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giovedì 31 ottobre 2013

Santi e Beati di casa nostra: Tommaso da Firenze ambasciatore per l'unità dei cristiani

Il beato Tommaso Bellacci nasce a Firenze verso il 1370, in una famiglia di macellai (ed è ora invocato come loro protettore). Trascorre la gioventù in cattive compagnie. Frequenta i peggiori teppisti fiorentini, ma quelli poi lo 'rinnegano' quando rischia il carcere a causa di una calunnia. Caduto in crisi nera, gli è di aiuto un concittadino dal nome augurale: Angelo Pace. Gli fa conoscere gli amici suoi, i 'confratelli del Ceppo', e Tommaso in mezzo a loro si ritrova e matura la vocazione religiosa.

Sui 30 anni, chiede di entrare tra i Frati Minori dell'Osservanza di Fiesole; la cosa non scatena entusiasmi tra quei frati di buona memoria. Lo accettano, comunque, come fratello laico, non sacerdote. E tale resterà sempre. Ma presto diventa maestro dei novizi, poi Vicario dell’Osservanza in Calabria. Nel 1423, il futuro santo Bernardino da Siena lo manda a Scarlino, nel Grossetano, a guidare altre comunità fondate da lui.
Per questo viene chiamato anche Tommaso da Scarlino; ma è più noto come Tommaso da Firenze. Raggiunge e supera i 60 anni tra un convento e l’altro. 
Nel 1438 è mandato in Oriente al seguito di Alberto da Sarteano per invitare le Chiese separate al Concilio di Ferrara (poi spostato a Firenze) che papa Eugenio IV ha indetto con uno scopo grandioso: l’unità fra tutti i cristiani. I delegati svolgono la loro missione prima in Siria, presso il patriarca di Antiochia, poi passano in Egitto dal patriarca di Alessandria.

Lì, Alberto da Sarteano si ammala e torna in Italia: il capo è ora Tommaso, che cerca di arrivare in Etiopia, a chiamare al Concilio d'Unione anche i cristiani di laggiù. Tenterà d'arrivarvi via Arabia, perché il sultano vieta di percorrere la valle del Nilo. Tenta tre volte. E per tre volte è catturato coi compagni dai turchi. Tre prigionie successive, tra frustate e minacce di morte. Per due volte essi vengono liberati con riscatto da mercanti fiorentini. La terza volta è il Papa che paga, su richiesta di Alberto da Sarteano.

Tommaso e compagni tornano così in Italia nel 1444-45 (e intanto l’unione dei cristiani non s’è fatta). Ma quella terra gli è rimasta dentro. A dispetto degli anni e dei turchi, vuole tornare in Egitto come missionario. Così, nel 1447, ultrasettantenne, lascia con un compagno il convento abruzzese di Montepiano e s’incammina per Roma: chiederà direttamente al Papa di tornare in Oriente. Ma il suo viaggio e la sua vita terminano a Rieti, dove crolla stremato alla vigilia di Ognissanti (31 ottobre).

Muore poco dopo nella casa dei Francescani conventuali, che gli danno sepoltura nella loro chiesa. Il Papa francescano-conventuale Clemente XIV ne approverà il culto come beato nel 1771.
Nel 2006 i resti mortali sono stati traslati nel santuario dei Frati Minori di Fonte Colombo.

Martirologio Romano: 31 ottobre, A Rieti, beato Tommaso da Firenze Bellaci, religioso dell’Ordine dei Minori, che, partito per la Terra Santa e l’Etiopia, patì il carcere e le torture per Cristo da parte degli infedeli e, tornato infine in patria, riposò in pace quasi centenario.

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