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sabato 29 maggio 2010

A proposito della gerarchia fra diaconato e sacerdozio (presbiterato ed episcopato). Ma esistono davvero i diaconi permanenti?

Una riflessione sul diaconato nell'anno sacerdotale. 
l'antica rappresentazione dei gradini della gerarchia (l'episcopato non è nella scala, secondo l'idea che il vertice è il sacerdozio per la consacrazione dell'eucaristia)

Leggo con perplessità sul sito dei Diaconi permanenti della diocesi di Milano:

"A fianco della figura del diacono sposato vi è anche quella del diacono celibe. Sebbene il numero dei diaconi non sposati sia piuttosto ridotto rispetto a quello dei diaconi coniugati, essi sono una realtà e vanno considerati come un dono prezioso alla Chiesa.
Chi diventa diacono da celibe resta celibe per tutta la vita, per la semplice ragione che il diaconato si riceve a partire da una scelta di vita che va considerata definitiva.
....
Qualcuno però dirà: «Ma perché allora queste persone non sposate non diventano sacerdoti?». A questa domanda non si può dare che una risposta: «Perché la loro vocazione è quella al diaconato e non al sacerdozio». I due ministeri sono distinti e diversi e hanno uguale dignità. Sarebbe scorretto pensare che il sacerdozio valga più del diaconato ed essendo queste persone, in quanto non sposate, nella condizione di poter ricevere l’ordinazione sacerdotale, sia preferibile che diventino preti e non diaconi. Non sta a noi decidere che cosa una persona deve diventare. Il nostro compito è capire che cosa Dio vuole da lei"

Che il diaconato e il sacerdozio abbiano "uguale dignità" e che il sacerdozio "non valga" più del diaconato è invece SBAGLIATO e SCORRETTISSIMO, (forse l'autore con sacerdozio intendeva il presbiterato, perchè sacerdoti sono sia i vescovi che i presbiteri, e perciò le sue affermazioni sono ancora più errate).
Questo diverso valore o dignità è d'altronde ovvio: senza sacerdozio non c'è eucaristia, senza eucaristia non c'è Chiesa. I ministeri del diaconato, presbiterato ed episcopato condividono l'ordine sacro, ma il diaconato non condivide con gli altri gradi dell'ordine il sacerdozio.
Inoltre, sia chiaro, la diversa dignità è questione OGGETTIVA non SOGGETTIVA. Ci possono essere santissimi diaconi che valgono 1000 presbiteri. Non è questo il problema. Ma se il ministero che essi esercitano sia oggettivamente necessario alla vita della Chiesa quanto quello dei sacerdoti. Ovviamente la risposta è negativa. Lo dimostra per di più il fatto che il diaconato, che pur non è mai mancato alla Chiesa, anche se in forma transeunte al presbiterato, è stato restaurato come grado permanente solo con il Concilio Vaticano II.

La prova finale della superiorità del ministero sacerdotale è già presente nell'A.D. 325, nel canone 18 del Concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico della Chiesa.  In esso si discute una questione liturgica, mostrandone la valenza dogmatica per la teologia dell'ordine:

XVIII. Che i diaconi non debbano dare l'eucarestia ai presbiteri; e che non devono prender posto avanti a questi.
Questo grande e santo concilio è venuto a conoscenza che in alcuni luoghi e città i diaconi danno la comunione ai presbiteri: cosa che né i sacri canoni, né la consuetudine permettono: che, cioè, quelli che non hanno il potere di consacrare diano il corpo di Cristo a coloro che possono offrirlo. Esso è venuto a conoscenza anche di questo: che alcuni diaconi ricevono l'eucarestia perfino prima dei vescovi. Tutto ciò sia tolto di mezzo, e i diaconi rimangano nei propri limiti, considerando che essi sono ministri dei vescovi ed inferiori ai presbiteri. Ricevano, quindi, come esige l'ordine, l'eucarestia, dopo i sacerdoti, e per mano del vescovo o del sacerdote. Non è neppure lecito ai diaconi sedere in mezzo ai presbiteri; ciò è, infatti, sia contro i sacri canoni, sia contro l'ordine. Se poi qualcuno non intende obbedire, neppure dopo queste prescrizioni, sia sospeso dal diaconato.

Il fatto che i diaconi siano letteralmente all'ultimo posto nella gerarchia dei ministri dovrebbe essere loro vanto e dimostrazione della veridicità del nome diacono, cioè servo. Innanzitutto a servizio del vescovo e in secondo luogo del presbitero.

- Altro errore comune: che differenza c'è tra un diacono permanente celibe e un diacono transeunte celibe? Nessuna differenza, se non nella domanda che hanno rivolto al loro vescovo, secondo il codice di Diritto Canonico. Infatti i futuri diaconi permanenti, anche celibi, chiedono di essere semplicemente ordinati diaconi. I futuri presbiteri, chiedono di essere ordinati diaconi "in vista del presbiterato". Ma mentre tutti i diaconi celibi sono diaconi, e sebbene quelli detti transeunti, una volta ordinati, abbiano una specie di diritto ad essere anche elevati al presbiterato, quelli cosiddetti permanenti no. Ma non è detto che non possano cambiare idea, o che il loro vescovo desideri ordinarli, o addirittura potrebbero essere eletti vescovi. A Roma vari Papi prima di essere eletti vescovi dell'Urbe erano "diaconi (permanenti)" celibi.
Attenzione, lo stesso vale per il diacono coniugato che dovesse, tristemente, diventare vedovo. Anche lui non ha più nessun impedimento canonico e può essere ordinato sacerdote.
In sostanza non esiste il "diacono permanente", ma solo diaconi, alcuni dei quali permangono tutta la vita nel grado del diaconato. Una permanenza di fatto. Altrimenti tutti i presbiteri che non diventano vescovi dovrebbero essere indicati come "presbiteri permanenti". Tra l'altro, ogni prete il giorno della sua ordinazione, promette di permanere nel secondo grado del sacerdozio. Ma poi, chi è eletto vescovo, ascende al primo grado, nonostante la sua promessa di un tempo. Lo stesso può avvenire per i diaconi non attualmente coniugati.

Se poi siete irriducibili e non volete ancora assentire a questi discorsi, perchè vi sanno troppo di gerarcologia preconciliare, leggete i testi del CONCILIO VATICANO II
Lumen Gentium 29, dopo aver parlato dei presbiteri così esordisce:
In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il servizio".
E prosegue dicendo: il diaconato potrà in futuro essere ristabilito come proprio e permanente grado della gerarchia.
Potrà (non dovrà) essere ristabilito il diaconato come grado permanente. E' il diaconato che era diventato solo un grado di passaggio, ed esso è ristabilito in modo da poter essere esercitato permanentemente. Ma questo non istituisce due ordini di diaconi, ma solo modalità diverse di "rimanere" nell'esercizio di un dato ministero.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo, se tu parti dal punto di vista gerarchico e dalla centralità dell'Eucaristia, ma tralasci la dimensione non meno importante della carita' e ancora se vedi l' ordine Sacro in funzione del presbiterato e non lo vedi nella dimensione del servizio( tutti siamo servi o per meglio dire amici di Gesu' che prestano il loro corpo a Lui per compiere e quindi rendere visibili le azioni di Cristo stesso e se ancora non vedi l'ordine Sacro come uno, dato in pari misura a tutti i tre gradi e se non vedi dunque in questi tre ministeri solo la differenza in ciò che fanno, quindi solo dei compiti che svolgono, allora non potrai mai dare ragione a colui che ti dice che i diaconi non hanno la stessa dignità. Ma questa dignità non viene forse dall'ordine? Non viene forse dalla scelta che il Signore Gesù ha fatto chiamando uomini a servire i fratelli in modi diversi ma secondo il Suo stile? Gesù non fu sacerdote e diacono allo stesso tempo? Non raccomandò insistentemente di sostenere i più deboli? Il prete ha un grande ministero e cioè quello di rendere, attraverso le sue mani, presente Cristo. Ma il diacono attraverso il suo servizio, attraverso il suo chinarsi sul fratello malato, affamato,carcerato, non rende presente Cristo?

Anonimo ha detto...

Certo che diaconato e presbiterato differiscono per grado (non per nulla si parla di "gradi" del sacramento dell'Ordine) e certo che i presbiteri sono collocati più in alto nella gerarchia e possono ricevere incarichi che ai diaconi sono preclusi (come ai laici), così come è certo che i diaconi non ricevono il sacerdozio (sacerdoti sono solo presbiteri e vescovi, quindi è pure corretto distinguere tra diaconi da un lato e sacerdoti dall'altro).

Ma in quell'articolo si parla di uguaglianza quanto a vocazione alla santità e all'apostolato, quanto a dignità personale. Non ci sono differenze da questo punto di vista, tutti sono chiamati alla perfezione e alla santità e in questo senso essere o no sacerdoti non comporta differenza alcuna.

Luigi

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