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sabato 12 luglio 2008

Quali erano le intenzioni del Vaticano II riguardo la musica?

Ho tradotto questo articolo di Jeffrey Tucker, pubblicato su NLM. Mi pare una interessante e ben argomentata disamina sulla musica liturgica. Leggetelo con un occhio al cap. VI di Sacrosanctum Concilium.
L'articolo originale lo trovate qui: http://thenewliturgicalmovement.blogspot.com/2008/07/what-were-musical-intentions-of-vatican.html
Una delle più impressionanti differenze esterne tra l'antica e la nuova forma del rito romano riguarda la musica. Un cattolico qualsiasi che fosse rimasto a dormire in letargo, diciamo, dal 1960 al 1980 si sarebbe svegliato in un mondo completamente diverso, un mondo che sembrava dare il benvenuto allo stile pop nella Messa e bandiva invece il canto gregoriano. E' ancora più scioccante considerare che il Concilio Vaticano II fece le più esplicite e canonicamente vincolanti affermazioni, in tutta la storia del cristianesimo, di riconoscimento che il canto gregoriano è la musica del rito romano.

Nel tentativo di venire a patti con quello che è successo, vi sono tre teorie generali circa le vere intenzioni musicali del Concilio Vaticano II, una delle quali sta guadagnando nuova credibilità a partire da un recente libro di Anthony Ruff, Sacred Music and Liturgical Reform: Treasures and Transformations (Liturgy Training Publications, 2007).

La prima posizione si può descrivere come progressista, vale a dire che la Costituzione sulla Sacra Liturgia aveva l'intenzione di scatenare una furiosa riforma del rito romano in cui il volgare ha fatto un colpo di stato, il gregoriano è stato bandito perché è noioso e in latino, e i laici si sono ripresi il potere dalla classe clericale. In questa visione si riconosce vero che tutto questo non era presente nella lettera della legge, ma faceva parte della "spirito" della riforma. Il Messale del 1970 faceva anch'esso parte dello spirito, ma non ne rappresentava il compimento. Ciò di cui avevamo bisogno, in questa prospettiva, erano liturgisti creativi che prendessero sempre più libertà per rendere la Messa comunitaria e accessibile, in contatto con il mondo moderno. Di conseguenza ecco le chitarre, le danze liturgiche, i burattini, le improvvisazioni dei testi.

Dal lato opposto in questo dibattito ci sono quelli che potremmo chiamare i tradizionalisti, che stranamente hanno il sospetto che i progressisti in realtà, in molte cose, abbiano ragione. The Constitution contained ticking time bombs which people at the Council put into the document so that they might explode the Roman Rite later. La Costituzione Sacrosanctum Concilium conteneva una bomba a orologeria che gli esperti del Concilio avevno messo nel documento in modo che, in un secondo tempo, potessero far esplodere il rito romano. Il documento conterrebbe infatti abbastanza scappatoie e cortocircuiti per scatenare uno smantellamento della tradizione. Le parole che vi si usano circa il canto gregoriano sono superficiali e appositamente adattate. Benchè il linguaggio nella Costituzione appaia amichevole verso la tradizione è in realtà solo tattica. Ciò che era segretamente progettato era la furiosa riforma che effettivamente ha avuto luogo.

Il punto su cui queste due posizioni concordano è che la maniera di celebrare la liturgia nella forma ordinaria rappresenta, in qualche modo, un compimento delle intenzioni del Concilio. Sono in disaccordo invece sulla questione se ciò sia una cosa buona o meno. I progressisti la amano, mentre i tradizionalisti dicono che è una vergogna e l'unica soluzione è il pieno ripristino del Messale del 1962, l'ultimo Messale comparso prima che la Costituzione del 1963 scatenasse lo "spirito del Concilio Vaticano II" che ha finito per sfasciare il rito romano come esso era sempre stato conosciuto. Una terza posizione ha occupato un'opinione minoritaria nel corso degli anni, ma attualmente sta acquistando rilievo alla luce della richiesta di una maggiore continuità tra antico e nuovo. Per comodità possiamo chiamarla visione conservatrice. (Si prega di non rimanere impigliati nella terminologia, questi termini sono solo dei segnaposto per indicare tendenze generali del pensiero). Questa terza posizione ritiene che, quando la Costituzione ha parlato in lode del canto gregoriano e della polifonia, parlava in maniera veritiera e con chiarezza, nell'intenzione di dare a queste forme musicali una maggiore presenza nella liturgia. Inoltre, se il Messale 1970 ha i suoi problemi e le sue questioni, se è usato secondo le prescrizioni dei libri liturgici e se si seguono i dettami del Concilio Vaticano II , quello alla fine si ottiene è qualcosa di assai correlato organicamente alla tradizione. C'è il latino per il canto dell'ordinario e del proprio. C'è una Messa in linea con la solennità del passato, sia in latino che in lingua volgare. Era questa la vera intenzione del Concilio, secondo questo terzo punto di vista. Questa terza posizione trova ancor più forza a partire dalla innegabile realtà che i musicisti ecclesiali che all'epoca seguivano il Concilio Vaticano II erano euforici circa le prospettive per il futuro. Per la prima volta, un documento conciliare affermava con grande chiarezza che la musica del rito romano è il canto gregoriano, alla polifonia spettava un alto riconoscimento, e altri tipi di musica erano consentiti (con il pensiero che andava qui a nuove composizioni, opere per organo, inni solenni e finali e cose simili). Molte di questi musicisti -qui il pensiero va allo studioso tedesco Johannes Overath, ai sacerdoti americani Richard Schuler e Robert Skeris, al musicista spagnolo e direttore del Pontificio Istituto di Musica Sacra Higini Anglés - lasciarono i lavori conciliari con grande ottimismo per il fatto che il loro lavoro di decenni di insegnamento e promozione del canto gregoriano avrebbero finalmente raggiunto il loro compimento. Questo è ciò che riportano nelle loro memorie e discorsi successivi al Concilio. Ora, queste persone intelligenti erano presenti e ben a conoscenza di tutti i dibattiti e dettagli discussi nel corso del Concilio. Se il Concilio avesse davvero voluto una rivoluzione liturgica all'ingrosso, perché mai costoro potevano essere tanto ottimisti? Essi dovevano per forza essere al corrente di quello che andava davvero succendendo. Sono sempre stato colpito da questo fatto e volevo saperne di più.Sembra incongruente rispetto alla realtà che tutti noi conosciamo oggi, i dati osservabili della quale paiono dare maggiore sostegno alla prospettiva progressita/tradizionalista rispetto alla prospettiva conservatrice. Ma qui enta in scena il libro di padre Ruff. Egli relaziona sugli accadimenti nel modo seguente. Papa Giovanni XXIII annunciò il Concilio il 17 maggio 1959 con l'obiettivo di rafforzare la fede cattolica, rinnovare la morale cristiana, aggiornare la vita della chiesa alle esigenze dei tempi moderni. La Commissione Preparatoria sulla liturgia aveva 13 sottocommissioni. Quella sulla musica sacra era capeggiata da nientemeno che il grande Higini Anglés. La sua sottocommissione elaborò una bozza che è stato poi sottoposta a ben nove redazioni e fu approvata dal Papa. Quel documento diceva: "La tradizione musicale della Chiesa universale è un tesoro di inestimabile valore, maggiore addirittura di quello offerto da qualsiasi altra arte"; e ancora "la musica sacra è da valutarsi tanto più sacra, quanto sia più strettamente collegata con l'azione liturgica". Padre Ruff commenta: "La fonte dell'affermazione sul tesoro [della musica sacra]… si trova nelle considerazioni di Anglés…. Egli può giustamente essere chiamato un avversario del [tardo] Movimento Liturgico. Nella proposta che egli presentò a nome del Pontificio Istituto durante la prima fase di consultazioni per il Concilio, si afferma che "l'opera liturgica e musica del Concilio di Trento avrebbe dovuto rimanere il modello e l'esempio per l'imminente Concilio; si diceva anche che non avrebbero dovuto essere stabiliti nuovi principi o pianificati nuovi decreti, ma piuttosto bisognava dare attuazione ai principi e ai documenti già esistenti… " (pag. 329).

Ciò che a suo avviso era necessario per porre fine al malessere nella musica - lui ei suoi colleghi non erano contenti dello stato della musica sacra dell'epoca - era il rispetto della legislazione vigente in contrasto con il predominio dei canti in ligua volgare e la persistente mancanza di attenzione verso l'eccellenza dell'esecuzione. Ciò vale anche per quanto concerne tutto il discorso sulla partecipazione del popolo. Questa non era per nulla qualcosa di nuovo al Concilio. Si trattava anzi di una ri-affermazione di dichiarazioni esistenti. L'idea qui è che i popolo deve cantare e ascoltare la musica che è veramente parte della struttura della Messa, non solo appiccicata in modo posticcio come un accompagnamento. La cosa notevole è che i piani abbozzati da Anglés sono andati rafforzandosi nel corso del tempo e furono proprio questi che alla fine furono adottati. Il suo primo progetto non diceva nulla sul fatto che la tradizione musicale della chiesa costituisse "un tesoro". La dizione "valore inestimabile " è stata introdotto nella seconda bozza. La quinta bozza incluse le parole "inestimabile tesoro". Alla fine si scrisse: "un tesoro di inestimabile valore" (SC 112). La Costituzione dice anche: "Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le «scholae cantorum» …" (SC 114). Questo è proprio il linguaggio delle bozze preparatorie di Anglés.

Sulla questione delle nuove composizioni, un membro della sottocommissione, il sacerdote australiano Percy Jones, incluse una dichiarazione secondo cui i compositori avrebbero dovuto comporre musica ad uso delle parrocchie. Ma pensatori di livello appartenenti alla sottocommissione trovarono questa affermazione vaga e inappropriata. Johannes Overath intervenne in proposito per indicare un collegamento tra il tesoro della musica sacra e le nuove composizioni. La forma finale che troviamo in SC riflette le preoccupazioni dell'Overath: "I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a (che è loro vocazione) coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra… I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche" (SC 121).
La sottocommissione per la partecipazione attiva aveva chiesto un'aperta dichiarazione che avrebbe minato l'esecuzione, già sotto assedio, del Sanctus in polifonia. Ma questa richiesta fu lasciata cadere. Ruff commenta: "il significato di ciò è che la Commissione incaricata di elaborare la costituzione sulla liturgia coscientemente respinse la posizione secondo cui tutto il popolo radunato deve sempre cantare il Sanctus" (p. 321). (Questa affermazione è davvero degna di una seconda letta). In aggiunta, la Costituzione loda l'organo, dà il primo posto al canto gregoriano, e chiede che si promuova il gregoriano da parte delle "scholae cantorum". Queste furono tutte grandi vittorie di Anglés e Overath, e, da quanto si può inferire, sconfitte per Annibale Bugnini, che chiama la musica sacra la "croce della Commissione Preparatoria". Anglés, Overath e i loro colleghi lavorarono duramente per molti anni al fine di assicurarsi questo risultato. Cercarono di limitare tutte le concessioni a coloro che sognavano di rovesciare la grande tradizione della Chiesa, e in gran parte vi riuscirono. Secondo il resoconto di p. Ruff c'è è stato veramente una solo scacco del gruppo dei musicisti. Riguarda la frase che affermava che la liturgia è più nobile quando è cantata in latino. Il riferimento al latino è stato tragicamente eliminato (cf. SC 113). E se è vero che questa è stata una significativa sconfitta per Overath e Anglés, le vittorie sono state comunque maggiori e le legioni degli avversari della musica sacra hanno perso molto più di quanto hanno conquistato.
Ora, leggendo quanto detto finora, è impossibile non notare la differenza impressionante tra ciò che la riforma finì per diventare e ciò che è stato effettivamente legiferato in sede di Concilio. La posizione che sostiene che la volontà del Concilio fu tradita dall'andamento delle tendenze successive provenienti sia dall'interno che dall'esterno (della Chiesa) assume maggior peso, soprattutto alla luce del dettagliato racconto storico. Ciò che ci si attendeva era che il canto gregoriano sarebbe stato incrementato come musica strettamente legata al rito e che le canzoni in lingua volgare sarebbero scemate. Possiamo vedere, dunque, come accadde che i musicisti furono presi alla sprovvista dagli eventi. Essi erano convinti di aver conquistato una vittoria. Ma questa vittoria risultò in un amaro disastro solo pochi anni più tardi. Rimane in eredità all'attuale generazione vedere e far sì che la loro originale visione di una rinascita musicale coerente con la tradizione sia raggiunto - per usare le parole di Richard Schuler, in modo che si possa sperimentare la vera Messa del Concilio Vaticano II.

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