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giovedì 21 marzo 2013

Il vescovo di Roma non viene "intronizzato", ma l'Arcivescovo di Canterbury sì. Lo fanno dire a Papa Francesco!

insediamento del nuovo arcivescovo primate della comunione anglicana.
C'è qualcuno nelle stanze vaticane che gioca qualche "sgambetto lessicale" a Papa Francesco. Ormai lo sappiamo: il nuovo Pontefice ha un particolare fastidio per troni, poltrone e strapuntini, tanto che padre Lombardi il 18 marzo scorso ricordava ai giornalisti, tentati dall'uso di parole inappropriate, che la Messa del giorno dopo sarebbe stata "l'inizio del ministero petrino di papa Francesco", non "l'intronizzazione" perchè il Papa non è un re (vedi qui sul sito di Repubblica). E' così almeno dal 1978, non da pochi giorni insomma, ma ai giornalisti piace  troppo "intronare" i Papi.... e continuano allegri con i loro titoloni (vedi qui).

Eppure oggi il Vescovo di Roma che rifiuta il trono per sé, si rallegra con l'Arcivescovo di Canterbury, capo degli Anglicani, che viene "intronizzato" a sua volta. Infatti il Papa ha scritto oggi in inglese al Dott. Justin Welby un "Messaggio del Santo Padre Francesco all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby in occasione della cerimonia di intronizzazione (21marzo 2013)" in cui si dice proprio:
I wish in turn to offer my greetings and best wishes on the occasion of your Enthronement at Canterbury Cathedral.
Anche nel titolo/spiegazione in lingua italiana viene usato il regale vocabolo. Eppure  sul sito ufficiale dell'Arcivescovado di Canterbury viene spiegato chiaramente, a proposito della cerimonia di oggi, che: "The modern term would be inauguration, but 'enthronement' remains appropriate".
Appropriato forse da un punto di vista "mondano", ma del tutto "inappropriato" sulla penna di Papa Francesco, che certo non vuole augurare agli altri quello che non ritiene adatto a sé (ben più dell'arcivescovo di Canterbury c'è qui...). Felicitarsi per "l'inaugurazione" del ministero anglicano sarebbe stato molto più in linea con gli ideali del Santo Padre.
Si poteva al limite ricorrere alla bellissima e adattissima dicitura italiana "insediamento", visto che si tratta in fondo di prendere la "sede episcopale". O meglio "le sedi", visto che si tratta di un duplice insediamento su due distinte "cattedre": come pastore diocesano di Canterbury e come Primate della Chiesa d'Inghilterra (pare quasi che - a differenza di quanto avviene con il Papa - queste due cariche possano essere separate, devo approfondire...). Tuttavia qualche zelante minutante ecumenico ha preferito - a nome dell'umile Francesco - utilizzare apposta un termine ampolloso e curiale, che senz'altro suona come una nota stonata e difficilmente uscita dal sacco del firmatario.

La cosa è resa ancor più visibile perchè, tra l'altro, solo poche settimane fa, il 4 febbraio, in occasione del messaggio per la formale investitura del capo degli anglicani, Papa Benedetto XVI aveva parlato dell'"installation" del nuovo arcivescovo (vedi qui), riferendosi all'inaugurazione del suo ministero per il quale pregava (stranamente anche questo messaggio è stato diffuso tardivamente solo oggi). Il vocabolo inglese "installation" è ormai di uso corrente (vedi qui) e ufficiale anche nei testi della Chiesa d'Inghilterra, dove si parla più volentieri di "installation" che di "enthronement", nonostante la monarchia e i riti ad essa legati siano ovviamente vivi e vegeti nelle isole britanniche, non sentiti però più adatti ai rappresentanti del "potere spirituale" della Chiesa di Stato.
E dire che a Londra non hanno p. Lombardi in sala stampa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

A cosa serve cambiare i nomi ma non la sostanza delle cose...?!
Gix

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