La Parola del Venerdì Santo, quando tutto si compie, la nuova creazione dell'Uomo è completata, il vertice è raggiunto, la Redenzione è ultimata, il Signore cancella con la sua morte il peccato:
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"Tetelestai": in greco "è compiuto, è completato" |
"È compiuto" (Gv 19,30)
Giovanni Paolo II, Mercoledì 7 dicembre 1988
1. “Tutto è compiuto” (Gv 19, 30). Secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù ha pronunciato queste parole poco prima di spirare. Sono state le ultime. Esse manifestano la sua coscienza d’aver eseguito fino in fondo l’opera per la quale era stato mandato in questo mondo (cf. Gv 17, 4). Si badi: non è tanto la coscienza di aver realizzato progetti suoi, quanto di aver eseguito la volontà del Padre nell’ubbidienza spinta fino alla completa immolazione di sé sulla croce. Già solo per questo Gesù morente ci appare come il modello di quella che dovrebbe essere la morte di ogni uomo: la conclusione dell’opera assegnata a ciascuno per il compimento dei disegni divini. Secondo il concetto cristiano della vita e della morte, gli uomini fino al momento della morte sono chiamati a compiere la volontà del Padre, e la morte è l’ultimo atto, quello definitivo e decisivo, del compimento di questa volontà. Gesù ce lo insegna dalla croce.
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