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lunedì 9 maggio 2011

Una basilica a cielo aperto: la messa del Papa a Mestre, un esempio per le future maxicelebrazioni papali



L'ho vista in TV, tutta quanta, e ne sono stato davvero edificato. Parlo della celebrazione della Messa di Benedetto XVI nel parco mestrino di San Giuliano. Dobbiamo dare atto agli organizzatori di aver offerto, sul serio, un tempo di preghiera e raccogliemento a tutte le 300 mila persone presenti, e ai milioni di cristiani collegati in video.
Il cosiddetto "palco papale" era un vero e proprio abside basilicale, con la riproduzione in gigantografia su tela di mosaici in stile bizantino veneziano. L'altare coperto dal ciborio, pilastri che inframezzavano l'enorme presbiterio e lo splendido e semplicissimo ambone che richiamava visivamente quello di San Marco. Tutto era studiato nei dettagli. Il simbolismo era evidentemente preparato e adattato anche alle esigenze televisive. Niente biancume iconoclasta o peggio ancora palchi da concerto rock o manifestazione politica: i cerimonieri organizzatori veneti ci hanno finalmente una cattedrale virtuale, degna di una Messa papale, in puro stile Benedetto XVI.
Ma non c'è da lodare solo la scenografia: tutto è stato veramente lodevole. La posizione di vescovi e presbiteri attorno al Papa celebrante, il canto dei ministri (il diacono ha cantillato il vangelo in maniera splendida e significativa), il canto gregoriano, a cui si è voluto dare - ed è ben giusto - il posto d'onore, senza dimenticare il canto assembleare (senza stravaganti novità, ma puntando sui canti più conosciuti). Ottimi e solenni i seminaristi ministranti, guidati - per quanto potevo vedere e sapere - dai precisi (ma discreti) cerimonieri di Padova, i proff. di liturgia Don Gianandrea Di Donna e padre Andrea Massarin, francescano, che ci hanno mostrato di saper unire le competenze teoriche (leggi qui) ad una sana pratica. Non è certo facile organizzare e gestire una celebrazione del genere, neanche sotto la supervisione esperta ed attenta del Maestro delle Celebrazioni pontificie Guido Marini.
Un grazie vivissimo, quindi, a chi si è messo a servizio del Papa, per far risaltare la sua presenza e la sua parola. Non ci sono sfuggite, al riguardo, le direttive impartite alla sterminata assemblea liturgica: non sventolare bandiere, bandierine e striscioni (era ora che qualcuno lo dicesse! Siamo a Messa, mica allo stadio!) e soprattutto non applaudire, nemmeno all'omelia: ed infatti non si è udito neppure un battimano (ci vuole coraggio a dare un invito simile a 300 mila papa-fans!!!). La disciplina e la sincera devozione dei nordestini ha fatto il resto.
Continuiamo così: mattone dopo mattone, anche le megacelebrazioni devono prendere la via giusta. Ieri ci è stato mostrato che un modo cattolico e romano di pregare in centinaia di migliaia è possibile.

Le foto sono prese a prestito da Sacrissolemniis, dove potete leggere anche l'intero sermone di Sua Santità.


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Per la prima volta (almeno da quando ho memoria) qualcosa di davvero ben fatto, edificante e cattolico! Mi auguro che non rimanga un caso isolato.

Anonimo ha detto...

Tuttavia, mi ha parecchio deluso la casula e la mitria usate dal Papa: per i denari che sono costati avrebbero potuto scegliere qualcosa dal disegno più accurato e, soprattutto, più tradizionale. Questo finto-povero di stampo medievale, tanto in voga oggi, costa molto ed è piuttosto brutto. Il Papa mi piace molto di più quando adopera le vecchie pianete e le mitrie dei suoi predecessori: sono molto più solenni e dignitose.
Comuque, un'ottima celebrazione, in linea con la moderata restaurazione liturgica benedettiana eccellentemente guidata da quel santo sacerdote di Guido Marini. Eccellente il canto del Vangelo da parte del diacono (giustamente distinto e più solenne rispetto alle 2 letture), eccellente l'uso del latino (lingua sacra e universale) per tutta la liturgia eucaristica (il vescovo di Treviso si sarà roso il fegato, viste le note vicende delle ultime settimane), eccellente la comunione in ginocchio e sulla lingua ormai nota caratteristica ed esclusiva di questo Pontefice, per nulla imitato da vescovi e preti, purtroppo...Un Novus Ordo celebrato come Dio comanda, purtroppo seguito e imitato da quasi nessuno nella Chiesa...Basterebbe rivedere le rubriche, come promesso a suo tempo dalla Congregazione per il Culto Divino, poi lasciato morire per mancanza di coraggio.

caorleduomo ha detto...

Sono d'accordo in tutto, e devo dire che anch'io ho avuto modo di apprezzare la cura con cui questa celebrazione è stata preparata. Si è parlato molto dei costi della visita, e del contributo volontario dato dai fedeli delle diverse Chiese: devo dire di essere molto lieto di aver dato il mio contributo per la realizzazione di questo palco, non un contributo alla diocesi, al patriarca e nemmeno al Papa, ma prima di tutto a Nostro Signore, che è venuto, nella Santa Messa, a farci visita.

Anche la scelta dei canti mi è sembrata molto "innovativa": mi riferisco in particolare al ruolo affidato al canto gregoriano (che, sebbene ai più recalcitranti in un modo diverso dal mio, ha finalmente dato l'impressione di avere il primo posto, come vuole il Concilio), e non semplicemente con la Messa de Angelis, ma con la scelta della Messa Lux et Origo, quella adatta al tempo di Pasqua, dando così seguito, in qualche modo, agli auspici che già aveva avuto papa Paolo VI, quando anche nell'introduzione al Messale scriveva che erano i sacerdoti a dover prendersi carico di insegnare il gregoriano all'assemblea. Il resto dei canti, in polifonia, hanno così dato seguito alle altre indicazioni del Concilio: oltre al canto gregoriano la polifonia, e gli altri componimenti degni.

Purtroppo non tutti hanno capito questa scelta (alcuni per partito preso), e me ne dispiaccio; dai commenti più caustici che sentivo ieri ho avuto la netta impressione che la pesante contro-educazione liturgica a cui si è assistito negli anni del post-concilio abbia avuto come effetto primario e diretto la ormai incapacità ad ascoltare; ed è paradossale, in un mondo dove tutti (giustamente), anche chi ha in odio il gregoriano e la polifonia, danno grande importanza all'ascolto della Parola. Anche i canti polifonici in latino o in italiano in preparazione alla celebrazione, sebbene tutti fossimo provvisti del libretto della celebrazione (con puntuale traduzione dei testi) e l'amplificazione fosse molto buona, non sono talvolta stati accolti con benignità, col pretesto che nessuno li sapeva, e così era meglio dormire o andare a fare altro; ma nessuno che abbia detto, provo ad ascoltare e a meditare su quello che il canto dice.

Mi rincuora, in questo senso, il richiamo del Santo Padre in Basilica di San Marco: "Vi esorto pertanto a curare sempre più la qualità delle celebrazioni eucaristiche, specialmente di quelle domenicali, affinché il Giorno del Signore sia vissuto pienamente e illumini le vicende e le attività di tutti i giorni".

Anonimo ha detto...

Sono uno di quei "pochi" (ahimé!) preti che hanno concelebrato con il Papa. Non ho percepito il clima di una convention ma quello di una assemblea che si è radunata per pregare e celebrare l'Eucaristia... Magari ci fosse questo stesso clima anche nelle nostre parrocchie durante le S.Messe! Quello che mi ha fatto più impressione (in positivo) è stata la delicatezza dei cerimonieri e degli avvisi dati: OTTIMI! E soprattutto il "silenzio orante" che 300.000 persone sono riuscite a creare prima della celebrazione. Per favore, padre, porga i miei complimenti a Padre Massarin e a don Di Donna per la compostezza e lo splendore di questa Solenne Liturgia: grazie perché ci avete fatto veramente incontrare il Signore Risorto. Vi ricordo nelle mie povere preghiere.

Anonimo ha detto...

Anch'io ho avuto la possibilità di concelebrare a San Giuliano.

Ho avuto nell'insieme un'impressione veramente positiva, soprattutto per il silenzio che si è ottenuto (anch'io sono stato colpito da quello "lunghissimo" --- per gli standard soliti --- prima della Messa). Proprio per questo avrei preferito che qualche canto fosse stato più breve (all'asperges, per esempio, sarebbe bastata l'antifona), lasciando ulteriore spazio al silenzio (ma forse è impossibile).

Sempre per il canto, occorrerà ricordare, per le prossime volte, di verificare che i libretti corrispondano a quello che canta il coro: il gregoriano del coro (forse rifacendosi la notazione neumatica) non corrispondeva sempre a quello stampato in notazione quadrata.

Un'ultima osservazione riguarda la comunione dei concelebranti: diversi sono stati, all'ultimo momento, cooptati come ministri della Comunione. Nulla da eccepire, salvo l'indicazione di fare a loro volta la comunione alla fine in cappella dove, però, non c'erano dei calici col vino consacrato. In questo modo non è stato possibile fare la comunione sotto le due specie e, quindi, viene meno un elemento essenziale per poter parlare di concelebrazione (e, quindi, applicare il frutto ministeriale della Messa).

A parte questi dettagli (sottolineo: DETTAGLI!), complimenti (sottolineo: COMPLIMENTI!) a tutti gli organizzatori perché è stata una celebrazione che mi ha fatto veramente pregare e non credevo che sarebbe stato possibile farlo in queste condizioni. Grazie!

Anonimo ha detto...

Suggerisco di leggere questo post, dopo essersi muniti di tanta santa pazienza: http://sacrissolemniis.blogspot.com/2011/05/il-papa-venezia-troppo-latino-e-poco.html

Anonimo ha detto...

Ho appena letto su Sacrissolemniis il caso sconcertante dei pretuncoli veneziani che contestano la solenne liturgia papale perchè celebrata nelle lingua sacra, universale e ufficiale che la Chiesa ha usato per 2000 anni nei suoi riti: il latino. Tale notizia, semplicemente scandalosa per non dire vergognosa, è stata riportata anche dal seguitissimo blog Messainlatino, attualmente forse il più importante blog cattolico italiano, peraltro, a quanto si dice, seguitissimo anche dalle curie diocesane e in Vaticano. Posso solo dire a questi uomini di Chiesa: vergogna, vergogna, vergogna!

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