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sabato 13 aprile 2013

L'anniversario del "beatino", il seminarista martire Rolando Rivi

Il 28 marzo scorso Papa Francesco ha firmato il decreto finale per il via libera alla beatificazione di Rolando Rivi, seminarista di 14 anni e martire. Ucciso alla fine della II guerra mondiale, nei giorni dei "regolamenti dei conti", da alcuni partigiani che odiavano la sua veste talare "clericale". Rolando, infatti, non aveva voluto svestirsene nonostante fosse sfollato, a casa dal seminario. Oggi ricorre l'anniversario della sua nascita al cielo (13 aprile 1945), probabilmente l'anno prossimo sarà ufficialmente la sua festa.
Particolare rilievo avrà stasera la celebrazione che si svolgerà nel Duomo di Modena, alle 18, in memoria del martirio del "beatificando" Rolando Rivi, a cui sarà presente il vescovo Massimo Camisasca. Nell'occasione l’arcivescovo di Modena Lanfranchi darà l’annuncio ufficiale dell’avvenuta autorizzazione da parte del Santo Padre per procedere all'elevazione del giovanissimo Rolando alla gloria degli altari.
E ora qualche cenno sulla storia di Rolando Rivi (qui la sua scheda su Santiebeati):

Nato a San Valentino, frazione di Castellarano, secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, entrò nel seminario di Marola nell'autunno del 1942 ma nel 1944, in seguito all'occupazione tedesca del paese, fu costretto a ritornare a casa. Non smise però di sentirsi seminarista né di indossare l'abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona che avevano portato anche all'uccisione di alcuni sacerdoti.
Il 10 aprile 1945 fu preso da un gruppo di partigiani comunisti che costrinsero il ragazzo quattordicenne a seguirli nella boscaglia e, dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano. Fecero con la sua veste una palla di stracci e ci giocarono a calcio.
Seguendo le indicazioni di alcuni partigiani, comprese quelle dello stesso assassino, la sera del 14 aprile Roberto Rivi e don Alberto Camellini, curato di San Valentino, ne ritrovarono la salma che presentava il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e le due ferite mortali, una alla tempia sinistra e l’altra all'altezza del cuore. L'indomani lo trasportarono a Monchio, dove ebbe esequie e sepoltura cristiane.
Dopo la Liberazione, il 29 maggio 1945 la salma fu traslata e tumulata nel cimitero di San Valentino, con l'omaggio di tutti i parrocchiani. Essendo divenuta la sua tomba meta di pellegrinaggi, il 26 giugno 1997, con una solenne cerimonia, gli venne data nuova sepoltura all'interno della chiesa di San Valentino, nel sacrario dei parroci della pieve.
Dopo una serie di guarigioni riconosciute miracolose ottenute con la sua intercessione, il 7 gennaio 2006 è stata aperta dall'arcidiocesi di Modena la sua causa di canonizzazione. Nel maggio 2012, la competente commissione vaticana dei teologi "censori" ha approvato la validità del suo martirio in odium fidei.

1 commento:

Giacomo ha detto...

E' morto per non rinnegare la sua fede ma soprattutto per non togliersi quell'abito che dava tanto fastidio ai nemici della Chiesa e di Cristo.
Oggi la stragrande maggioranza dei sacerdoti non vuole più portare la talare e spesso si veste con normali abiti borghesi, proprio come volevano i nemici della Chiesa e di Cristo!

E' morto per niente?

Speriamo nelle nuove generazioni di sacerdoti...
Rolando Rivi ora pro nobis!

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