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martedì 29 settembre 2009

Sulla tua Parola mi getterò nella Rete!

Viene reso pubblico oggi, Festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il tema che il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto per la 44a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2010:

Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola.

Così il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali commenta il tema scelto:

Il compito principale del sacerdote è annunciare la Parola di Dio fatta carne, uomo, storia, diventando in tal modo segno di quella comunione che Dio realizza con l’uomo. L’efficacia di questo ministero richiede quindi che il sacerdote viva un rapporto intimo con Dio, radicato in un amore profondo e in una conoscenza viva delle Scritture Sacre, "testimonianza" in forma scritta della Parola divina.

Il Messaggio per la 44ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali vuol invitare in modo particolare i sacerdoti, nel corso di quest’Anno Sacerdotale e dopo la celebrazione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, a considerare i nuovi media come una possibile grande risorsa per il loro ministero al servizio della Parola e vuole dire una parola di incoraggiamento affinché affrontino le sfide che nascono dalla nuova cultura digitale.

I nuovi media, infatti, se conosciuti e valorizzati adeguatamente, possono offrire ai sacerdoti e a tutti gli operatori pastorali una ricchezza di dati e di contenuti che prima erano di difficile accesso, e facilitano forme di collaborazione e di crescita di comunione impensabili nel passato. Grazie ai nuovi media, chi predica e fa conoscere il Verbo della vita può raggiungere con parole suoni e immagini – vera e specifica grammatica espressiva della cultura digitale – persone singole e intere comunità in ogni continente, per creare nuovi spazi di conoscenza e di dialogo giungendo a proporre e a realizzare itinerari di comunione. Se usati saggiamente, con l’aiuto di esperti in tecnologia e cultura delle comunicazioni, i nuovi media possono così diventare per i sacerdoti e per tutti gli operatori pastorali un valido ed efficace strumento di vera e profonda evangelizzazione e comunione. Saranno una nuova forma di evangelizzazione perché Cristo avanzi lungo le vie delle nostre città e davanti alle soglie delle nostre case dica nuovamente: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3, 20).

Il mio commento al Commento:

Mi pare proprio che ci stiamo avviando sulla strada giusta. Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, anche se in ossequio alla tradizione parla ancora di "nuovi" media (che tanto nuovi non sono), chiarisce però che c'è in ballo: 1) un accesso a contenuti informativi che in precedenza era impossibile ottenere; 2) una possibilità di collaborazione e di conoscenza che la rete e i media digitali favoriscono (pensate alla galassia di siti cattolici intercomunicanti tra loro), così attraverso la comunicazione, anche la comunione ne può risentire in positivo.
Ma la questione fondamentale a cui il Commento fa accenno è quella culturale. Cioè: i nuovi media (la rete internet in sostanza) ha una sua lingua, con una sua grammatica (da conoscere!) "vera e specifica". Chi utilizza la rete, anche per l'evangelizzazione, non è esentato dalla fatica dell'inculturazione, che nel paese di internet comprende il saper maneggiare "parole, suoni e immagini", anche in movimento (i video).
Importante e da sottolineare il richiamo alla COMPETENZA: è finito il tempo del fai-da-te e del dilettantismo. Questo messaggio deve raggiungere in particolare i sacerdoti un po' attempati, che non sono nati e cresciuti a biberon e modem come i più giovani e che a volte non colgono i segnali provenienti attraverso le nuove tecnologie (vi ricordate il mea culpa del Papa per la scarsa attenzione alla rete per il caso Williamson?).
Ci vuole, perciò, il duplice aiuto di esperti di tecnologia (quante volte si inizia un'opera digitale e questa poi si blocca o diventa velocemente obsoleta perchè la tecnologia corre?) e di esperti di "cultura delle comunicazioni" (non per niente tante Università ecclesiastiche e pontificie hanno aperto da tempo le loro facoltà di Comunicazioni sociali). La comunicazione è questione di cultura, cioè di un modo di intendere, comprendere, codificare e decodificare significati e valori che circolano in un determinato ambiente e lo plasmano: nel caso specifico l'ambiente "virtuale" della grande Rete.
Molto azzeccata anche l'immagine finale: Cristo sta alla porta e bussa, attendendo chi vuole aprire (Ap 3,20). Finalmente si sta smettendo di pensare ai mezzi di comunicazione sociale come fossero megafoni o altoparlanti per aumentare la potenza del messaggio e la forza delle proprie idee.
La comunicazione evangelica è stata, è e resterà offerta di salvezza a chi vi vuole liberamente aderire. Certo è importante che sia accessibile e presente nel forum pubblico. Con la rete possiamo portare Gesù alla porta di casa di tante persone. Ma se lui non bussa e dal di dentro non gli aprono, non ci arrabbiamo: siamo servi inutili, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Il Signore è lui, noi siamo solo i facchini, non pretendiamo dai mezzi quello che deve fare la libertà dell'uomo! Noi portiamo Gesù fino alla soglia. Al resto ci penserà lui e le persone a cui intende rivolgersi.

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