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martedì 19 luglio 2011

La folle proposta di legge irlandese contro il segreto confessionale rilancia l'importanza della grata e l'anonimato del penitente

La proposta di legge irlandese che vuol prevedere il carcere fino a 5 anni per il prete che si rifiuti di denunciare un penitente quando abbia confessato reati di abuso sessuale, non può che essere definita "folle" e ributtante. Non solo perché contraria al diritto al libero esercizio della propria religione, ma perché contraria alla ragione! Infatti, se davvero fosse approvato tale provvedimento, chiunque sapesse che confessandosi si espone alla denuncia penale, rinuncerebbe subito a ricorrere al confessore. Ovvio e lampante, ma il Primo Ministro irlandese Enda Kenny pare non aver pensato a questa banale constatazione.
Inoltre ogni prete degno di questo nome, non si farà certo intimidire da una proposta di legge che apre una breccia a proposito del più sacrosanto segreto che un cristiano conosca, nonostante tale legge cerchi di cavalcare l'onda emotiva dei casi di abuso sui minori, in realtà minaccia in maniera complessiva la credibilità e la riservatezza del sacramento della penitenza. La scomunica "latae sententiae" per avere infranto il segreto confessionale non è una cosa da poco, per chi ci crede. Basta una sola eccezione per distruggere completamente il sigillo sacramentale, che - come ogni cattolico sa - non può mai, mai, mai essere direttamente o indirettamente violato.
Comunque sia questa assurda proposta di legge porta con sé una salutare provocazione per la Chiesa e soprattutto per i sacerdoti "faciloni": quelli che hanno abolito la grata dell'anonimato e addirittura hanno eliminato il confessionale.
E' evidente che, se mettiamo una barriera visiva tra penitente e confessore - come la tradizione insegna (tradizione con la t minuscola ovviamente, è una semplice tradizione umana, ma ben sensata) - se dunque impediamo il riconoscimento certo del penitente, ecco che il sacerdote confessore è libero da scrupoli e da problemi legali. Non può essere certo dell'identità di chi si è accusato, quindi non può andare a denunciare chi si è confessato da lui.
Cari irlandesi, rimettete la grata ai vostri confessionali. E cari italiani, fate lo stesso! Non è solo questione di legge che comanda di fare la spia, è questione di buon senso e di psicologia. Chi sta in confessionale sa che i penitenti amano poter scegliere se farsi vedere oppure no. Lasciamo ai penitenti la LORO scelta, cari sacerdoti, non decidiamo per loro. Perciò, se siete davvero democratici e liberali, rimettete le grate ai vostri confessionali!

San Giovanni Nepomuceno, prega per noi!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E CHE DIRE? condivido totalmente questo invito a rimettere le grate, ma non solo, a rimetterle in modo tale da garantire il totale anonimato al penitente. l'assoluzione sacramentale riguarda l'anima, non i tratti somatici di un volto. il prete è l'anima che deve guardare, non gli occhi. spero che tale progetto di legge pur se totalmente insensato (e forse pure incivile) diventi legge, almeno avrà come conseguenza il ripristino del totale e più rigoroso anonimato della confessione. Anche se, bisogna riconoscerlo, quali sono le chiese in cui è possibile trovare un prete chiuso dentro il confessionale? Sono poche; di solito bisogna andare a cercarlo............e quindi l'anonimato è impossibile.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

la legge di Dio e dell'uomo non sono la stessa cosa, i sentieri per arrivare alla Verità non gli stessi.

Anonimo ha detto...

Da un link di questa pagina web un parere purtroppo in controtendenza:
http://liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-a-proposito-del-sussidio-per-i-confessori-79544598.html

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