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giovedì 27 giugno 2013

L'ultimo schiaffo dei vescovi Lefebvriani: adesso Papa Francesco sarà costretto a scomunicarli di nuovo?!

Foto-ricordo dell'Ordinazione illecita dei vescovi Lefebvriani
I tre vescovi Lefebrviani rimasti, dopo l'espulsione dalla Fraternità sacerdotale del negazionista (e mentalmente instabile) mons. Williamson, oggi osano festeggiare il 25° anniversario della loro illecita consacrazione episcopale, facendo una incondizionata apologia dello scismatico (e morto tale) che li ordinò e  calpestando la magnanima offerta di pace che Benedetto XVI fece loro con le discussioni dottrinali e soprattutto con il levar loro il fardello della scomunica conseguente all'atto stesso dell'ordinazione all'episcopato senza mandato papale.
Vi riporto l'intero testo in italiano che va consapevolmente contro il "Preambolo dottrinale" che papa Benedetto, limandolo e sistemandolo, aveva proposto come requisito irrinunciabile per la riconciliazione della Fraternità di San Pio X. Già un anno fa si era capito che mons. Fellay aveva dovuto capitolare e non firmare il Preambolo, eppure qualcuno sperava ancora. Ma quello che vediamo oggi ha tutta l'apparenza di una definitiva rottura.
Questa "dichiarazione" è una vera e propria "dichiarazione di guerra", che pubblicamente afferma in maniera definitiva il rifiuto dei testi del Concilio (e non solo della loro interpretazione errata "di rottura", che viene anzi fatta propria anche se in senso opposto all'ermeneutca liberale) e ribadisce il rifiuto pratico dell'autorità attuale della Sede Romana (accusata di essere irretita dall'errore).
Ora: rifiutare un Concilio Ecumenico riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, indipendentemente dal contenuto più o meno pastorale, è senza dubbio un atto formale di scisma, e come tale deve essere sanzionato dall'autorità. A mio parere, dopo le discussioni dottrinali e la proposta del "preambolo", ci troviamo di fronte  anche al rigetto formale di proposizioni dottrinali che il Papa stesso aveva chiesto di sottoscrivere. In questo caso si deve parlare di eresia vera e propria. L'eresia mescola verità a esagerazioni, rigonfiamenti, rendendo falso il risultato. Il non voler obbedire e mantenere l'unità con la Chiesa di Roma, è comunque - proprio nella Tradizione cattolica - motivo sufficiente per sentirsi in difetto "di fede", perché contesta nella pratica la definizione dogmatica del Primato di giurisdizione del Romano Pontefice sancito al Concilio Vaticano Primo (non Secondo!).
La chiara posizione dei vescovi Lefebvriani e la loro conclamata voglia di separazione dalla Chiesa Cattolica errante, comunque, non potrà che risultare in un salutare shock per quanti di loro non accetteranno questo passo e torneranno in seno alla Madre Chiesa (come già in tanti hanno fatto....).
Farà anche bene a quei cattolici tradizionalisti tentati dalla SSPX, che non si vogliono rendere conto che qui c'è in ballo ben più di gregoriano e latino, o di messa antica (che oggi - tra l'altro - ha piena cittadinanza nella Chiesa Cattolica), ma si tratta di posizioni dottrinali che minano la recezione di un Concilio Ecumenico e la sua corretta interpretazione (oggetto del solerte e limpido magistero di Benedetto XVI). 
Vi espongo il testo della "dichiarazione" di guerra con qualche commento, in attesa della risposta che Roma non potrà a lungo trattenersi dal dare.

1- Nella ricorrenza del 25° anniversario delle Consacrazioni Episcopali, i vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X intendono esprimere solennemente la loro gratitudine a Mons. Marcel Lefebvre e a Mons. Antonio De Castro Mayer per l’atto eroico [infelice scelta di termini!] che hanno avuto il coraggio di porre, il 30 giugno 1988. In particolare vogliono manifestare la loro filiale riconoscenza verso il venerato fondatore il quale, dopo tanti anni al servizio della Chiesa e del Sommo Pontefice, non ha esitato a subire l’ingiusta accusa di disobbedienza per la difesa della fede e del sacerdozio cattolico [stanno dicendo che la scomunica di Lefebvre non ha valore, non è stato disobbediente! Forse bisogna spiegar loro la differenza fra "sincerità" e "verità", percezione soggettiva e realtà di diritto].
2- Nella lettera che ci indirizzò prima delle consacrazioni, scriveva: “Vi scongiuro di rimanere attaccati alla sede di Pietro, alla Chiesa romana, madre e maestra di tutte le Chiese, nella fede cattolica integrale, espressa nei simboli della fede, nel Catechismo del Concilio di Trento, conformemente a quanto vi è stato insegnato in seminario. Rimanete fedeli nel trasmettere questa fede perché venga il regno di Nostro Signore.” E’ proprio questa frase che esprime le ragioni profonde dell’atto che si accingeva a compiere. “Perché venga il regno di Nostro Signore”, Adveniat regnum tuum. [Significato: il resto della Chiesa ha perduto l'integralità della fede]
3- Al seguito di Mons. Lefebvre affermiamo che la causa dei gravi errori che stanno demolendo la Chiesa non risiede in una cattiva interpretazione dei testi conciliari – in una “ermeneutica della rottura” che si opporrebbe ad una “ermeneutica della riforma nella continuità” – , ma piuttosto nei testi stessi [Questa affermazione è eretica, perché presuppone che il Concilio Ecumenico abbia fatto errori dottrinali, cosa che - per fede - un cattolico non può ammettere], a causa della scelta inaudita operata dal Concilio Vaticano II. Questa scelta si manifesta nei suoi documenti e nel suo spirito: di fronte all’ “umanesimo laico e profano”, di fronte alla “religione (poiché tale è) dell’uomo che si fa Dio”, la Chiesa, unica detentrice della Rivelazione “del Dio che si è fatto uomo”, ha voluto far conoscere il suo “nuovo umanesimo” dicendo al mondo moderno: “Anche noi, e più di chiunque altro, abbiamo il culto dell’uomo” (Paolo VI, Discorso di chiusura, 7 dicembre 1965) [citazione falsata, non rispettosa della traduzione ufficiale e tagliata ad arte: vedere per confronto il testo ufficiale in traduzione italiana o l'originale latino]. Ora, questa coesistenza del culto di Dio e del culto dell’uomo si oppone radicalmente alla fede cattolica che ci insegna a rendere il culto supremo e a riconoscere il primato esclusivamente al solo vero Dio e al suo Unigenito, Gesù Cristo, nel quale “abita corporalmente la pienezza della divinità” (Col. 2,9).
4- Siamo dunque obbligati a constatare che questo Concilio atipico, che ha voluto essere solo pastorale e non dogmatico, ha inaugurato un nuovo tipo di magistero, sconosciuto fino ad allora nella Chiesa, senza radici nella Tradizione; un magistero determinato a conciliare la dottrina cattolica con le idee liberali; un magistero imbevuto dei principi modernisti del soggettivismo, dell’immanentismo e in perpetua evoluzione, conformemente al falso concetto della tradizione vivente, in quanto altera la natura, il contenuto, il ruolo e l’esercizio del magistero ecclesiastico. [frasi di incredibile portata: si rigetta come falso il concetto di Tradizione vivente. Sarebbe bene andare a rileggere almeno i testi splendidi del Beato J.H. Newman prima di dire enormità del genere]
5- Per questo il regno di Cristo non è più la preoccupazione delle autorità ecclesiastiche, benché queste parole di Cristo: “Ogni potere mi è stato dato sulla terra e in cielo” (Mt 28,18) rimangano una verità ed una realtà assolute. Negarle nei fatti significa non riconoscere più in pratica la divinità di Nostro Signore. Così, a causa del Concilio, la regalità di Cristo sulle società umane è semplicemente ignorata, addirittura combattuta e la Chiesa è prigioniera di questo spirito liberale che si manifesta specialmente nella libertà religiosa, nell’ecumenismo, nella collegialità e nel nuovo rito della messa. [Qui si presentano i capi di accusa ben conosciuti e oggetto delle discussioni dottrinali degli anni precedenti]
6- La libertà religiosa esposta in Dignitatis humanae e la sua applicazione pratica da cinquant’anni conducono logicamente a chiedere al Dio fatto uomo di rinunciare a regnare sull’uomo che si fa Dio; il che equivale a dissolvere Cristo. Al posto di una condotta ispirata da una fede solida nel potere reale di Nostro Signore Gesù Cristo, noi vediamo la Chiesa vergognosamente guidata dalla prudenza umana e a tal punto dubbiosa di sé che chiede agli Stati soltanto ciò che le logge massoniche vogliono concederle: il diritto comune, nel mezzo e allo stesso livello delle altre religioni, che essa non osa più chiamare false.
7- Nel nome di un ecumenismo onnipresente (Unitatis Redintegratio) e di un vano dialogo interreligioso (Nostra Aetate) la verità sull’unica Chiesa è taciuta; così la stragrande maggioranza dei pastori e dei fedeli, non vedendo più in Nostro Signore e nella Chiesa Cattolica l’unica via della salvezza, hanno rinunciato a convertire i seguaci delle false religioni, lasciandoli nell’ignoranza dell’unica Verità. In questo modo l’ecumenismo ha letteralmente ucciso lo spirito missionario attraverso la ricerca di una falsa unità, riducendo troppo spesso la missione della Chiesa alla proclamazione di un messaggio di pace puramente terrena e ad un ruolo umanitario di sollievo alla miseria nel mondo, mettendosi così al seguito delle organizzazioni internazionali. [come in tutte le eresie anche qui c'è del vero, ma mescolato ad estremismi che lo rendono una caricatura dei problemi reali]
8- L’indebolimento della fede nella divinità di Nostro Signore favorisce una dissoluzione dell’unità dell’autorità nella Chiesa, introducendovi uno spirito collegiale, egalitario e democratico (cfr. Lumen Gentium). Cristo non è più il capo da cui deriva tutto, in particolare l’esercizio dell’autorità. Il Sommo Pontefice, che non esercita più effettivamente la pienezza della sua autorità, così come i vescovi, i quali – contrariamente agli insegnamenti del Concilio Vaticano I – pensano di poter condividere collegialmente e in maniera abituale la pienezza del potere supremo, ascoltano e seguono oramai, con i sacerdoti, il “popolo di Dio”, nuovo sovrano. Questo significa distruzione dell’autorità e di conseguenza rovina delle istituzioni cristiane: famiglie, seminari, istituti religiosi. [E' alquanto paradossale che per affermare di dover obbedire sempre e comunque al Papa, questi vescovi si sentano costretti a disobbedire. Mi scoppia la testa!]
9- La nuova messa, promulgata nel 1969, diminuisce l’affermazione del regno di Cristo attraverso la Croce (“Regnavit a ligno Deus”). Infatti il suo stesso rito sfuma e offusca la natura sacrificale e propiziatoria del sacrificio eucaristico [Otto anni di spiegazioni e attente catechesi di Benedetto XVI sono passati in vano...]. Soggiacente a questo nuovo rito si trova la nuova e falsa teologia del mistero pasquale [mai sentito parlare di ANTICHI padri della Chiesa?]. L’uno e l’altra distruggono la spiritualità cattolica fondata nel sacrificio di Nostro Signore sul Calvario. Questa messa è impregnata di uno spirito ecumenico e protestante [c'è sempre qualcosa di vero mescolato alle esagerazioni, ricordate], democratico e umanista che soppianta il sacrificio della Croce. Essa illustra la nuova concezione del “sacerdozio comune dei battezzati” che deforma il sacerdozio sacramentale del presbitero [questo è semplicemente falso e già chiarito in Lumen Gentium 10 dove si parla della diversità essenziale del sacerdozio battesimale e di quello ministeriale].
10- Cinquant’anni dopo il Concilio, le cause sussistono e generano ancora gli stessi effetti. Cosicché ancora oggigiorno le Consacrazioni Episcopali conservano tutta la loro ragion d’essere [nessun pentimento, nessuna richiesta di perdono]. È l’amore della Chiesa che ha guidato Mons. Lefebvre e guida i suoi figli. È lo stesso desiderio di “trasmettere il sacerdozio cattolico in tutta la sua purezza e la sua carità missionaria” (Mons. Lefebvre, Itinerario spirituale) che anima la Fraternità San Pio X al servizio della Chiesa quando essa chiede con insistenza alle autorità romane di riappropriarsi del tesoro della Tradizione dottrinale, morale e liturgica.
11- Questo amore della Chiesa spiega il principio che Mons. Lefebvre ha sempre osservato: seguire la Provvidenza in tutti i frangenti, senza mai permettersi di anticiparla. Noi intendiamo fare altrettanto: sia che Roma ritorni presto alla Tradizione e alla fede di sempre – il che ristabilirà l’ordine nella Chiesa – sia che essa riconosca esplicitamente alla Fraternità il diritto di professare integralmente la fede e di rigettare gli errori che le sono contrari, con il diritto ed il dovere di opporsi pubblicamente agli errori e a coloro che li promuovono, chiunque essi siano – il che permetterà un inizio di ristabilimento dell’ordine. [qui si dice o Roma si fa Lefebvriana o ci deve lasciare liberi di contestarla e di disprezzarla, e allora qualche accordo si può fare. Cose inaudite!] Nel frattempo, di fronte a questa crisi che continua a provocare disastri nella Chiesa, noi perseveriamo nella difesa della Tradizione cattolica e la nostra speranza rimane totale, poiché sappiamo con la certezza della fede che “le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). [veramente questa promessa, che riguarda la Chiesa, non la Tradizione della Chiesa, è stata fatta a Pietro e in lui ai suoi Successori, non a mons. Marcel... ma pare una dimenticanza veniale a chi si considera "il resto" della vera Chiesa!]
12- Intendiamo quindi seguire la richiesta del nostro caro e venerato padre nell’episcopato: “Miei cari amici, siate la mia consolazione in Cristo, rimanete forti nella fede, fedeli al vero sacrificio della Messa, al vero e santo sacerdozio di Nostro Signore, per il trionfo e la gloria di Gesù in cielo e in terra” (Lettera ai vescovi). Degni la Santissima Trinità, per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, accordarci la grazia della fedeltà all’episcopato che abbiamo ricevuto e che vogliamo esercitare per l’onore di Dio, il trionfo della Chiesa e la salvezza delle anime.
Ecône, 27 giugno 2013, festa della Madonna del Perpetuo Soccorso
Mons. Bernard Fellay
Mons. Bernard Tissier de Mallerais
Mons. Alfonso de Galarreta

8 commenti:

Nic ha detto...

Concordo. Sottolineo soltanto l'irriconoscenza verso Benedetto XVI, l'unico a lottare contro tutto e contro tutti in questi anni in loro favore. Due righe in più sono trattate in questo link.

http://hiccalix.blogspot.it/2013/06/i-muri-di-econe.html

Antonino ha detto...

Speriamo davvero che Roma risponda, perché qui oramai non si capisce più niente. La confusione regna sovrana

andrea ha detto...

La lettera dei Vescovi lefebvriani è in linea con 2000 anni di Tradizione ecclesiastica, il Concilio invece è un evidente rottura col passato in nome dei principi che hanno animato la rivoluzione francese: liberté (libertà religiosa), egalité (ecumenismo), fraternité (smisurato potere alle conferenze episcopali a scapito delle responsabilità personali del Vescovo e dell'autorità del Papa). E' una questione di scelta: stare con 2000 anni o con gli ultimi 50. Io sto coi 2000!

Andrea Carradori ha detto...

Concordo, con amarezza, il post : tutto l'affetto e la riconoscenza storica nei confronti dell'amata Fraternità Sacerdotale San Pio X ma tutta l'obbedienza, come conviene ad un cattolico , al Papa e alla Gerarchia !
Non sapevo che il Papa ed i Vescovi potessero emettere dei Documenti conciliari eretici ...
Preghiamo per la Chiesa !

Simon de Cyrène ha detto...

Ottima analisi di Cantuale Antonianum.

Detto ciò non credo che ci sia bisogno di una nuova scomunica esplicita, visto che tutte queste prese di posizione implicano già ad ogni modo una scomunica latae sentantiae a mo', ad esempio, di chi commette, aiuta a commettere o difende una posizione sull'aborto: qui siamo di front a gente che festeggia un atto scismatico, rifiuta un Sacro Santo COncilio Ecumenico lecitamente e legittimamente convocato e celebrato, rifiuta di sottomettersi al legittimo Successore di Pietro, rifiuta la comunione con il resto di Santa Romana Chiesa rifiutando la validità del rito da Essa celebrata, eccetera eccetera.

Più che una scomumica, penso che sia tempo, di riconoscere ufficialmente che i seguaci della FSSPX non fanno più parte della struttura canonica della Santa Chiesa Romana Cattolica (il che è già il caso della persona morale della FSSPX stessa fin dal 1978): ciò chiarirebbe la loro situazione canonica e permetterebbe loro di finalmente celebrare matrimoni validi e di ricevere vere assoluzioni e non le pantomine attuali.

Risconoscerli finalemente fuori dalla Chiesa da un punto di vista canonico sarebbe quidi un grande atto di carità inverso queste persone ed un atto di chiarficazione definitiva per i i seguaci di questa chiesuola cristiana fondamentalista.
In Pace

Francesco ha detto...

Tanto per fare un esempio, a me non risulta che gli Apostoli e i loro immediati successori celebrassero secondo san Pio V.

I 2000 anni di Tradizione non sono un monolite...

Anonimo ha detto...

Gentile Redazione,

Trovo che lo stupore e i toni querimoniosi con i quali presentate la Dichiarazione siano francamente inappropriati in quanto rivelano un'assoluta ignoranza circa i principi che hanno costantemente animato la FSSPX, indipendentemente dal fatto che tali principi siano o no condivisi.
Da sempre e senza interruzione la SPX ha affermato che i testi del Concilio rivelano una grande influenza delle idee liberali già solennemente condannate dal supremo magistero della Chiesa. In particolare essi contestano:
- la collegialità
- l'ecumenismo
- la libertà religiosa
- la nuova messa

Trovo che nonostante la buona volontà di Benedetto XVI, gli anni trascorrano inutilmente sopra tali questioni; si parla molto delle discussioni dottrinali, ma nessuno ne conosce il contenuto; si sa che esse non hanno ottenuto l'effetto desiderato; e allora, come pretendere che senza chiarimenti dottrinali essi accettino ora ciò che da sempre rifiutano?
D'altra parte anche io (che sono prete "novus ordo") ho gravissime perplessità di coscienza di fronte a siffatte questioni. Non entro nel merito perché la letteratura in tal senso si spreca.

Voglio però notare con forza un'inesattezza. Chi afferma che nel magistero non infallibile possa esservi l'errore non è affatto eretico come voi sostenete; questa è un'affermazione grave e inaccettabile.

A.R. ha detto...

Gentile confratello: o io mi sono spiegato male, o è lei che non ha capito. Il problema non sta più nei contenuti del Vaticano II, come devo dirlo. Sta nel rifiuto ostinato della suprema giurisdizione del Romano Pontefice e nel considerare lui in errore (perché questa è l'unica spiegazione per rifiutargli obbedienza su questioni di fede o morale. Ma se il Papa erra in fede o morale è ancora Papa secondo la dottrina tradizionale?). La Fraternità dice e smentisce contemporaneamente senza logica ormai da tempo. L'atteggiamento sedevacantista, secondo lei, è qualcosa di diverso da questo? Il fatto che la Fraternità non voglia essere giudicata sedevacantista non toglie che lo sia de facto. Ripeto: la logica è semplice. Se si crede al primato di giurisdizione (è un dogma di fede del Vat. I) si agisce di conseguenza, se lo si rigetta con dichiarazioni formali (attenzione: qui è la differenza con tanti altri che errano, ma non fanno dichiarazioni formali in cui sostengono il proprio rifiuto dell'autorità) non si può allo stesso tempo dire "siamo perfettamente cattolici, è il Papa che non lo è, e perciò non possiamo obbedire alle sue richieste per rimanere cattolici". Il corto circuito logico è evidente.

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