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domenica 15 maggio 2011

Pensieri sparsi su "Universae Ecclesiae" - 1

Inizio - e a Dio piacendo continuerò a pubblicare - una serie di post che vertono sull'Istruzione vaticana di recente pubblicazione "Universae Ecclesiae", concernente l'applicazione del Motu Proprio "Summorum Pontificum", documento papale che ha liberalizzato la celebrazione della Messa secondo il rito romano vigente nel 1962.
Li chiamo "pensieri sparsi" perchè non seguiranno una scaletta rigorosa, ma saranno il frutto di meditazioni estemporanee sui singoli numeri che più mi colpiscono.

Innanzitutto il num. 2 dell'Istruzione, in latino recita: "Hisce Litteris Motu Proprio datis Summus Pontifex Benedictus XVI legem universalem Ecclesiae tulit ut regulis nostris temporibus aptioribus quoad usum Romanae Liturgiae anno 1962 vigentem provideret".
La versione italiana traduce: Con tale Motu Proprio il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha promulgato una legge universale per la Chiesa con l’intento di dare una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962.
Faccio però notare che si perde per strada l'attributo di questa presunta "nuova normativa", che in realtà - leggendo il testo originale - si riferisce a regole più adatte ai nostri tempi, non tanto "rinnovare", ma semplicemente "riadattare" ai nostri tempi l'antica liturgia Romana.
Ma questo è l'intento dello stesso Concilio Vaticano II. Sacrosanctum Concilium, n. 62 dice in termini generali: "Cum autem, successu temporum, quaedam in Sacramentorum et Sacramentalium ritus irrepserint, quibus eorum natura et finis nostris temporibus minus eluceant, atque adeo opus sit quaedam in eis ad nostrae aetatis necessitates accommodare, Sacrosanctum Concilium ea quae sequuntur de eorum recognitione decernit.". Già il proemio della Costituzione affermava con chiarezza: "Sacrosanctum Concilium, cum sibi proponat vitam christianam inter fideles in dies augere; eas institutiones quae mutationibus obnoxiae sunt, ad nostrae aetatis necessitates melius accommodare"

E' quindi piuttosto chiaro che nell'Istruzione si intende asserire: "stiamo continuando la riforma liturgica conciliare, sistemando per i nostri tempi quello che si deve sistemare". Non "novità", ma "nuovamente": "non nova, sed noviter".


Il num. 7 dell'Istruzione "Universae Ecclesiae" esplicita il motivo della necessità di dare una nuova legislazione per la Messa antica, dice infatti: "Increscentibus magis magisque in dies fidelibus expostulantibus celebrationem formae extraordinariae", ovvero: "crescendo sempre più di giorno in giorno i fedeli che richiedono la celebrazione della forma extraordinaria", il Papa ha pensato perciò al Motu Proprio, per colmare una lacuna lasciata dai suoi predecessori, i quali avevano solo fornito indulti e indicazioni frammentarie in materia. Summorum Pontificum, invece "costituisce una rilevante espressione del Magistero del Romano Pontefice e del munus a Lui proprio di regolare e ordinare la Sacra Liturgia della Chiesa e manifesta la Sua sollecitudine di Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa Universale". Deve essere chiaro a tutti che il Rito Romano, come afferma il Concilio Vaticano II (SC 22), è regolato primariamente dalla Sede Apostolica. I Vescovi sono chiamati a vigilare e a far rispettare la normativa liturgica, ma non sono essi i depositari del munus (cioè il diritto-dovere) di legiferare sulla forma o riforma della liturgia per la Chiesa universale (Cf. anche Codice di Diritto Canonico, c. 838 §1. Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall'autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano.
§2. È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici e autorizzarne le versioni nelle lingue correnti, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate fedelmente ovunque. 
§4. Al Vescovo diocesano nella Chiesa a lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti).

Il primo obiettivo della normativa data dal Papa nel Motu Proprio è ribadito dall'Istruzione con limpidezza cristallina, in modo da non poter essere più equivocato da nessuno: 
a) Liturgiam Romanam in Antiquiori Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus;
offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare.
Non a qualche gruppo, non ai nostalgici, non ai maniaci delle cose sorpassate, ma a TUTTI i fedeli è offerto un TESORO prezioso da conservare. Non c'è altro da aggiungere.

continua......

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