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mercoledì 4 marzo 2009

All'Università di Padova si sventolano bavagli: sarebbe democrazia impedire la parola a mons. Fisichella?

In questi giorni sto leggendo, sui giornali locali di Padova, aggiornamenti quotidiani sul progresso delle pretestuose  contestazioni degli studenti universitari, "politicamente sobillati", contro mons. Fisichella che dovrebbe parlare venerdì prossimo ad un Convegno sulla bioetica ospitato dall'Università (leggi la notizia e gli sviluppi)
Il problema inizialmente denunciato era la mancanza di confronto dialettico con altre posizioni che non fossero quelle "della Chiesa". Infatti - improvvidamente - gli organizzatori del Convegno (Fondazione Marina Minnaja) non avevano previsto se non l'intervento unico del Vescovo romano sul tema caldo della bioetica. Mons. Rino ha provveduto in proprio a disinnescare la potenziale bomba, dicendosi non solo pronto al dibattito (e, conoscendolo, non potevamo dubitare di questo, visto che non si sottrae neanche a Santoro), ma prendendo il telefono ha chiamato i professori Allievi, Curi e Viafora per invitarli a discutere con lui (si legga qui). 
I professori invece di intervenire preferiscono stare tra il pubblico e organizzare un futuro convegno a cui invitare di nuovo il monsignore (legge quest'articolo). Con loro non c'è più alcun problema. Ma gli studenti non cedono. Loro no!
In tutto questo tira e molla, infatti, agli studenti padovani non pare vero di poter avere i loro 30 minuti di gloria mediatica, organizzando contestazioni simil-Sapienza: come l'università di Roma ha respinto il Papa, così, più umilmente ma non meno aggressivamente, i colleghi radicali (però stranamente antiliberali) di Padova vogliono boicottare e mettere a tacere in ogni modo "l'inviato del pontefice".

Se la situazione non fosse così triste ci sarebbe da ridere. In nome della libertà universitaria di esprimere le opinioni di tutti, adesso, quattro studenti manovrati vogliono, da perfetti "fascisti", chiudere la bocca a chi ha da dire qualcosa che non corrisponde ai loro dettami ideologici.
Il Rettore dell'Univeristà, pur non essendo il diretto organizzatore dell'evento, ha sottoscritto l'invito a Fisichella, ma ora si tira indietro e pare latitare, pur ribadendo la sua volonntà che sia garantito a tutti il diritto di parola.

E la Chiesa di Padova che fa? Sta in religioso silenzio! Imbarazzante silenzio, devo dire. Eppure Padova è anche sede della nuova e fiammante Facoltà Teologica del Triveneto, della prestigiosa Fondazione Lanza che si occupa proprio dei temi caldi del convegno. C'è a Padova un Vescovo che di solito non lesina, giustamente, le sue opinioni. Ci sono Istituti Teologici e culturali di antichi Ordini religiosi. Eppure nulla, nessun sostegno a mons. Fisichella, nessun comunicato di solidarietà in questo assurdo attacco. Nessun appoggio sulla stampa. Nessun invito pubblico a visitare qualcuno dei centri culturali menzionati. Anche giusto per non lasiarlo solo. Non se lo merita proprio. 
Triste che una Chiesa locale, che è stata per giunta fondatrice dell'Università patavina, ne sia diventata adesso tanto estranea, da non interessarsi neppure a ciò che vi succede e dovrebbe farla sobbalzare. Mi chiedo come sia possibile non reagire - con gentile fermezza - a questo tentativo, ormai ripetuto, di ostracizzare dal forum pubblico l'espressione della cultura cattolica.

Per quello che conta, voglio comunque inviarle il mio sostegno e personale incoraggiamento, caro professor Rino (desidero chiamarla così, come ai tempi dell'Università, perchè nessuno deve dimenticare che sotto lo zucchetto paonazzo c'è una testa che si è guadagnata prima la cattedra all'Università Gregoriana, insieme alla stima e al plauso di generazioni di studenti chierici e laici, poi il Rettorato dell'Università Lateranense, a dispetto di quelli che la accusano di portare un pensiero "a-scientifico").
Lei ha sempre insegnato a noi, suoi studenti, ad esser fieri della scienza teologica, che non ha da nascondersi o sentire complessi di inferiorità, quasi fosse indegna delle aule universitarie. Il dialogo ragione e fede non può escludere nessuno dei due partner, come certuni pretendono.
Molti dimenticano che la facoltà delle arti (con il Trivio di grammatica, retorica, dialettica, insomma: lettere e il Quadrivio di aritmetica, geometria, astronomia e musica: scienze esatte) era propedeutica alle vere scienze che si studiavano nelle facoltà di diritto, teologia e medicina!
Teologia e medicina hanno poi dialogato fin dall'inizio dell'istituzione universitaria, anche nell'Università di Padova, che tra i suoi più illustri docenti ha vantato, nei secoli, schiere di frati della Basilica del Santo (l'ultimo dei quali è diventato emerito non molti anni or sono).
All'estero, in contesti universitari di sicuro prestigio, le Divinity Schools non sono minimamente sentite come abusi inquilini dei palazzi del Sapere.
Ma la memoria degli studenti è corta, come la loro conoscenza della storia.
La fede che pensa (questa è la teologia) ha molto da dire e da argomentare e non disdegna -  come lei ci insegnava - anche la sana apologetica nei confronti di chi vorrebbe metterle il bavaglio o screditarla senza ascoltarla. Si può essere in disaccordo con la teologia e con l'etica cristiana, a partire da presupposti diversi o contrastanti, ma non si può dire che siano espressione di un pensiero indegno di entrare nella aule universitarie. Altrimenti, per coerenza, bisognerebbe impedire ogni insegnamento non basato sulla precisione del "numero", anche l'etica laica, la filosofia, la critica letteraria, l'arte... il tutto in nome della malintesa "scientificità" delle scienze. La mentalità scientista non ha mai avuto nè può avere il monopolio della scienza.
Gli Illuministi lo sapevano, i loro pro-pro-nipoti se lo sono dimenticato.
Ora, ci sarebbe da chiedersi se sia "oscurantista" un docente universitario che accetta un invito a relazionare su un tema infuocato, portando una legittima voce che rappresenta la linea di milioni di cittadini (oltre che buoni cristiani), o non lo siano ben di più gli scalmanati studenti che macchinano di chiudere la bocca o togliere la parola a chichessia, organizzando rumorose quanto becere constestazioni in nome di non-sanno-nemmeno-loro cosa.
Purtroppo, mons. Rino, c'è chi non vuole dialogare o confrontarsi, ma questo non è il suo caso. E l'ha provato ampiamente in tante altre occasioni, oltre a quest'ultima.
Caro professore, sono con lei, e spero di riuscire ad essere seduto di fronte a lei durante l'intervento che terrà venerdì (se ci faranno passare, democraticamente, per permetterci di esercitare il nostro diritto all'ascolto).
Speriamo che il suo padovano  confratello nell'episcopato, e le altre autorità ecclesiastiche e accademiche del territorio, dopo quelle politiche (qui e qui), non le facciano mancare il loro sostegno e incoraggiamento, pur last minute. Senza dubbio tali voci sono più attese e richieste di quella di un povero fraticello (che non riesce a stare zitto).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vorrei lasciare per Mons. Fisichella che stimo moltissimo un mio messaggio di solidarietà e sostegno.

Grazie

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