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mercoledì 13 gennaio 2010

Francescani e Domenicani, testimoni con la vita e maestri con la dottrina. E spunta l'esempio di sant'Antonio nelle parole del Papa



Catechesi all'Udienza generale di mercoledì 13 gennaio. Papa Benedetto parla degli ordini Mendicanti del XIII secolo, francescani e domenicani, suscitati nella Chiesa in periodi di crisi, hanno saputo rispondere alle esigenze del tempo, con la santità della vita dei loro membri, ma anche con la parola e l'insegnamento retto della fede. Aggiungo al testo del Papa qualche commento e sottolineatura.


Cari fratelli e sorelle,
All'inizio del nuovo anno guardiamo alla storia del Cristianesimo, per vedere come si sviluppa una storia e come può essere rinnovata. In essa possiamo vedere che sono i santi, guidati dalla luce di Dio, gli autentici riformatori della vita della Chiesa e della società. Maestri con la parola e testimoni con l’esempio, essi sanno promuovere un rinnovamento ecclesiale stabile e profondo, perché essi stessi sono profondamente rinnovati, sono in contatto con la vera novità: la presenza di Dio nel mondo. Tale consolante realtà, che in ogni generazione cioè nascono santi e portano la creatività del rinnovamento, accompagna costantemente la storia della Chiesa in mezzo alle tristezze e agli aspetti negativi del suo cammino. Vediamo, infatti, secolo per secolo, nascere anche le forze della riforma e del rinnovamento, perché la novità di Dio è inesorabile e dà sempre nuova forza per andare avanti. Così accadde anche nel secolo tredicesimo, con la nascita e lo straordinario sviluppo degli Ordini Mendicanti: un modello di grande rinnovamento in una nuova epoca storica. Essi furono chiamati così per la loro caratteristica di "mendicare", di ricorrere, cioè, umilmente al sostegno economico della gente per vivere il voto di povertà e svolgere la propria missione evangelizzatrice. Degli Ordini Mendicanti che sorsero in quel periodo, i più noti e i più importanti sono i Frati Minori e i Frati Predicatori, conosciuti come Francescani e Domenicani. 
[Il Papa riprende la tradizione antica, diremmo proprio delle origini, di presentare insieme questi due "ordini fratelli". L'iconografia dell' incontro tra Francesco e Domenico (vedi immagine a sinistra) suggella questa tradizione].
Essi sono così chiamati dal nome dei loro Fondatori, rispettivamente Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman. Questi due grandi santi ebbero la capacità di leggere con intelligenza "i segni dei tempi", intuendo le sfide che doveva affrontare la Chiesa del loro tempo.
Una prima sfida era rappresentata dall’espansione di vari gruppi e movimenti di fedeli che, sebbene ispirati da un legittimo desiderio di autentica vita cristiana, si ponevano spesso al di fuori della comunione ecclesiale [Sembra quasi che il Papa parli guardando all'oggi, ad altri movimenti di fedeli, magari ispirati da santo tradizionalismo lefebvriano, che però si pongono fuori della comunione della Chiesa...]. Erano in profonda opposizione alla Chiesa ricca e bella che si era sviluppata proprio con la fioritura del monachesimo. In recenti Catechesi mi sono soffermato sulla comunità monastica di Cluny, che aveva sempre più attirato giovani e quindi forze vitali, come pure beni e ricchezze. Si era così sviluppata, logicamente, in un primo momento, una Chiesa ricca di proprietà e anche immobile. Contro questa Chiesa si contrappose l'idea che Cristo venne in terra povero e che la vera Chiesa avrebbe dovuto essere proprio la Chiesa dei poveri; il desiderio di una vera autenticità cristiana si oppose così alla realtà della Chiesa empirica. Si tratta dei cosiddetti movimenti pauperistici del Medioevo. Essi contestavano aspramente il modo di vivere dei sacerdoti e dei monaci del tempo, accusati di aver tradito il Vangelo e di non praticare la povertà come i primi cristiani, e questi movimenti contrapposero al ministero dei Vescovi una propria "gerarchia parallela" [gerarchia parallela: cioè vescovi ordinati illecitamente ma "carismatici" e preti che li seguivano... niente di nuovo sotto il sole, purtoppo. Ma si sa, dallo scisma si passa spesso all'eresia, per giustificare la propria posizione]. Inoltre, per giustificare le proprie scelte, diffusero dottrine incompatibili con la fede cattolica. Ad esempio, il movimento dei Catari o Albigesi ripropose antiche eresie, come la svalutazione e il disprezzo del mondo materiale – l’opposizione contro la ricchezza diventa velocemente opposizione contro la realtà materiale in quanto tale - la negazione della libera volontà, e poi il dualismo, l'esistenza di un secondo principio del male equiparato a Dio. Questi movimenti ebbero successo, specie in Francia e in Italia, non solo per la solida organizzazione, ma anche perché denunciavano un disordine reale nella Chiesa, causato dal comportamento poco esemplare di vari esponenti del clero.
I Francescani e i Domenicani, sulla scia dei loro Fondatori, mostrarono, invece, che era possibile vivere la povertà evangelica, la verità del Vangelo come tale, senza separarsi dalla Chiesa; mostrarono che la Chiesa rimane il vero, autentico luogo del Vangelo e della Scrittura [In tutta la catechesi il Papa mostra che la povertà dei mendicanti è unita alla predicazione della verità del vangelo: con la vita avvaloravano la dottrina, alla maniera degli apostoli, e sempre in unione con la chiesa di Roma: "sudditi e soggetti" ad essa, diceva san Francesco]. Anzi, Domenico e Francesco trassero proprio dall’intima comunione con la Chiesa e con il Papato la forza della loro testimonianza. Con una scelta del tutto originale nella storia della vita consacrata, i Membri di questi Ordini non solo rinunciavano al possesso di beni personali, come facevano i monaci sin dall’antichità, ma neppure volevano che fossero intestati alla comunità terreni e beni immobili. Intendevano così testimoniare una vita estremamente sobria, per essere solidali con i poveri e confidare solo nella Provvidenza, vivere ogni giorno della Provvidenza, della fiducia di mettersi nelle mani di Dio. Questo stile personale e comunitario degli Ordini Mendicanti, unito alla totale adesione all’insegnamento della Chiesa e alla sua autorità, fu molto apprezzato dai Pontefici dell’epoca [E il pontefice della nostra epoca può contare su francescani e domenicani che abbiano "totale adesione all'insegnamento della chiesa e alla sua autorità". Se guardiamo ai frati di Medjugorje, tanto per rimanere nell'attualità, c'è da chiedersi dove abbiano perso l'ispirazione del loro fondatore.], come Innocenzo III e Onorio III, i quali offrirono il loro pieno sostegno a queste nuove esperienze ecclesiali, riconoscendo in esse la voce dello Spirito. E i frutti non mancarono: i gruppi pauperistici che si erano separati dalla Chiesa rientrarono nella comunione ecclesiale o, lentamente, si ridimensionarono fino a scomparire. Anche oggi, pur vivendo in una società in cui spesso prevale l’"avere" sull’"essere", si è molto sensibili agli esempi di povertà e di solidarietà, che i credenti offrono con scelte coraggiose. Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di Dio, per servire il prossimo. Il mondo, come ricordava Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, ascolta volentieri i maestri, quando sono anche testimoni. È questa una lezione da non dimenticare mai nell’opera di diffusione del Vangelo: vivere per primi ciò che si annuncia, essere specchio della carità divina.
Francescani e Domenicani furono testimoni, ma anche maestri [Bellissimo passaggio. Non basta la vita, ci vuole anche la Parola e l'insegnamento. E i frati mendicanti, fin dalla prima ora furono predicatori itineranti e insegnanti universitari]. Infatti, un’altra esigenza diffusa nella loro epoca era quella dell’istruzione religiosa [ancora: e nella nostra epoca l'istruzione religiosa non è forse una priorità?]. Non pochi fedeli laici, che abitavano nelle città in via di grande espansione, desideravano praticare una vita cristiana spiritualmente intensa. Cercavano dunque di approfondire la conoscenza della fede e di essere guidati nell’arduo, ma entusiasmante cammino della santità. Gli Ordini Mendicanti seppero felicemente venire incontro anche a questa necessità: l'annuncio del Vangelo nella semplicità e nella sua profondità e grandezza era uno scopo, forse lo scopo principale di questo movimento. Con grande zelo, infatti, si dedicarono alla predicazione [cari frati, ricordiamoci che siamo stati fondati per pregare e predicare!!! sia noi che i domenicani].
Erano molto numerosi i fedeli, spesso vere e proprie folle, che si radunavano per ascoltare i predicatori nelle chiese e nei luoghi all’aperto, pensiamo a sant'Antonio, per esempio [Il papa cita l'esempio di SANT'ANTONIO, il più grande predicatore popolare del Medioevo, discepolo di san Francesco e da lui autorizzato a insegnare agli altri frati a predicare. Narrano le biografie che a Padova non c'erano chiese abbastanza capienti per tutta la gente che voleva ascoltarlo e doveva perciò predicare nell'enorme Prato della Valle]. Venivano trattati argomenti vicini alla vita della gente, soprattutto la pratica delle virtù teologali e morali, con esempi concreti, facilmente comprensibili. Inoltre, si insegnavano forme per nutrire la vita di preghiera e la pietà. Ad esempio, i Francescani diffusero molto la devozione verso l’umanità di Cristo, con l’impegno di imitare il Signore [Fede e devozione non si contrappongono: i frati hanno sempre cercato di tradurre in pratiche popolari i misteri creduti e celebrati].
Non sorprende allora che fossero numerosi i fedeli, donne ed uomini, che sceglievano di farsi accompagnare nel cammino cristiano da frati Francescani e Domenicani, direttori spirituali e confessori ricercati e apprezzati [Non solo predicazione alla massa, ma cura della singola anima. San Tommaso d'Aquino, grande Domenicano, difendeva gli ordini mendicanti che, secondo lui, erano stati fondati per "predicare e confessare"]. Nacquero, così, associazioni di fedeli laici che si ispiravano alla spiritualità di san Francesco e di san Domenico, adattata al loro stato di vita. Si tratta del Terzo Ordine, sia francescano che domenicano. In altri termini, la proposta di una "santità laicale" conquistò molte persone. Come ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II, la chiamata alla santità non è riservata ad alcuni, ma è universale (cfr Lumen gentium, 40). In tutti gli stati di vita, secondo le esigenze di ciascuno di essi, si trova la possibilità di vivere il Vangelo. Anche oggi ogni cristiano deve tendere alla "misura alta della vita cristiana", a qualunque stato di vita appartenga!
L’importanza degli Ordini Mendicanti crebbe così tanto nel Medioevo che Istituzioni laicali, come le organizzazioni del lavoro, le antiche corporazioni e le stesse autorità civili, ricorrevano spesso alla consulenza spirituale dei Membri di tali Ordini per la stesura dei loro regolamenti e, a volte, per la soluzione di contrasti interni ed esterni [Il papa sta dicendo che gli ordini Mendicanti avevano un influsso particolare anche sulla società, non solo sulla Chiesa, sulla cultura profana, non solo su quella sacra. Palese invito a riprendere questa strada]. I Francescani e i Domenicani diventarono gli animatori spirituali della città medievale. Con grande intuito, essi misero in atto una strategia pastorale adatta alle trasformazioni della società. Poiché molte persone si spostavano dalle campagne nelle città, essi collocarono i loro conventi non più in zone rurali, ma urbane. Inoltre, per svolgere la loro attività a beneficio delle anime, era necessario spostarsi secondo le esigenze pastorali. Con un’altra scelta del tutto innovativa [non ci deve essere paura dell'innovazione a servizio dell'apostolato], gli Ordini mendicanti abbandonarono il principio di stabilità, classico del monachesimo antico, per scegliere un altro modo. Minori e Predicatori viaggiavano da un luogo all’altro, con fervore missionario. Di conseguenza, si diedero un’organizzazione diversa rispetto a quella della maggior parte degli Ordini monastici. Al posto della tradizionale autonomia di cui godeva ogni monastero, essi riservarono maggiore importanza all’Ordine in quanto tale e al Superiore Generale, come pure alla struttura delle provincie. Così i Mendicanti erano maggiormente disponibili per le esigenze della Chiesa Universale [Cari frati che state nelle parrocchie: dobbiamo essere disponibili alle esigenze della chiesa universale, non attaccati alla singola diocesi. O meglio il nostro compito è portare l'afflato universale nella chiesa locale]. Questa flessibilità rese possibile l’invio dei frati più adatti per lo svolgimento di specifiche missioni e gli Ordini Mendicanti raggiunsero l’Africa settentrionale, il Medio Oriente, il Nord Europa. Con questa flessibilità il dinamismo missionario venne rinnovato. [frati flessibili e adattabili]
Un’altra grande sfida era rappresentata dalle trasformazioni culturali in atto in quel periodo. Nuove questioni rendevano vivace la discussione nelle università, che sono nate alla fine del XII secolo. Minori e Predicatori non esitarono ad assumere anche questo impegno e, come studenti e professori, entrarono nelle università più famose del tempo [Bologna, Oxford, Cambridge, Parigi, Colonia, Padova...], eressero centri di studi, produssero testi di grande valore, diedero vita a vere e proprie scuole di pensiero, furono protagonisti della teologia scolastica nel suo periodo migliore, incisero significativamente nello sviluppo del pensiero. I più grandi pensatori, san Tommaso d'Aquino e san Bonaventura, erano mendicanti, operando proprio con questo dinamismo della nuova evangelizzazione, che ha rinnovato anche il coraggio del pensiero, del dialogo tra ragione e fede. Anche oggi c’è una "carità della e nella verità", una "carità intellettuale" da esercitare, per illuminare le intelligenze e coniugare la fede con la cultura [Il motto attualizzato di Sant'Antonio: "Vangelo e Carità", non comprende solo il pane dei poveri, ma anche la carità intellettuale a chi è rimasto senza Gesù, pane di vita].
L’impegno profuso dai Francescani e dai Domenicani nelle università medievali è un invito, cari fedeli, a rendersi presenti nei luoghi di elaborazione del sapere, per proporre, con rispetto e convinzione, la luce del Vangelo sulle questioni fondamentali che interessano l’uomo, la sua dignità, il suo destino eterno [L'attualizzazione di cui parlavamo prima è ora resa esplicita da questa ultima frase del Papa, che riprende uno dei motivi-chiave del suo continuo insegnamento]. Pensando al ruolo dei Francescani e Domenicani nel Medioevo, al rinnovamento spirituale che suscitarono, al soffio di vita nuova che comunicarono nel mondo, un monaco disse: "In quel tempo il mondo invecchiava. Due Ordini sorsero nella Chiesa, di cui rinnovarono la giovinezza come quella di un’aquila" (Burchard d’Ursperg, Chronicon).

Santi Padri nostri, Francesco e Domenico, pregate per noi!


2 commenti:

Cristiano ha detto...

Vorrei segnalare anche i canti XI e XII del Paradiso, con l'elogio di san Tommaso a san Francesco e quello di san Bonaventura a san Domenico. Utili, tra l'altro, per comprendere che le crisi degli ordini mendicanti (e anche monastici: il canto di san Benedetto, il XXII, non è certo tenero verso certi monaci del tempo) non è una prerogativa di oggi.

Anonimo ha detto...

"cari frati, ricordiamoci che siamo stati fondati per pregare e predicare!!! "

per "postare" no????

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