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sabato 31 marzo 2012

La liturgia è cambiata e cambia ancora, per aiutare i fedeli a penetrarne il significato vero. La risposta del Papa a Fidel

Avevamo già riferito della curiosità di Fidel Castro a proposito dei cambiamenti occorsi nella liturgia della Chiesa negli ultimi 50 anni (vedi questo post). Adesso è uscito un articolo sull'Osservatore Romano, a firma dell'inviato Mario Ponzi, che ci fornisce ulteriori notizie sulla domanda di Castro e soprattutto sulla risposta del Papa, di cui in precedenza potevamo solo fare congetture. Ecco dunque la cronaca:
Castro ha mostrato subito una grande curiosità di conoscere, di sapere. Ha rivolto al Papa una serie di domande di ampio respiro. Inattesa la prima: ma perché la liturgia è cambiata così tanto? Il suo ricordo era fermo al periodo precedente il concilio e il Pontefice ha iniziato proprio dal Vaticano II la sua risposta. I padri conciliari hanno ritenuto di dover cambiare la liturgia per renderla più accessibile ai fedeli, ha spiegato il Papa. Anche se ciò — ha proseguito — ha creato situazioni tali da suggerire ulteriori modifiche, sempre per dare modo ai fedeli di penetrarne sino in fondo il significato vero e, dunque, di partecipare in modo più consapevole.
Il Papa ha spiegato a Castro quello che dovrebbe spiegare anche ad alcuni professori di liturgia arrabbiati contro quelle che chiamano le "controriforme" di Benedetto. Cioè: è vero che i padri del Concilio "hanno ritenuto di dover cambiare la liturgia per renderla più accessibile ai fedeli", che trovavano senza dubbio la barriera della lingua o quella di alcuni riti, forse, da riportare alla loro nobile semplicità. Ma - aggiunge il Pontefice - "ciò ha creato situazioni tali da suggerire ulteriori modifiche". Di che cosa parla se non di una "Riforma della riforma", per far fronte agli oggettivi dirottamenti dell'applicazione della riforma liturgica, e questo "per dare modo ai fedeli di penetrare sino in fondo il significato vero" della liturgia: non il significato soggettivo, che ogni gruppo o celebrante interpreta con parole sue. Per far "partecipare in modo più consapevole" il popolo di Dio, bisogna anche che si sappia a che cosa si partecipa. E questo significato non può essere manomesso. I sacramenti, parlando in linguaggio scolastico, causano ciò che significano. Se si cambia a piacere il loro significato, come si può pensare che non venga compromessa anche la causalità efficiente dei medesimi?
I cambiamenti fatti dalla Chiesa sono dunque sempre legittimi e spesso necessari. E a volte l'autorità della Chiesa si può accorgere che sia necessario intervenire ulteriormente a poca distanza da una riforma liturgica, se questa ha preso una piega imprevista, nella pratica, e si richiede perciò un serio aggiustamento. Magari recuperando qualcosa di ciò che - frettolosamente - si era considerato sorpassato o non più utile. 

3 commenti:

Querculanus ha detto...

L'ultima frase del Papa non mi sembra così chiara. Non darei per scontato che egli si stia riferendo alla necessità di una "riforma della riforma". Potrebbe invece riferirsi alle "ulteriori modifiche" introdotte dalla riforma liturgica e non previste dal Concilio (p. es. l'estensione dell'uso delle lingue volgari, decisa da Paolo VI in deroga alle disposizioni conciliari).

sergio ha detto...

Ma non è la liturgia in quanto tale che si discute. È la nuova teologia che ha stravolto la fede. Il catechismo é pura decorazione dello scaffale della libreria,perché ogni prete la pensa a modo suo. Il caos della fede si riflette nel caos della liturgia. Il problema è solo questo e finchè non lo si dice apertamente non ci sarà soluzione nè pace nella chiesa. Il Papa è solo,solo,solo.

A.R. ha detto...

Bentornato padre Giovanni! Speriamo di vedere presto riattivarsi anche il tuo Blog, e buona Settimana Santa.

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