Al di là della sorpresa la presenza dei video di Yoshihiro Kurebayashi, direttore del coro Shizuoka Ongakukan della città giapponese di Shizuoka, ci mostra come il gregoriano travalica le culture e i confini nazionali. E' davvero la voce dell'universalità della Chiesa. La lingua non è più un segno opaco di incomprensione, ma diventa simbolo di unità. L'unica melodia, semplice e ripetuta, non schiava di moduli di facile consumo che si esauriscono nel giro di una generazione, continua a imporsi con semplice evidenza. Lo splendore della bellezza, nella "nobile semplicità" promossa dal Concilio Vaticano II, sta iniziando a risorgere nella Chiesa. Dopotutto, come più d'uno fa notare, ormai stanno finendo i 40 anni (iniziati simbolicamente il 3 aprile 1969) di attraversata del deserto e la terra promessa dal Concilio si inizia a intravvedere all'orizzonte.
Ascoltate il maestro giapponese Kurebayashi:
Attende Domine: un tocco di quaresima
1 commento:
La vicenda del gregoriano in Giappone ci insegna che le cose divinamente belle(e questo si puo' ben dire del gregoriano sia in senso proprio che figurato)sono eterne e non muoiono.La stessa cosa si puo' dire per il rito antiquior della Santa Messa,che tutti davano per morto.E invece.....Mi si dira' che alla maggioranza queste cose non interessano?ma,rispondo,da quando mai la qualita' e la quantita'sono andate d'accordo?
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