
Comunque sia, il bello è che il Card. Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, invitato a parlare come ospite alla conferenza, ha fatto ai vescovi aglicani un bel discorso sull'evangelizzazione, che sarà certo piaciuto per chiarezza alle minoranze agguerrite, non molto ai pasciuti liberali pantofolai, per cui ci si salva in ogni modo.
Hanno rincarato la dose - e sono stati più coraggiosi dei cattolici cardinali - i fratelli ortodossi di Mosca e di Atene. Hanno detto in sostanza: o tornate indietro, cari anglicani, dalla pericolosa china che vi porta a mollare su tutta la linea cristiana, o arrivederci ecumenismo.
Vi incollo qui sotto le notizie odierne della Radio Vaticana su queste questioni:
Il tema della testimonianza cristiana è stato al centro dell'intervento del cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, alla Conferenza di Lambeth, incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo, che si svolge a Canterbury. Il porporato si è soffermato sulle sfide all’evangelizzazione: “Se in passato le tradizionali aree di evangelizzazione erano il cuore dell'uomo e la casa, la sanità e l’educazione, i malati e gli anziani, non possiamo ignorare i nuovi orizzonti che devono essere illuminati dalla luce di Cristo”. Tra i moderni “areopaghi” che hanno bisogno di essere evangelizzati – ha aggiunto il cardinale - vi sono soprattutto i mass media, il mondo della scienza e della tecnologia, delle comunicazioni politiche e sociali, dei rifugiati e dei migranti, e altri ancora. Sul dialogo interreligioso - riferisce poi l’agenzia Fides - il cardinale Dias ha ribadito che anche nelle altre tradizioni religiose e culturali ci sono elementi autentici, buoni e santi. “Il patrimonio spirituale delle tradizioni religiose non cristiane è un invito a dialogare, non solo in quelle cose che esse hanno in comune con la cultura cristiana, ma anche nelle loro differenze; dialogare significa, mantenendo ferme le cose in cui crediamo, ascoltare rispettosamente gli altri per discernere tutto ciò che vi è di buono e santo, tutto quello che favorisce la pace e la cooperazione”. Il cardinale ha quindi illustrato la dimensione ecumenica dell’evangelizzazione: “L’evangelizzazione è prerogativa unica dello Spirito Santo, che ha bisogno di canali attraverso cui possa fluire. Questo sarà possibile nella misura in cui vi sarà unità e coesione tra i membri della Chiesa, tra loro e i loro pastori, e, soprattutto, tra gli stessi pastori, sia all’interno delle loro comunità come con le altre Confessioni cristiane”. Da sottolineare, poi, che in un messaggio alla Conferenza di Lambeth, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II ricorda l’enorme responsabilità di “scegliere tra norme morali bibliche e tendenze che considerano il peccato e il generale permissivismo come manifestazioni di amore e tolleranza”. Il Patriarca, che si riferisce al tema dell’omosessualità al centro del dibattito nella Chiesa anglicana, auspica anche che “sia possibile mantenere le relazioni” ecumeniche. Anche l’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, Girolamo, si è augurato che “in occasione dell’Anno Paolino”, la Comunione anglicana “rifletta sul grado in cui sia rimasta fedele o abbia deviato dagli insegnamenti e dai principi paolini”. (A.L.)
Approfondimenti: http://www.episcopalchurch.org/79901_99268_ENG_HTM.htm
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