Sto leggendo in queste ore titoli assordanti, gridati dalle colonne elettroniche dei giornali online in nome della "vittoria della laicità", della "caduta dell'ultimo bastione clericale", ecc. ecc. Il Referendum tenuto a Malta ha assegnato 53,5% di sì all'introduzione del divorzio legale. Ha partecipato il 72% degli aventi diritto al voto che - lo ricordiamo - rimane consultivo. Adesso si apre una lunga partita parlamentare, perchè si deve proporre una legge che metta in pratica la volontà popolare. Malta è, fino ad oggi, l'unico (e l'ultimo) paese europeo (escluso il Vaticano) a non prevedere lo scioglimento del matrimonio. Nel mondo, ormai, rimangono solo le Filippine l'ultimo baluardo del matrimonio indissolubile per lo Stato.
I cattolici maltesi, il 95% della popolazione, accettano di introdurre questa "innovazione" probabilmente anche a causa delle pressioni "psicologiche" che comportava l'essere l'eccezione che conferma la regola (laica e laicista) che ogni matrimonio ha una via d'entrata e una d'uscita. La Chiesa non può che essere triste oggi. I due vescovi del luogo hanno già espresso il loro rincrescimento.

Preghiamo per tutti i bambini che pagheranno caro questo voto, e anche per quanti se ne rallegrano, e non capiscono che il divorzio è la "mina anti uomo" su cui salta per aria l'istituto familiare. E' proprio la paura del divorzio (e dei suoi costi), che, tra l'altro, frena sempre più i giovani dall'intraprendere il matrimonio. Sembra paradossale, ma è così: nella mente di molti si è insinuato questo pensiero: "un matrimonio che si può sciogliere con tanta, troppa facilità (ma a caro prezzo economico, oltre che morale), che vantaggio può avere su una semplice e pratica (e gratuita) convivenza?".
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