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venerdì 29 maggio 2009

Le "pretese di Gesù" e le "proteste degli esperti"

Una "scherzosa" lettera aperta ai maggiori teologi del momento
dalla rubrica cultura del quotidiano online il Legno storto


Scritto da Don Massimo Lapponi O.S.B.

Noi firmatari della presente siamo un gruppo di teologi di varie nazionalità che abbiamo fatto scuola per decenni in tutte le principali facoltà di teologia. Forti di tanta indiscussa autorità, pubblichiamo questa lettera aperta di protesta a Gesù Cristo perché continua ad influenzare negativamente l’opinione pubblica mondiale con pretese di dominio culturale e di giurisdizione universale del tutto intollerabili.
Ad esemplificazione di tanta inaudita presunzione riportiamo soltanto alcuni testi, suoi e del suo pestifero teologo, Prefetto della Congregazione per la Fede:
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.”
“Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.”
“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.”
“Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me.”
“Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!”
“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre.”
Contro queste e simili affermazioni dobbiamo solennemente protestare, facendo presente che Gesù Cristo e il suo teologo mancano di senso storico, ermeneutico e democratico.
Per prima cosa dunque osserviamo che, dopo le esperienze storico-culturali degli ultimi secoli, ormai si è acquisita piena coscienza della storicità che tutto domina, dalla vita sociale, al pensiero, al linguaggio, tanto da poter affermare, senza timore di errare, che l’uomo non può fare alcuna affermazione che possa pretendere di avere una validità universale, nello spazio o nel tempo. La lingua umana infatti non lo consente e la validità delle affermazioni si limita al momento in cui sono pronunciate. Passato quel momento, l’intera situazione storico-semantico-culturale-esistenziale si trasforma e tutto deve essere di nuovo rimesso in discussione secondo i dettami della più scaltrita e moderna ermeneutica, che molti dogmatici profani naturalmente ignorano. Ne volete una prova? L’affermazione “il papa si chiama Pio” era vera fino al 1958, poi non è stata più vera (1). L’argomento è apodittico!
Del resto la Chiesa stessa se ne rende conto, almeno nei rappresentanti più illuminati e ortodossi. Infatti tutti i veri cattolici sanno benissimo che sono tenuti ad obbedire al Concilio Vaticano II. Se volessimo fare un sillogismo diremmo: tutti i concili sono normativi per i cattolici, il Concilio Vaticano II è un concilio, quindi il Concilio Vaticano II è normativo per i cattolici. Ora il Concilio Vaticano II ha accettato ufficialmente la storicità della Chiesa e per ciò stesso ha messo tra parentesi gli altri concili, e non dubitiamo che il Concilio Vaticano III li metterà del tutto nel dimenticatoio. E’ dunque la stessa autorità della Chiesa ad ammettere che possiamo ridimensionare le pretese spropositate di Gesù Cristo. E, a proposito di autorità della Chiesa, essa stessa ci dà ora l’autorizzazione - sempre in base all’autorità normativa di un concilio ecumenico - a mettere da parte questa benedetta autorità, che un teologo autorevole come S. Tommaso riteneva l’ultimo dei luoghi teologici. Ormai siamo in un’era di democrazie pluralista e di confronto aperto a tutti i livelli. Che senso ha appellarsi a quello che ha detto Gesù Cristo, o il suo teologo ufficiale, o il Concilio X o Y? Tanto più che l’ultimo Concilio, come si è accennato, ha autorevolmente accettato il principio democratico e che senza dubbio il prossimo farà ancora di più. I problemi ormai non vanno più risolti né per autorità, né per tradizione: sono i dati storico-sociologico-esistenziali, interpretati dall’ermeneutica, che costituiscono il luogo teologico in cui lo Spirito Santo suggerisce volta per volta al popolo in ascolto della parola di Dio le soluzioni adeguate.
Perché dunque tante pretese di dominio culturale da parte di Gesù Cristo? Andiamo avanti senza timore! “Non abbiate paura!” lo ha detto anche il papa! Vogliamo una buona volta rispettare la sua autorità?(2) Lui ha esortato a non aver paura di Gesù Cristo. Ma noi diciamo ancora di più: non abbiate paura delle folle guidate dalla Spirito Santo della nostra teologia! E’ la storia che ci guida. Per essere veramente fedeli a Cristo bisogna seguire le indicazioni della storia, anche se apparentemente siamo costretti a rischiare di contraddirlo: chi non risica non rosica, dice il proverbio, ed è il rischio che porta avanti la teologia, come è ormai sententia communis.
Forti perciò di una così ampia adesione e del consenso di tanti nostri illustri discepoli che insegnano nelle principali facoltà teologiche, ci firmiamo, sempre rispettosamente ossequienti

Berlicche
Barbariccia
Malacoda
Farfarello
doctores honoris causa

1) Cf M. Flick - Z. Alszeghy, Come si fa la teologia, Alba, Ed. Paoline, 1974, p. 65 e passim.
2) Cf Concilium, XXI (1985), f. 5, p. 15.

Divertente sì, ma da meditare....qualcuno pensa davvero così!

1 commento:

Gabriella ha detto...

Mamma mia! :(
Purtroppo più di qualcuno pensa davvero così ...

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