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lunedì 10 settembre 2012

Come prevedevasi: dopo il matrimonio omo, si introduce la "poligamia silenziosa". In Brasile, infatti...


E' passata alquanto in sordina la notizia che in Brasile, dopo l'introduzione di un contratto di unione civile tra uomo e uomo o donna e donna, si sono accorti che è possibile anche la formula "due donne e un uomo". Praticamente, per via di carta bollata e notai, si legalizza adesso anche la poligamia simultanea (ufficialmente vietata, mentre la "poligamia successiva" è già stata introdotta da vari decenni, praticamente ovunque, dalle leggi divorzistiche). Potemmo dire: "come volevasi dimostrare"....leggere questo precedente post.
Crolla un altro baluardo del diritto di famiglia e del buon senso occidentale e cristiano: che il rapporto di tipo sponsale/matrimoniale sia esclusivo, uno a uno.
Così è accaduto che tre persone, due donne e un uomo, sono state registrate come "unione stabile", con tutte le tutele legali del caso (pensione di reversibilità ed eredità comprese). Motivo: non c'è motivo giuridico per rifiutare la domanda!
Il Catholic Herald (leggi qui in inglese), giornale britannico, ci informa che l'Istituto Brasiliano per la Famiglia, che supporta apertamente sia le unioni poligame che quelle dello stesso sesso, ha accolto con entusiasmo la decisione. Il vicepresidente del gruppo ha affermato: "Dobbiamo rispettare la natura privata delle relazioni e imparare a vivere in questa società pluralistica, riconoscendo differenti desideri".
La sociologa britannica Patricia Morgan, specialista in politiche familiari e criminologia, ha tuttavia affermato di non essere affatto sorpresa dalla nuova iniziativa di legalizzazione, e ha aggiunto che tentativi del genere si erano avuti anche in Olanda. (E possiamo scommettere che torneranno in gran spolvero!)
La proliferazione di una schiera di relazione che saranno legalmente considerate equivalenti al matrimonio era già inevitabile da quando l'istituzione matrimoniale è stata ridefinita: "In Olanda, per favorire l'uguaglianza, aprirono il "parternariato civile" agli eterosessuali come agli omosessuali, per poi trovare che c'erano anche relazioni "a tre" che stavano cercando riconoscimento legale". E aggiunge: "penso sia tutto dovuto alla stessa causa: una volta che ci si allontana dal modello un uomo-una donna, che cosa ci si può aspettare?". Una volta che si permette il matrimonio di persone dello stesso sesso non ci sono più confini.
"La gente dice che questo non accadrà, ma dove si va a finire? Non stiamo forse per introdurre la poligamia alla maniera dei musulmani? E la gente vuol semplicemente tenere gli occhi chiusi se pensa che tutto questo non stia per succedere", ha detta ancora la sociologa. Parte del problema - concludeva la Morgan - è dovuta alla moderna visione del matrimonio come "relazione di coppia" basata su definizioni soggettive di "amore". Questo ha condotto all'esclusione dello scopo più ampio del matrimonio, quale contratto pubblico a servizio del bene comune, a supporto della procreazione e dell'educazione delle future generazioni.

Qualche altro azzarda una previsione: se questo caso brasiliano farà scuola e si imporranno le nuove "unioni a tre", si può essere certi di una conseguenza: gli avvocati dei divorzi diventeranno ancora più ricchi di quanto già non siano (leggi qui)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi sembra ovvio che ciò che non viene espressamente vietato, prima o poi, viene praticato da qualcuno. Non è altrettanto ovvio, però, che ciò sia una deriva morale di tutta una società, ed i casi particolari, dal punto di vista morale, non c'è legge che possa evitarli. Ciò non toglie che sia opportuno vietarli.

Accomunare il matrimonio omosessuale alla poligamia è molto azzardato: provengono da bisogni diversi, e sottendono antropologie diverse. La poligamia, in genere, suppone il disprezzo per la donna, in culture come la nostra non so chi ne senta il bisogno, mentre l'omosessualità è una condizione che è sempre esistita, molto diffusa, e radicata nel profondo.

Inoltre, chiamare poligamia successiva i secondi matrimoni dopo il divorzio è un errore linguistico: li si definisca semplicemente adulteri, come fece Gesù.

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