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domenica 20 aprile 2014

Il Canto degli "Stichi" e "Stichirà" davanti al Santo Padre

Una tradizione medievale ripresa ai tempi di Giovanni Paolo II è quella di cantare davanti al Santo Padre gli "Stichi e Stichirà" pasquali, tipico canto bizantino che intercala ad alcuni versetti (stichi) del gioioso salmo 67(68) gli "stichirà", antifone poetiche che lodano il giorno di Pasqua e la risurrezione gloriosa di Cristo. La conclusione è costituita dal tropario di Pasqua, che si ripete incessantemente in tutto l'Oriente cristiano durante il tempo pasquale:
Cristo è risorto dai morti, con la sua morte ha calpestato la morte e ai morti nei sepolcri ha donato la vita!
Questo canto è stato ripristinato per segnare in modo particolare gli anni in cui la Pasqua orientale (che segue il calendario Giuliano) coincide nella stessa domenica con la Pasqua dell'occidente cristiano (che segue il calendario Gregoriano).
Ecco l'esecuzione di quest'anno davanti a Papa Francesco, non in greco, ma nella versione slava della liturgia bizantina. Sotto il video propongo la traduzione italiana e il testo cirillico originale:


Sorga Dio e i suoi nemici si disperdano. 

Oggi una Pasqua divina ci è stata rivelata,
una Pasqua nuova, santa, una Pasqua misteriosa,
una Pasqua solennissima.
Pasqua, il Cristo redentore,
Pasqua immacolata, Pasqua grande,
Pasqua dei credenti,
Pasqua che ci apre le porte del paradiso,
Pasqua che santifica tutti i fedeli!

Come si disperde il fumo, tu li disperdi. 

Su, o donne evangeliste,
venite dalla visione e dite a Sion:
ricevi da noi annunci di gioia,
la risurrezione di Cristo!
Rallegrati, giubila, esulta Gerusalemme,
contemplando il tuo re, il Cristo,
che procede dal sepolcro come uno sposo!

Periscano gli empi davanti a Dio, 
i giusti invece si rallegrino. 

Le donne mirofore al primo albore
si recarono al sepolcro del Vivificante
e trovarono un Angelo seduto sulla pietra,
che si rivolse a loro e disse:
Perché cercate il Vivente in mezzo ai morti?
Perché piangete l’Incorruttibile,
come se fosse nella corruzione?
Andate, annunciate ai suoi discepoli.

Questo è il giorno fatto dal Signore, 
rallegriamoci ed esultiamo in esso! 

Pasqua bellissima, Pasqua del Signore, Pasqua!
Una Pasqua santissima è sorta per noi!
Pasqua! Con gioia abbracciamoci gli uni gli altri!
O Pasqua che distruggi la tristezza!
Perché oggi il Cristo, risplendendo dalla tomba come dal talamo, ha riempito le donne di gioia,
dicendo: Portate l’annuncio agli apostoli!

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, 
ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. 

È il giorno della risurrezione! Irradiamo gioia
per questa festa, abbracciamoci gli uni gli altri,
chiamiamo fratelli anche coloro che ci odiano,
perdoniamo tutto per la risurrezione, ed
esclamiamo così:

Tropario: 
Cristo è risorto dai morti, 
con la sua morte ha calpestato la morte 
e ai morti nei sepolcri ha donato la vita!

Così commentava il canto il cerimoniere di Giovanni Paolo II, l'arcivescovo Piero Marini:

Il canto orientale degli «Stichi» e «Stichirà» di Pasqua
A sottolineare questo annunzio corale della Risurrezione del Signore compiuta insieme dalle Chiese di Oriente ed Occidente, la celebrazione papale del mattino di Pasqua di quest'anno riprende anche l'antica consuetudine medievale della Chiesa di Roma di cantare davanti al Papa gli «Stichi» e «Stichirà» di Pasqua della liturgia pasquale bizantina.
Gli «stichi», versetti del salmo 67 (68), intercalati con i tropari o «stichirà», versi teologici e poetici che cantano la risurrezione del Signore e la gioia della Pasqua cristiana, sono cantati nella Veglia pasquale bizantina alla fine delle lodi notturne, prima della celebrazione della divina liturgia e sono ripetuti nella celebrazione del vespro, dopo la proclamazione del vangelo della risurrezione (Gv 20,19-25).
Si tratta di un testo fra i più belli, poetici e lirici della liturgia pasquale. In esso risuona il gioioso annunzio della Risurrezione del Signore. Nell'attuale stesura risalgono al secolo VI-VII, ma in essi si possono cogliere motivi teologici delle omelie dei Padri orientali come Giovanni Crisostomo, Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno, ma forse risuonano in essi testi ancora più primitivi come le omelie pasquali del secolo II, di Melitone di Sardi e dell'Anonimo scrittore contemporaneo che ci ha trasmesso una splendida omelia pasquale, attribuita in seguito a Ippolito o a Giovanni Crisostomo.
Gli «stichirà» cantano la gioia della Chiesa per la risurrezione del Signore, mistero centrale della fede e della vita; è un inno di vittoria, un motivo di speranza incrollabile, un invito alla fraternità universale, al perdono dei nemici, a scambiare con tutti l'abbraccio della pace in Cristo che con il suo saluto pasquale porta a tutti la riconciliazione del Padre. Due delle strofe sottolineano il ruolo delle donne nell'annuncio della Risurrezione, secondo il Vangelo. Esse sono chiamate «mirofore» portatrici di profumi ed «evangeliste» annunciatrici della buona novella della risurrezione. Questo inno pasquale si conclude con il tropario di Pasqua che continuamente si ripete nella liturgia pasquale bizantina: «Cristo è Risorto dai morti, ha calpestato la morte con la sua morte, e ai morti nei sepolcri ha donato la vita». Si tratta di un notissimo testo bizantino, ripetuto migliaia di volte durante il tempo pasquale, testo che il Vaticano II ha citato alla fine del n. 22 della Costituzione pastorale Gaudium et spes.

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