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martedì 10 febbraio 2009

Anno Paolino a Malta: 10 febbraio, Festa del Naufragio di San Paolo

Sembra un tantino azzardato il nome di questa festa religiosa e nazionale, per noi che non siamo maltesi: "Festa del naufragio di san Paolo". Eppure gli abitanti della piccola e cattolicissima isola del Mediterraneo hanno di che festeggiare: per divina provvidenza, l'Apostolo delle genti è finito sulle loro spiagge, evangelizzando quella terra in mezzo al mare, e, secondo la leggenda liberandola dai serpenti che la infestavano.
In realtà l'unico serpente che tormentava gli antichi maltesi, come tormenta tutti gli uomini, è il serpente antico, il Nemico del genere umano: la predicazione di Paolo e il battesimo da lui annunciato, hanno messo in fuga il veleno di Satana dai cuori degli isolani.
E quindi ancor oggi, e a ragione, essi festeggiano solennemente il provvidenziale Naufragio paolino.
NLM ci fornisce le splendide foto dei primi vespri della festa, celebrati ieri sera dall'Arcivescovo di Malta. Come si vede, se si vuole, può esserci completa armonia tra Novus Ordo e Liturgia antica.

La chiesa del Naufragio di San Paolo trova le sue origini negli anni appena seguenti il 1570. Una seconda chiesa fu costruita nel 1609 e demolita nel 1639. Le piante della nuova chiesa furono preparate da Bartolomeo Garagona (1680) e la facciata ricostruita secondo il progetto di Nicola Zammit (1885). Nella foto si può vedere come venga "vestita" tutta la chiesa, cioè rivestita di drappi rossi alle colonne e sui cornicioni, per rendere anche visivamente importante la solenne celebrazione. 

San Paolo è considerato il padre spirituale dei Maltesi. Il suo naufragio è comunemente ritenuto l’evento cruciale della storia nazionale. Per questa ragione, la Collegiata di San Paolo è una delle più importanti di Malta: ospita opere d’arte eccellenti, fra cui la splendida pala d’altare di Matteo Perez d’Aleccio, il coro e la cupola di Lorenzo Gafà, i dipinti di Attilio Palombi e Giuseppe Cali, oltre alla statua del titolare di Melchiorre Gafà.
Vi si può anche ammirare la reliquia qui custodita dell’osso del polso destro di San Paolo, e parte della pietra sulla quale il santo fu decapitato a Roma. Queste reliquie furono donate da Papa Pio VIII nel 1818 e sono particolarmente venerate dai fedeli.

Ecco qui sotto la Statua lignea dorata di San Paolo, opera di Melchiorre Gafà, viene portata in processione per le vie di Malta proprio oggi, 10 febbraio.


L'arcivescovo di Malta, in cappa magna, si avvia verso la Chiesa, scortato dai canonici della collegiata, per celebrarvi i primi vespri.



Buona Festa a tutti i devoti dell'Apostolo, che oggi ci mostra come "non tutti i mali vengono per nuocere". Quello che poteva sembrare un disastro per la missione, cioè naufragare su un piccolo scoglio in mezzo al mare, si è rivelato invece momento di salvezza e di annuncio. La Parola di Dio non si ferma mai, e usa tutti i mezzi - opportuni e meno opportuni - per arrivare dovunque!



Gli Atti degli Apostoli (capp. 27 e 28) così descrivono tutta la vicenda del naufragio paolino a Malta:

La tempesta e il naufragio
 9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era gia passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo: 10«Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite». 11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo. 12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.

 13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta. 14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora «Euroaquilone». 15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. 16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa; 17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. 18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave. 20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.

 21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno. 22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. 23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo, 24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione. 25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. 26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola».

 27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava. 28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia. 29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e gia stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati: 31«Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo».32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.

 33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: «Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla. 34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto». 35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. 36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo. 37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. 38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.

 39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa. 40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia. 41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde. 42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, 43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra; 44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.

Soggiorno a Malta
 1Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. 2Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. 3Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere». 5Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straodinario, cambiò parere e diceva che era un dio.

 7Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primò'dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. 8Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì. 9Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati; 10ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dove è il cavallo di Monsignore???
Si faccia ridare il cavallo, oppure si faccia accorciare lo strascico!

Anonimo ha detto...

leggo questo post solo oggi mentre cercavo qualche immagine di san paolo.
Ringrazio fra A.R per questo servizio sul modo di celebrare molto caro a noi maltesi.

il commento di 'anonimo' mi sembrava un pò agressivo... intanto la cappa magna il nostro amato arcivescovo non la usa sempre. Solo in due o tre occasioni che sono connessi alla solennità del naufragio quando oltre all'evento di 1950 anni fa i ricorda la tradizione che ha acompagnato la fede dei maltesi. Nel contesto non ha niente di strano anche conoscendo poi la persona che assolutamente non va in cerca di estetismo.

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