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mercoledì 17 dicembre 2008

Preghiere fedelmente tradotte: colletta del 17 dicembre

17 dicembre.
LATINO
Deus, humanae conditor et redemptor naturae,
qui Verbum tuum in utero perpetuae virginitatis
carnem assumere voluisti,
respice propitius ad preces nostras,
ut Unigenitus tuus, nostra humanitate suscepta,
nos divino suo consortio sociare dignetur.

TRADUZIONE CEI
Dio creatore e redentore,
che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo,
fatto uomo nel grembo di una Madre sempre vergine,
concedi che il tuo unico Figlio,
primogenito di una moltitudine di fratelli,
ci unisca a sé in comunione di vita.

TRADUZIONE LETTERALE
Dio, creatore e redentore della natura umana,
che hai voluto che il tuo Verbo assumesse un corpo
in un grembo vergine in perpetuo,
guarda propizio alle nostre preghiere,
affinché il tuo Unigenito, che ha assunto la nostra umanità,
si degni di ammetterci alla comunione con la sua divinità.
(si degni di aggregarci alla sua divina compagnia)

Come potete notare, la traduzione CEI, per quanto bella e scorrevole, abbandona volutamente tutti i riferimenti dogmatici di questa antica preghiera, presente sia nel Sacramentario Gelasiano che Veronese. La traduzione letterale vuole rimettere in evidenza che oggi chiediamo di entrare in quel mistico scambio, in quel "Sacrum commercium" per cui Cristo ha assunto la nostra natura umana (ricordata due volte nella preghiera e sparita dalla traduzione ufficiale) al fine di farci partecipare alla sua vita divina (non a una comunione generica, ma divino suo consortio).
Un altro esempio (e in avvento sono proprio tanti) di quella accurata "ripulitura" teologica delle traduzioni dell'attuale messale. Invochiamo presto una traduzione più accurata e teologicamente pregnante: e speriamo che nel prossimo messale ci sia l'originale a fronte, come voleva Paolo VI, in modo che tutti possano controllare il senso autentico delle preghiere che vanno a proferire a nome della Chiesa.

Altro esempio:

Giovedì II settimana di Avvento:
Excita, Domine, corda nostra
ad praeparandas Unigeniti tui vias,
ut, per eius adventum,
purificatis tibi mentibus servire mereamur.

Risveglia, o Dio, la fede del tuo popolo
perché prepari le vie del tuo Figlio,
e per il mistero della sua venuta
possa servirti con la santità della vita.


Ravviva, o Signore, i nostri cuori
a prepare le vie del tuo unico Figlio,
affinché, per la sua venuta,
possiamo meritare di servirti con animo purificato.

I "nostri cuori" (troppo emotivamente connotati?) vengono interpretati in "fede del tuo popolo". La purezza della mente (dell'anima) diventa "santità di vita", l'avvento di Cristo si precisa in "mistero della sua venuta" invece che semplice "venuta", il mereamur che dà alla preghiera un tono di passivo divino (possiamo meritare da te) cade e il popolo (non semplicemente noi) diventa protagonista attivo (possa servirti). 

Meditate e controllate, cari fratelli sacerdoti, quello che dite durante la messa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ottima idea quella di sottoporre a verifica le traduzioni ufficiali.
Anni addietro ci fu un libro di Lorenzo Bianchi a sollevare la questione, subito tacitato; in parallelo si potrebbe segnalare la traduzione , come intento e come esito, di colletta, super oblata e postcommunio, a cura della prof.ssa Lovato.
Manca ancora un lavoro generale, necessario, perchè le parole forgiano le mentalità, come ottimamente esemplificò il citato Bianchi.
E intanto ci capita tra capo e collo la nuova traduzione della Bibbia CEI ...
Auguri a lei e a tutti noi!
luigipuddu

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