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sabato 27 aprile 2013

Papa Francesco, le "aspettative surriscaldate" e il magistero papale

Parla proprio di "aspettative surriscaldate", nel suo articolo del 26/4, il celebre vaticanista statunitense John L. Allen jr, che lavora per il National Catholic Reporter (un giornale americano che di cattolico pare avere ben poco, essendo sempre in guerra con l'episcopato, il papato e invece a completo sostegno delle suore della LCWR contro la Congregazione della Fede...).
Comunque gli scritti di Allen sono sempre interessanti e offrono una prospettiva di approfondimento e ragionamento sconosciuta a molti vaticanisti "di superficie". Anche chi non si riconosce nelle sue posizioni non  proprio schierate per la "continuità", apprezza tuttavia il tentativo di analisi e di una certa obiettività.
La lettrice-commentatrice Mariateresa mi ha fatto notare stamattina questo pezzo intitolato: "Francis and the risk of overheated expectations" (Francesco e il rischio delle aspettative surriscaldate) che vi consiglio caldamente di leggere in lingua originale.

Mi limito a sunteggiare e tradurre solo qualche parte, con qualche commento inframezzato.
Il discorso di John Allen inizia così:
Nonostante l'impressione popolare secondo cui Papa Francesco rappresenti una forte cesura con il passato, quanti ricordano i primi gironi del pontificato di Benedetto non possono fare a meno di essere colpiti da alcuni evidenti parallelismi con ciò che abbiamo visto lungo il mese scorso.
Allen fa notare che la prima apparizione di Papa Benedetto (con il famoso maglioncino nero) era stata salutata come una novità epocale, e così le sue parole sull'umile lavoratore nella vigna del Signore. Poi ricorda i gesti "mai visti" del Papa, quel suo andare a far le valige a casa, in piazza Leonina, e il suo suonare il campanello delle suore vicine di pianerottolo per salutarle prima di partire...

Per venire a cose più sostanziose, Allen richiama la dispensa di Benedetto all'attesa per la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, e la mette in parallelo con il "consiglio" di cardinali creato da Francesco: tutti e due - dice il giornalista - sono un ratificare i desideri espressi dai cardinali elettori durante le congregazioni generali.
Alla luce di queste e altre somiglianze, non si può non chiedersi se Francesco inciamperà pure lui in un altro parallelismo con il primo periodo del pontificato di Benedetto: il rischio delle attese surriscaldate.
A questo punto il cronista americano riporta che molti "tradizionalisti" sarebbero stati delusi dalla lentezza di Benedetto nella "riforma della riforma" della liturgia, per non parlare della sua tolleranza del dissenso e delle altrui opinioni. Queste cose, evidentemente, non si adattavano alle aspettative che si erano formate come "pregiudizi" nei confronti di un Papa che doveva essere "conservatore" e contrario ad ogni apertura. Papa Ratzinger, in questo senso, non agiva come molti avevano deciso dovesse agire. E ciò, per i lettori tipici del giornale su cui è l'articolo, fu un grande sollievo.

La stessa cosa, afferma argutamente Allen, anche se in senso opposto, può avvenire con Papa Bergoglio  (e questo per i lettori tipici di Allen è causa di grande rammarico).

Lasciando perdere gli esagitati del tradizionalismo che vedono come fumo negli occhi qualsiasi mossa di Francesco diversa da quelle care al suo predecessore (che siano diverse non c'è dubbio, che siano volutamente diverse per spirito di opposizione è proprio da escludere NdR), Allen cerca di interpretare i sentimenti dei "cattolici moderati", come li chiama, ovvero né progressisti liberal, né tradizionalisti arroccati.
Infatti mentre sostiene che i tradizionalisti agguerriti sono sperduti o arrabbiati, dice pure che, invece, i liberali progressisti non si aspettano molto da nessun Papa, per la bassa stima che  hanno "in generale" nei confronti della gerarchia! E qui ci prende davvero.
I moderati del gregge cattolico, tuttavia, sembrano quasi avere le vertigini per l'entusiasmo, ed tra questi che il pericolo di aspettative esagerate è più acuto.
Attenzione: moderati, nella terminologia del National Catholic Reporter non significa quello che molti pensano, cioè nella linea della "riforma nella continuità", ma piuttosto "moderatamente rivoluzionari", non radicali.
Tra questi Allen colloca, per esempio, i supporters delle suore sotto inchiesta e già bacchettate da Papa Francesco, e che ora pensano: "diamogli tempo,.... poi capirà". Quasi a dire - aggiungo io -: "non possiamo credere che il buon Papa sia davvero dalla parte della cattiva Congregazione della Dottrina della Fede", come se il Papa non dovesse più fare ciò per cui è eletto, ovvero aderire con tutto se stesso alla roccia della Fede su cui si fonda la Chiesa....

La domanda rimane dunque questa:
se Francesco si muoverà abbastanza velocemente e abbastanza in là, in modo da soddisfare i moderati tanto euforici per la sua elezione e che hanno già proiettato una serie piuttosto articolata di speranze e di sogni sul suo pontificato allo stato embrionale.
E subito dopo l'articolista aggiunge una frase ad effetto:
La verità è - in un certo senso è sorprendente - che la diffidenza non abbia già preso piede. 
Secondo Allen, insomma, alcune parole - più che gesti - del Papa non promettono nulla di rivoluzionario (e questo è fonte di rammarico per i suoi lettori). Suggerisce, anzi, implicitamente che i gesti del Papa tutti li guardano e li esaltano, ma le parole o non sono ascoltate o si fa finta che dicano altro, perché continuano a smentire i "pregiudizi" di attesa palingenesi.
Traduco l'ultima parte dell'articolo che mostra la selezione giornalistica a proposito di ciò che il Papa dice, e di cui Allen è ben cosciente:

Nella sua prima omelia, nella messa celebrata con i cardinali nella Cappella Sistina il giorno dopo la sua elezione, Francesco ha citato il romanziere francese Léon Bloy: "Chi non prega il Signore prega il diavolo" (vedi qui). Se qualcuno ne avesse avuto la propensione, quella frase avrebbe potuto essere vista come una spettacolare mancanza di delicatezza verso i non cristiani. Se fossimo in presenza di un papa che è entrato in ufficio portandosi dietro il bagaglio di essere "Rottweiler di Dio" piuttosto che di un uomo che già attirava recensioni ultraentusiastiche per l'umiltà e la semplicità, non è difficile immaginare i contrattempi che ne sarebbero scaturiti.
Martedì scorso, Francesco ha celebrato la Messa nella Cappella Paolina per il suo onomastico, la festa di San Giorgio, e ha incluso questa espressione: "Non è possibile trovare Gesù fuori della chiesa" Ancora una volta è facile immaginare come questa frase avrebbe suonato se fosse stata detta da Benedetto.
In realtà, è improbabile che sulla maggior parte delle questioni di fede e di morale Francesco presenti in futuro alcun reale scostamento sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI, e presto o tardi anche Francesco probabilmente si attirerà le stesse reazioni contrastanti, anche se la più intensa delusione nel suo caso proviene da un altro quartiere.
Il cappuccino p. William Henn ha accennato a questo pericolo il 19 aprile nel corso di una tavola rotonda su Francesco per fare il punto del primo mese di pontificato, promossa dall’Università romana condotta dai Gesuiti, la Gregoriana. A Henn era stato chiesto di dire qualche parola sulle reazioni negli Stati Uniti. Egli ha osservato che l'umiltà del nuovo papa gioca bene con gli istinti egalitari degli americani.
Henn ha poi aggiunto una nota di cautela: "Naturalmente, la sua dottrina su diverse questioni sarà fedele alla dottrina ufficiale della Chiesa cattolica in questi ultimi anni, e ciò non sarà ben accolto dalla stampa e da alcuni settori della società, e perfino da alcuni gruppi all'interno della Chiesa stessa. "
Inutile dire che questa non è certo una cautela che si adatta solamente agli Stati Uniti....
Rodari ieri dava per imminente addirittura un cambio epocale sulla "comunione" ai divorziati risposati, inanellando citazioni da ogni versante ecclesiale...se questo non è surriscaldare le aspettative...ditemi voi! John Allen ci ha preso proprio. Tosatti, invece, mi pare che sia oggi su una linea più obiettiva.

Leggete qui il testo originale 

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