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domenica 2 maggio 2010

V domenica di Pasqua: commento alla preghiera colletta della Messa

Anche questa domenica, ahimè, dobbiamo lamentarci della traduzione della splendida preghiera latina che, per l'ennesima settimana, ci viene velata, nascosta e cambiata dalla libera interpretazione del Messale CEI, che recita così:

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo,
guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione,
perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l'eredità eterna. 
Per il nostro Signore...

Ma l'originale dice: 

Deus, per quem nobis et redémptio venit et præstátur adóptio,
fílios dilectiónis tuæ benígnus inténde,
ut in Christo credéntibus et vera tribuátur libértas et heréditas ætérna.
Per Dóminum.

E cioè, alla lettera: 

O Dio, per mezzo di te proviene sia il nostro riscatto (redenzione) che il dono dell'adozione,
ascolta benigno noi, figli del tuo amore (= i figli che tu ami),
affinchè venga concessa ai credenti in Cristo sia la vera libertà che l'eredità eterna

Commento:
La traduzione CEI fa saltare per aria tutta la struttura della preghiera e il suo senso teologicamente molto preciso e utilissimo anche per una omelia pasquale!
1) Come al solito Deus viene tradotto con "Padre" e non con "Dio", ma a questo siamo abituati.
2) Redemptio e adoptio, cioè, tecnicamente, il riscatto dalla condizione di peccato e la riconciliazione con Dio che ci accoglie come figli adottivi, ci vengono entrambe dal Padre attraverso l'opera di Cristo: la morte in croce ci procura la redenzione, la risurrezione e ascensione al cielo l'adozione, nel senso della "partecipazione alla vita divina".
3) La colletta chiede a Dio di ascoltare benigno la preghiera dei "figli amati, diletti" (cf. Col 1,13 regnum filii dilectionis): per mezzo del quale viene la redenzione e l'adozione. Non si sta invocando Dio che vi ha dato le persone del Salvatore e dello Spirito Santo, quasi fosse una invocazione trinitaria. Questa traduzione oscura il senso preciso della preghiera che, in questa parte detta anamnetica, ricorda le azioni salvifiche, ciò che Cristo ha fatto per noi per volere del Padre nello Spirito (cioè la redenzione e l'adozione a figli di Dio).
4) Poichè Cristo ha oggettivamente operato la redenzione e la riconciliazione con Dio (adozione), noi figli amati, chiediamo al nostro Padre nei cieli i doni corrispondenti: la vera libertà (che è il rimanere liberi dal peccato dopo essere stati liberati da Cristo, libertà conseguenza della redenzione) e l'eredità eterna (che è ovviamente conseguenza dell'essere adottati come figli, quindi in diritto di ricevere l'eredità, cioè la gloria della partecipazione eterna alla vita divina). Chiediamo che questi doni siano fatti a coloro che "credono in Cristo", cioè ripongono in lui la fede.
5) L'et ... et della prima riga e l'et ....et dell'ultima si richiamano evidentemente a vicenda, collegando i concetti che accompagnano. La traduzione che oscura la limpidezza del latino e la struttura particolarmente retorica della preghiera, fa sparire i collegamenti e il senso profondo della richiesta.
6) Dunque ciò che è avvenuto nella storia della salvezza ed è già compiuto nel passato (la redenzione e l'adozione a figli), mostra quello che siamo oggi, nel presente, per Dio: cioè "figli amati" e per questo lo si invoca, perchè anche per il futuro vengano elargiti i doni necessari del perdurare nella libertà e nel giungere a godere dell'eternità

Aspettiamo sempre che il nuovo, venturo, Messale in Italiano, metta a posto lo smantellamento teologico nascosto sotto i veli di uno sforzo che invece di offrire in lingua corrente i concetti latini, ha trasformato costantemente le preghiere, oscurando e trascurando la necessità di precisione nel rendere le parole della lex orandi, a vantaggio di un soggettivo intendimento "secondo il gusto" del traduttore di turno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non si sta invocando Dio che vi ha dato le persone del Salvatore e dello Spirito Santo, quasi fosse una invocazione trinitaria. Questa traduzione oscura il senso preciso della preghiera che, in questa parte detta anamnetica, ricorda le azioni salvifiche, ciò che Cristo ha fatto per noi per volere del Padre nello Spirito (cioè la redenzione e l'adozione a figli di Dio).
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Capisco e, in parte, condivido la critica alla traduzione CEI. Credo però che i traduttori hanno voluto evitare le parole in qualche modo astratte "redenzione" "adozione.." e parlano invece dei protagonisti di queste realtà. D'altra parte, la traduzione credo che salva ils enso anamnetico della prima parte della preghiera. Insomma, non si tratta di una traduzione letterale o perfettamente fedele, ma non vedo sia cambiato il significato fondamentale del testo.
M. Augé

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