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lunedì 23 maggio 2011

Altri pensieri sparsi su "Universae Ecclesiae": Il num. 19 riguarda i Lefebvriani?


C'è un numero particolarmente interessante, per la sua chiarezza e il suo riferimento, nella recente istruzione Universae Ecclesiae (per l'attuazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, sulla Messa more antiquior). Si tratta del num. 19, che recita così:

19. Christifideles celebrationem secundum formam extraordinariam postulantes, auxilium ne ferant neque nomen dent consociationibus, quae validitatem vel legitimitatem Sanctae Missae Sacrificii et Sacramentorum secundum formam ordinariam impugnent, vel Romano Pontifici, Universae Ecclesiae Pastori quoquo modo sint infensae.

I fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale.

Dunque, esaminando con più precisione, rispetto alla traduzione ufficiale, possiamo dire:
a) Questo numero riguarda il diritto di chiedere la forma straordinaria: celebrationem secundum formam extraordinariam postulantes
b) Chi la chiede deve avere i requisiti qui stabiliti: 1) non dare aiuto (auxilium ne ferat) nè tantomeno essere in qualche modo iscritto (neque nomen dent) ai gruppi o associazioni (consociationibus) che si oppongano (impugnent) alla validità o anche solo alla legittimità della Messa e dei sacramenti celebrati secondo la forma ordinaria.
c) Inoltre tali gruppi a cui eventualmente si appartiene non devono essere ostili in alcun modo (quoquo modo) verso il Romano Pontefice come Pastore della Chiesa Universale. Infensus vuol dire "ostile, nemico, arrabbiato con.."

Di chi si parla, perciò, in questo numero 19?
Certamente dei Sedevacantisti, quegli strambi personaggi che son convinti che l'ultimo papa valido sia stato Pio XII, dopo di chè la Sede di Pietro è occupata da usurpatori. Questi sono assolutamente contrari al Papa di Roma in quanto Pastore della Chiesa universale. Ma di questi nemmeno ci occupiamo.

La questione diventa tuttavia più delicata quanto pensiamo a chi non riconosce la validità della Messa e dei sacramenti nell forma Ordinaria. Sono pochi i gruppi, forse c'è qualcuno - personalmente - che ha questa idea. Se la manifesta così, è chiaro che si mette fuori della comunione della Chiesa e non può nemmeno chiedere la forma straordinaria (tanto più non la chiederebbe a chi è stato ordinato con il rito ordinario, e quindi sarebbe invalidamente ordinato). Mi pare che solo alla luce di questa cautela si capisce perchè l'ordinazione rimane per tutti in forma ordinaria: per mettere a tacere i pochi - che pure esistono - i quali cianciano dell'invalidità dei sacramenti celebrati con i libri riformati.

Più complessa è la questione concernente chi sostiene che la messa ordinaria non avrebbe "legittimità". Che cosa si intende per "legittimità": non è solo la liceità dell'atto di celebrare la messa Novus Ordo, ma si tratta del più radicale dubitare che sia stata legittimamente promulgata e che - comunque - il messale di Paolo VI sia un bene e non un male per la Chiesa.
Ci sono gruppi che la pensano così? Putroppo sì. Nella Fraternità Sacerdotale di San Pio X, i lefebvriani, questo mettere in questione la legittimità del Novus Ordo non è nascosto a nessuno. E sono parecchi anche tra i commenti in alcuni blog che mostrano con tutta evidenza la stessa posizione da parte di fedeli che si dicono in piena comunione con il Papa.

La richiesta di questo num. 19 non è in sostanza differente dalla condizione posta nel famoso indulto del 1984 nella lettera Quattuor abhinc annis del 1984, anzi - se si vuole - è più mite:
a) Con ogni chiarezza deve constare anche pubblicamente che questi sacerdoti ed i rispettivi fedeli in nessun modo condividano le posizioni di coloro che mettono in dubbio la legittimità e l'esattezza dottrinale del Messale Romano promulgato dal Papa Paolo VI nel 1970.

Se dunque, domani, viene a bussare alla mia sagrestia un sacerdote della FSSPX con un gruppo che chiede di celebrare la Messa in forma straordinaria o anche solo un gruppo legato pubblicamente a una cappella dei lefebvriani, devo accogliere queste richieste? La risposta è no. Non perchè io sia contrario alla forma della celebrazione straordinaria, ma perchè chi lo chiede non è in comunione piena con il Sommo Legislatore della Chiesa, ed è in questo in polemica con il Papa; il quale non solo ritiene legittima la forma ordinaria, ma ordinariamente la celebra. La carità non può e non deve essere disgiunta dalla verità. E viceversa.
Ricordo, a chi spesso lo dimentica, che comunque i sacerdoti della FSSPX non esercitano legittimamente nessun ministero nella chiesa cattolica, le loro confessioni sono invalide per mancanza di giurisdizione (a parte in pericolo di morte), e anche i matrimoni celebrati dai sacerdoti lefebvriani sono invalidi per lo stesso motivo.

Questo numero 19 è pertanto un monito e un richiamo ai fedeli che frequentano certi gruppi non in comunione con la Chiesa, o ancora non del tutto in comunione (come i lefebvriani); un richiamo a ricordare che l'unità ecclesiale è il primo requisito per chiedere la celebrazione della Messa, unità non solo formale, ma sostanziale, che non mette in dubbio la validità e la legittimità dei sacramenti secondo le forme approvate dalla stessa Santa Madre Chiesa.

12 commenti:

Emanuele ha detto...

Gentile fra A.R., sono un giovane di 27 anni che assiste ogni domenica alla S. Messa celebrata secondo le rubriche del messale paolino.
In tutta sincerità non ho mai avanzato dubbi circa la sua validità o legittimità. Ma, altrettanto sinceramente, dico che non riesco proprio a convincermi che la riforma liturgica che ha seguito il Concilio Vaticano II sia stata cosa "buona e giusta".
Questo articolo della Universae Ecclesiae mi sembra un tantino paradossale: non capisco infatti per quale motivo un qualunque fedele dovrebbe richiedere la celebrazione della Messa tridentina se non avesse il minimo problema con quella di Paolo VI.

A.R. ha detto...

Il Papa vuole evitare ogni contrapposizione fra due messali. Non si parla qui del modo concreto con cui le messe vengono celebrate: abusi e sciatteria possono esserci con l'uno e l'altro messale. Qui importa il contenuto teologico (due espressioni della stessa lex credendi) e la legittimità del nuovo messale che il Supremo Pastore, per via della sua autorità sulla liturgia romana, ha il potere e il diritto di emanare.
Il motivo per chiedere la forma straordinaria non è "perchè non piace" l'altra. Sarebbe sciocco fare questioni di gusti estetici! Il punto è invece che: "la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, va considerata tesoro prezioso da conservare "(n.8) e da offrire a quanti la domandano per arricchirsi con la partecipazione ad essa.
Non si può partecipare poi a nessuna liturgia cattolica se non ci si riconosce prima in piena unità di fede, di sacramenti e di obbedienza nel governo pastorale con il Romano Pontefice.
Quindi uno può dire: "preferisco la forma straordinaria", ma non può sostenere - tanto per semplificare - "la forma ordinaria è 'cattiva'".
Pace e Bene

Anonimo ha detto...

non sono d'accordo che riguardi i Lefebvriani, i quali celebrano "una cum il Papa" ed ai quali è stata tolta anche la scomunica proprio anche perché riconoscono il Papa.

Anonimo ha detto...

reverendo fra A.R.,
mi riconosco abbastanza nel post precedente.
Anche io non aprezzo il nuovo rito. Certo lo considero legittimo e valido, su questo non ho alcun dubbio, ma lo considero un 'esperimento' teologicamente e pastoralmente meno felice , sia nel disposto letterale sia ancor pi nelle modalità con le quali è applicato ed anche negli effetti che produce (si chieda alla maggior parte degli abituali frequentatori della Messa domenicale con meno di 40 anni cosa è la Messa e cosa è l'Ostia consacrata... e si valutino le risposte).
D'altra parte io stesso che ho fatto la prima comunione a 22 anni ho sentito il desiderio di avvicinarmi alla Chiesa solo dopo aver conosciuto il VO, e molti miei amici che non lo conoscevano, portati da me per la prima volta a celebrazioni in rito antico di particolare bellezza, sono usciti dicendo: "come è possibile che la Chiesa abbia abbandonato tutto questo"?
Quindi le valutazioni vengono spontanee.
E quanti sono gli amanti del NO che sarebbero disposti a dichiarare che esso non è un progresso rispetto al VO?
Credo dunque che sia legittimo preferire il VO, ed anche trovare 'brutto' il NO, anche se si rispetta quest'ultimo come tutto quello che ci viene proposto dalla Chiesa in quanto tale. Non credo che il S. Padre ci chieda di schierarci a favore di una equivalenza assoluta delle due forme, e d'altra parte anche lui da cardinale ha formulato valutazioni comparative fra Vo e No che, se pure in partibus quibus, si risolvevano in un maggior apprezzamento del Vo rispetto al NO.
Infine, è chiaro che se uno sceglie di andare al Vo - con tutti i problemi, le scomodità, le censure sociali interne alla Chiesa che questo comporta - lo fa perchè lo preferisce...
Lei cosa ne pensa?
P.s. quella foto è di una Messa dell'Istituto del Buon Pastore (Chapelle S. Joseph o qualcosa di simile a Parigi)... non una Messa della FSSPX...Non confondiamo! :)

A.R. ha detto...

X Mic: anche se non è d'accordo, la posizione della FSSPX è quella, nonostante le parole che usano. La situazione canonica dei preti non è mai stata di scomunica (solo i vescovi), ma sono tutti sospesi dall'esercizio del ministero illecitamente ricevuto. Il Papa ha offerto una mano, ma ancora la FSSPX non l'ha afferrata. Chi sta dalla loro parte e ne condivide in tutto le posizioni attuali si mette evidentemente in opposizione e disobbedienza al Papa.

X l'anonimo delle 21.50: la sua meditazione è condivisibile, espressa nei termini chiari e pacati che lei port. Per quanto riguarda la foto: voleva appunto mostrare una messa in comunione piena con il Papa, non altro! Senza polemica alcuna.

Anonimo ha detto...

Caro Padre,
su un sito ho trovato il seguente testo, che sottoscrivo TOTO CORDE:***Al contrario semmai, per il maggior bene delle anime, la celebrazione con
il rito di sempre si dovrebbe concedere a maggior ragione a coloro che hanno
dubbi sul rito nuovo tanto da doversi astenere di parteciparvi***.
Io sono tra costoro, costoro che hanno
dubbi sul rito nuovo tanto da doversi astenere di parteciparvi. Non ne avessi, non mi sottoporrei ad un impegnativo "Pendolarismo liturgico", la domenica e quando mi è possibile. E quando non posso, santifico diversamente la Festa, con la lettura del Messale e la preghiera in famiglia. Mi dirte che sono fuori della Chiesa?
a) mi auguro che il Buon Dio la pensi diversamente;
b)da una "Chiesa" dove c'è chi la pensa come il superiore dei Salesiani olandesi, è una grazia sarebbe una grazia stare "fuori";
c)Se poi avessero ragione i preti che mi hanno consigliato (non imposto) di comportarmi così come mi comporto? In quest'ultimo caso, quello in difetto è Lei. ma non si preoccupi, un posto nelle mie preghiere, lo troverà sempre. E forse anche nel "memento" di un prete, regolamente incardinato nella sua docesi, che ha subito una vita di emarginazione (ma non censure canoniche) per aver scelto di NON CELEBRARE MAI il N.O.

A.R. ha detto...

Mi dispiace per chi sottoscrive questi testi e pensa di essere in comunione con la Chiesa e obbediente al Papa. Come si vede il numero 19 di Universae Ecclesiae è proprio necessario per riportare la pace nella Chiesa e - senza costringere nessuno a celebrare un rito - richiedere però a tutti che abbiano rispetto per le decisioni legittime del Papa, non solo quando queste concordano con i propri punti di vista.
La lettera citata sopra è la quintessenza del relativismo: si pensa di essere cristiani migliori perchè ci si impunta, magari accampando motivazioni morali, come i donatisti dell'epoca di Sant'Agostino.
Non c'è Verità senza Carità e viceversa. Chi osa rompere la comunione della Chiesa, addirittura mettendo in dubbio la validità dei sacramenti celebrati dal Papa stesso, non so come possa definirsi o pensarsi "buon cattolico".

l'Anonimo delle 9 ha detto...

Padre,
se la sente di fare una promessa?
Ovvero che, il giorno in cui dovese giungere alla conclusione il N.O. è, se non altro,meno gradito a Dio e meno foriero di grazie dell'uso Antiquior, lo farà sapere Urbi et Orbi?

J ha detto...

Buonasera Padre,
una piccola provocazione, senza maliza, ma che vuol sottolineare come spesso si usino due pesi e due misure:
ho avuto la gioia di assistere ad una solenne Divina Liturgia celebrata da un metropolita della Chiesa Russa, colla quale, com'è noto, non c'è communicatio in sacris, Divina Liturgia celebrata all'altar maggiore di una importantissima Basilica della chiesa cattolica, presente l'Arcivescovo della città e parte del clero locale.
Ora la provocazione: perchè loro possono e i cosiddetti lefevriani no?

A.R. ha detto...

Caro J, come lei sa i primi a contestare il parallelismo da lei proposto sono proprio i Lefebvriani, che insistono nel dire che sono cattolici, mai scismatici (come i Russi a cui si riferisce). Però sono fedeli al Papa se il Papa dice quello che loro pretendono, altrimenti "disobbediscono in ossequio all'obbedienza". Il punto è questo: o si dice chiaramente siamo uniti e abbiamo la stessa fede, oppure si tirano le conclusioni e si consuma lo scisma. La situazione ibrida, per quanto comoda, non può durare.

J ha detto...

D'accordo su quel che dice; il mio dire voleva toccare però altri fatti: perchè alcuni, giustamente, non possono e altri, che, altrettanto giustamente, non potrebbero, possono e con la benedizione del clero locale?
Qui c'è qualcosa che non funziona...
Saluti e grazie!

Anonimo ha detto...

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV184_Istruzione_Commento_FSSPX.html

padre, per favore, legga (se già non lo conosce) il testo di cui al link e, se non Le è importuno, ci renda edotti circa le sue impressioni al riguardo.
Grazie

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