico in chiesa? Meglio sarebbe il rosmarino, per togliere un pò del selvatico.

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Anonimo ha detto...

condivido queste affermazioni, certi preti con la scusa dell'adorazione a Dio e alla parola hanno distrutto tutto!
volevo dire che da noi in sardegna, dopo secoli di dominazione bizantina, abbiamo ancora l'uso del basilico per le feste che viene posto vicino ai santi nelle feste e poi benedetto e portato a casa, in particolare per la festa della vergine Assunta, il cristo il re lei la regina, infatti la festa del 15 è anche detta la "pasqua di maria"

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