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domenica 8 novembre 2009

Donne alla guida della chiesa


Tante volte oggigiorno si sentono lamenti sulla condizione della donna nella Chiesa. Una condizione di inferiorità rispetto all'uomo che può "comandare", "governare" e "decidere" e fa passare tutto questo sotto il nome di "ministero". Una concezione sociologica della Chiesa la rende assimilabile ad una istituzione mondana, dove tutto si gioca sul potere, su chi lo detiene e lo esercita. Che tra "quelli di fuori" non ci si ricordi del monito di Gesù: "Tra voi non è così, ma chi vuol essere il primo sia l'ultimo e il servo di tutti" possiamo ritenerlo scontato. Ma non può darsi dimenticanza tra i fedeli, tra quelli che si dicono e vogliono essere seguaci del Dio abbassatosi e umiliatosi. Comunque, a parte i proclami, bisogna anche mostrare come la Chiesa antica abbia in realtà molto da insegnare alla Chiesa "moderna". E' paradossale notare che quando non si parlava affatto di "pari opportunità" o di uguaglianza tra uomo e donna, il diritto canonico sapeva trovare soluzioni e aperture che adesso sono quasi impensabili per donne e laici (e certo aiutava la concezione della distinzione tra potere d'ordine e potere di giurisdizione, venuta meno con la sistemazione ecclesiologica del Vaticano II, che in questo è tornato alla teologia dei Padri, forse senza rendersi conto fino in fondo delle implicazioni).

Ebbene, la tradizione della Chiesa riserva sempre grosse sorprese. Tanto per sfatare alcune leggende che vogliono la donna nella Chiesa in sudditanza medievale, vorrei esporvi qui, con l'ausilio delle foto, alcuni esempi di come, proprio dall' "oscuro medioevo" ci arrivano segnali di tutt'altro genere. E' proprio tra il 1000 e il 1400 che troviamo la grande fioritura delle badesse e della loro giurisdizione ecclesiasistica. La Badessa benedettina o cistercense, come il suo omologo maschio, porta la croce pettorale, l'anello e il pastorale. Tutti simboli episcopali, nel senso di sorveglianza e guida della comunità. Ma attenzione: la guida esercitata dalle badesse non era ristretta alla loro comunità religiosa femminile. Santa Ildegarda di Bingen e altre figure imponenti di grandi personalità femminili quali santa Brigida ci mostrano, per es.,  come  la giurisdizione di parecchi monasteri doppi (maschili e femminili) fosse prerogativa della badessa, la quale teneva il posto della Vergine Maria in mezzo agli apostoli e ai discepoli nel cenacolo.
        L'immagine singolare posta in apertura al post, presa nella chiesa del monastero di San Giorgio al Castello di Praga, ci mostra plasticamente la lotta tra una suora munita di pastorale e un vescovo in ginocchio davanti a lei. L'espressione del vescovo non è per nulla contenta. Sembra quasi che il pastorale sia uno solo con due ricci alle estremità e venga conteso dai due personaggi.
San Tommaso d'Aquino ricorda che esiste almeno un caso certo nella Chiesa in cui le donne sono "liberate dall'essere soggette agli uomini": il caso delle monache (Summa Theologiae suppl. q. 19, a. 3 ). Ed anzi, alcune volte sono gli uomini ad esser loro sudditi!
Nella storia non mancano infatti esempi di vere e proprie Badesse territoriali, abbatissae nullius, (dette anche abbadesse infulate) che esercitavano una vera e propria giurisdizione sulle parrocchie e sul clero del loro territorio: esenti dai vescovi locali agivano come "ordinari". La badessa di Quedlinburg, aveva perfino facoltà di sospendere i chierici e proporre scomuniche (non comminarle direttamente), in questo supportata da Papa Onorio III (1212). A Fucecchio (Lucca) le Clarisse erano subentrate nel 1258 ai monaci vallombrosani, e la loro badessa, per indulto papale, aveva ereditando i privilegi degli abati fucecchiesi: fu dunque insignita del titolo di “Episcopessa” e del diritto di nomina del locale pievano. I secolari contrasti che già esistevano tra i vescovi e gli abati precedenti furono anch'essi ereditati dalle monache e risolti soltanto nel 1622, con la creazione della diocesi di San Miniato e la cancellazione dei privilegi dell’abbazia fucecchiese.
        Famosissimo, infine, il caso dell'Abbazia di San Benedetto a Conversano, prima maschile e dal 1266 femminile, la cui badessa, subentrata all'omologo predecessore, per secoli, con tanto di patente papale (Gregorio X), esercitò una potestà (quasi-)episcopale: in tutto tranne quello che deriva dall'ordine sacro. Il giorno della sua intronizzazione, indossando la mitria, oltre che il pastorale, sedeva in cattedra ricevendo l'obbedienza dei suoi sacerdoti. Aveva un vicario generale, insignito di carattere episcopale, attraverso cui provvedeva pastoralmente ai fedeli del suo territorio. Lo "stupore delle Puglie" così veniva chiamata, fu privata delle sue prerogative solo nel 1806 e il monastero soppresso dopo pochi anni, ma non dal potere oscurantista e reazionario del Vaticano antifemminista, ma dal progressismo dei francesi post-rivoluzionari (il re di Napoli Gioacchino Murat). E così cadde l'ultima mitria dalla testa di una donna.
L'uso delle insegne pontificali per le abbadesse benedettine e cistercensi è ancora fiorente, come mostrano queste foto. Interessante questa prima qui sotto: una badessa (Ab. Benedicta di Santa Walburga) con chiroteche!


Madre Ildegarda, abbadessa di Monte Mario (+1968)

Seggio, stemma e pastorale della Badessa del monastero dell'Assunzione (St. Lucia - Isole dei Caraibi)

1 commento:

http://profmaxteolog23.jimdo.com ha detto...

Buongiorno,
sono un teologo, purtroppo formato in un Seminario e una Facoltà teologica moderniste e che sono andate molto molto oltre il Concilio Vaticano II, sbagliato o giusto che sia, un atto comunque, come un concilio, della CHiesa antica. Il Vaticano II non ha detto di comportarsi esattamente così. è stato trasceso. Il Seminario che ho frequentato come laico (e non mi sono fatto prete perché non volevo divenatarlo a certe condizioni) è stato chiuso e forse è stato un bene. W la Tradizione Cattolica,
Distinti saluti
Massimiliano Lanza

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