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martedì 24 settembre 2013

Sui desideri di "quote rosa" nel collegio cardinalizio ovvero dei "Cardinali laici"


Ogni tanto un'idea riparte, non si sa bene da dove, e fa una fiammata improvvisa di "novità" (apparente, perché, in realtà, ciclicamente riproposta). Mi sono però stupito un tantino nel leggere oggi il pezzo della competentissima prof. Lucetta Scaraffia. A mio avviso scritto un po' di getto, certamente col cuore: ha ragione da vendere nel mostrare come le donne non siano sufficientemente ascoltate "di diritto" ai piani alti della Chiesa, ma eccede nell'ottimismo nel pensare che la nomina di donne cardinale: "avrebbe il grande vantaggio di essere possibile, senza implicare il problema spinoso dell’ordinazione sacerdotale femminile".
Ricordo che ai tempi di Giovanni Paolo II si parlava insistentemente del suo progetto di far "cardinale" nientemeno che Madre Teresa di Calcutta. Oggi, con Papa Francesco, che molti vogliono per forza arruolare tra i riformatori della Chiesa (ma a lui basta sistemare la Curia, e dice che la Chiesa non è mai stata meglio di adesso...), ritorna la stessa questione: è tempo di aprire il cardinalato alle donne.
Ora cerchiamo di smontare i troppo facili entusiasmi, mostrando come dietro questa proposta, presentata "così semplice da realizzare", si nascondano più problemi e, in realtà, si celino alcune rivendicazioni femministe mascherate.

Punto 1: Il Cardinalato è visto, da chi lo chiede per le donne, più come un ruolo di potere che come un ministero, un servizio alla Chiesa e soprattutto al Papa. Chi vede la Chiesa come una organizzazione di tipo statale, o comunque una società organizzata alla maniera di questo mondo, non può sopportare che ai vertici non ci siano donne "al comando", come è ovvio in tutte le altre organizzazioni "moderne e occidentali". Ma la Chiesa è questo? E' assimilabile ad un'azienda o ad uno Stato, in cui ci sono rivendicazioni di parte e suffragette? Se la Chiesa è piuttosto la famiglia di Dio, allora già i discorsi si impostano diversamente.

Punto 2: Si parla delle donne cardinali, ma non del motivo di questa assenza: ovvero che non ci sono "laici" nel sacro collegio. I laici, nella Chiesa, sono maschi e femmine, non solo femmine. Il problema, a monte, è che non ci sono cardinali laici, da questo discende la conseguenza per cui non ci sono cardinalesse! Ricordiamo che il collegio attuale, soprattutto per quanto riguarda gli elettori, è composto di soli vescovi (che vengono insigniti del cardinalato). Non ci sono cardinali "laici" da un bel pezzo. E se prima c'erano degli uomini insigniti del cardinalato, ma non ordinati, era perché questi rimandavano sine die l'ordinazione (sì un tempo c'erano cardinali adolescenti di 12 o 14 anni, ma non credo si voglia ritornare a quei tempi) o cardinali con concubine e vita mondana, ma che, almeno per rispetto al sacerdozio, evitavano di farsi imporre le mani). Anche la Chiesa di Roma ha le sue vergogne, ma non mi pare il caso di usare gli abusi come motivi da cui trarre esempi.... (vogliamo parlare dei "cardinali nipoti" - da cui provenivano in maggioranza i cardinali "laici") e affermare che Bergoglio dovrebbe far rivivere anche questa tradizione che dà il nome al nepotismo? Attenzione: ci sono perfino dei santi tra i cardinali nipoti, del calibro di Carlo Borromeo!)

Punto 3: I cosiddetti "cardinali laici" erano in realtà chierici (come ben spiega anche Wikipedia). Secondo il sistema preconciliare: si entrava nello stato clericale con la tonsura e si ricevevano i cosiddetti "ordini minori". Paolo VI ha fatto piazza pulita di questa secolare struttura della Chiesa latina, rimpiazzando con i "ministeri laicali" i venerandi e millenari "ordini minori". Purtroppo non ha spiegato perché e quale vantaggio comportava questo cambiamento, soprattutto perché si rifiutò sempre di aprire alle donne i ministeri ormai "laicali" di accolitato e lettorato. E questo è tuttora vigente ma, dal punto del diritto canonico, senza una valida motivazione (ahimé). Quindi, finché non si risolve almeno la questione dei "ministeri laicali" per le donne, non c'è nessun "varco" (per quello che riguarda gli agganci storici) al cardinalato.

Punto 4: L'ultima eccezione alla regola dell'ordine sacro, cioè che tutti i cardinali siano in uno degli ordini maggiori (diaconato, presbiterato o episcopato) risale al 1858, di quel tutt'altro che modernista Pio IX. Ma fu sanata ben presto dall'ordinazione diaconale di Teodolfo Mertel, che comunque fu l'ultimo cardinale veramente diacono e non, almeno, prete.

Punto 5: I cardinali, tutt'ora, si dividono in tre "ordines", tre classi che prendono il nome dai rispettivi ordini in cui sono, almeno nominalmente, inquadrati: ci sono così cardinali diaconi (preposti alle diaconie di Roma), i cardinali presbiteri (che ricevono un "titolo", cioè una parrocchia o comunque una chiesa in Roma) e i cardinali vescovi (che vengono nominati titolari di una diocesi suburbicaria, una delle 7 diocesi che circondano l'Urbe). Quindi anche teoricamente non c'è - attualmente - previsione per cardinali laici (e perciò nemmeno donne, le quali non possono ricevere nessuno degli ordini maggiori, diaconato compreso).
Se perciò non si risolve in modo rivoluzionario la questione spinosissima del diaconato femminile (come già si è risolta pacificamente quella del presbiterato), non c'è possibilità teorica di ammissione al cardinalato (secondo la sua strutturazione ereditata dal passato e tuttora vigente).

Punto 6: Per volontà del Beato Giovanni XXIII, notoriamente non un retrogrado, tutti i cardinali devono oggi essere ordinati all'episcopato. Se non fossero già episcopi quando sono nominati, vengono al più presto elevati al più alto grado dell'ordine sacro. Le eccezioni ci sono comunque, e alcuni presbiteri (di solito religiosi) innalzati alla porpora con più di 80 anni, e perciò non facenti parte del conclave, rinunziano volentieri a diventare vescovi (tanto più che la mitria ce l'hanno comunque!). Però devono chiedere una apposita dispensa al Papa. Per le donne, o per uomini sposati (anche loro non possono diventare cardinali!), ci vorrebbe una paradossale deroga a ciò a cui non possono accedere, stante la norma attuale dell'episcopato obbligatorio.

Punto 7: I Cardinali sono tali "PERCHE'" sono collaboratori "in sacris" del Vescovo di Roma. Questo attesta l'antica tradizione, nonostante le deviazioni della storia. Sono, cioè, da sempre dei diaconi, preti e vescovi "scelti" da e per il Papa come collaboratori diretti al suo ministero pastorale, oltre ad essere il suo "senato" consultivo. Nella costituzione gerarchia della Chiesa, presentata con limpidezza dalla Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, non figurano i laici (sia uomini che donne). Non è questione femminile, come si vede, ma di differenza delle funzioni e della specificità del sacerdozio ministeriale, diverso "per essenza" e non per "per grado" dal sacerdozio battesimale.

Punto 8: Con il Concilio Vaticano II è cambiata la teologia dell'esercizio dell'autorità nella Chiesa. Prima esistevano il "potere d'ordine" e "il potere di giurisdizione", che erano separabili non solo in pratica, ma perché lo erano nella teoria: il potere d'ordine era conferito col sacramento e proveniva direttamente da Dio, il potere di giurisdizione, invece, pur provenendo da Dio, passava necessariamente per il Vicario di Cristo, che lo regolava come meglio credeva, anche concedendolo a chi non era rivestito del potere d'ordine. 
Il Vaticano II vuole invece tornare ad una concezione per cui il potere sacramentale e quello di giurisdizione vengono ricevuti entrambe direttamente con l'ordine sacro, anche se poi la giurisdizione è ristretta o comunque regolata dal Papa. Il cambio di visione è lì da 50 anni, ma ancora molti fanno orecchie da mercante su questo punto di Riforma conciliare dell'ecclesiologia quando si tratta di avanzare l'agenda del "potere ai laici". Di per sé era più semplice prima che dopo il Concilio pensare a cardinali donne (o laici in generale)!

Punto 9: Nella Chiesa ci sono molti "titoli" o uffici che non sono gradi dell'ordine sacro, ma che richiedono che chi li riceve ed esercita sia già ordinato o sia almeno "capace" di ricevere l'ordine. Facciamo un esempio grosso: "il Sommo Pontificato". Di per sè, in teoria, tutti gli uomini battezzati in comunione con la Chiesa cattolica possono essere eletti Papa. Ma devono avere i requisiti minimi per essere ordinati vescovi: perché il sommo pontificato richiede l'essere vescovo di Roma. Perciò non devono essere sposati e non avere altri impedimenti che non possano farli accedere non tanto al "Papato", ma semplicemente all'episcopato.
Lo stesso principio, in piccolo, vale anche per i "canonici" in un capitolo cattedrale, o per i "parroci" ufficio che richiede l'ordine presbiterale (ma non tutti i preti hanno il titolo di parroco, e un diacono o un laico, anche se ne esercitano molte "funzioni" non per questo sono "parroco"). Così è il Cardinale.

Punto 10: Papa Francesco ha più volte fatto un appello ad approfondire la teologia al femminile per la vita della Chiesa, ma con questo non ha chiamato a modificare il Diritto canonico o l'esercizio del ministero sacerdotale. Piuttosto si riferisce alla necessità di comprendere sempre meglio come mai l'uomo e la donna, sia nella realtà biologica che in quella spirituale, sono diversi e complementari, e quale sia il rispettivo "genio" che deve essere esercitato a vantaggio di tutto il Corpo di Cristo, pur nel rispetto della differenza "di genere". I richiami che spesso Papa Bergoglio fa alla "maternità" in tutte le sue forme, alla dimensione "mariana" della Chiesa (complementare ma distinta da quella "petrina"), mi pare vadano in questa direzione. 

Suggerirei di mettere da parte le questioni del Cardinalato femminile, che fanno solo audience, e tornare invece a riflettere seriamente e utilizzare concretamente i grandi strumenti "trascurati": i Sinodi e i Concili Generali, veri luoghi di incontro, di ascolto e dibattito di tutte le componenti della chiesa: religiose, laici e laiche compresi. Papa Francesco più volte ha parlato di sinodalità da reimparare, e non credo pensasse solo all'istituzione chiamata "Sinodo dei vescovi", ma all'ascolto sinodale di tutte le membra del Corpo mistico, nei vari livelli da quelli parrocchiali (che già funzionano così) a quelli diocesani (iniziano) a livello universale (siamo indietro). Questo, che pare avvenire, è invece ben attestato dalla vita ecclesiale "nell'oscuro medioevo" (cf. Concilio Lateranense IV, 1215, con monache e laici partecipanti), per non parlare dell'Oriente (leggi qui: "Il ruolo della donna non ci divide", e perfino degli Anglicani (che hanno conservato strutture sinodali antiche, anche se poi hanno preso la tangente).


1 commento:

Anonimo ha detto...

Detto incidentalmente, e salva la riverenza per la S.Sede, l'abolizione degli ordini minori e la sostituzione (?) con i ministeri laicali mi pare una tra le meno riuscite innovazioni di Paolo VI. La Ministeria quaedam pecca di astrattezza, un po' come - a livello inferiore - la Pontificalis insignia.
Andrea

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