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venerdì 4 dicembre 2009

I veri gioielli della Basilica di Sant'Antonio

Leggendo questa storia commovente riportata dal Gazzettino di Padova - e a noi frati ne capitano tante altre durante l'anno - mi veniva in mente un'associazione di idee. Oggi la Basilica ritrova i suoi marmi e le sue pietre, artistici- non c'è che dire - eppure inerti e deperibili. I suoi gioielli più preziosi, invece, la Basilica del Santo non li ha mai persi: i devoti di Sant'Antonio e i pellegrini alla sua tomba da 8 secoli non mancano mai di tornare a ringraziarlo. Capolavori di amore e devozione plasmati dalla fede. I devoti semplici ma fiduciosi non sono per niente simili a quei mirabili e raffinati bassorilievi classicheggianti che sono stati oggetto di minuzioso restauro; sono piuttosto somiglianti alle produzioni artigianali, più rivolte verso l'utile che verso l'attraente. Eppure sono sempre intorno al corpo di Sant'Antonio, dovunque lo si metta: pietre vive e preziose... E il dottore evangelico gongola dal cielo: non perchè vengono da lui, ci mancherebbe, ma perchè gli permettono ancora di continuare il suo ministero: "Per Antonium ad Iesum". Con la potenza della Parola e dei prodigi che l'accompagnano (cf. Mc 16,20).

«Sant'Antonio mi ha salvato»: a 96 anni il decano degli alpini è tornato a Padova
In guerra il vicentino fece voto di recarsi alla basilica patavina
il primo dicembre di ogni anno se fosse sopravvissuto


PADOVA (2 dicembre) - Scampato alla guerra d'Africa e inseguito al campo di concentramento, Cristiano Dal Pozzo, 96 anni, il più anziano alpino in Italia, è tornato ieri alla Basilica di Sant'Antonio a Padova per rinnovare il voto fatto quand'era soldato. Se ne fosse uscito vivo, aveva giurato al Santo, ogni anno il primo dicembre sarebbe tornato alla Basilica della città euganea. Cosa che ha fatto ancora una volta, indossando la sua vecchissima e sdrucita divisa da alpino del deserto, il cappello e gli occhialoni militari anti-sabbia, sorreggendosi su due bastoni, ma camminando con le sue gambe.

Originario di Castelletto di Rotzo, sull'Altopiano di Asiago (Vicenza), Dal Pozzo è ormai una star tra gli alpini. Nelle adunate nazionali dell'ANA - è successo due anni fa a Bassano, e l'anno scorso a Latina - viene acclamato da ali di folla lungo tutto il percorso del corteo. La sua avventura iniziò nel 1935 quando partì volontario con la divisione Imperia per la guerra in Africa: in Abissinia e in Libia. Conquistò la medaglia d'oro al merito militare e un altro riconoscimento come internato nel campo di concentramento tedesco a Lienz.

Ieri a Padova è tornato a ringraziare S.Antonio e i frati della Basilica, ai quali ha portato come sempre in dono due sacchi delle patate che coltiva lui stesso. La cosa di cui è sempre stato orgoglioso? «Non aver sparato mai un colpo», ha ripetuto anche oggi.

Fonte: Il Gazzettino

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