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venerdì 7 novembre 2008

Gesti di squisita devozione da rammentare.

Si narra - ma la cosa sembra storicamente avvenuta - che quando S. Alfonso Maria de' Liguori fu eletto Vescovo di S. Agata dei Goti ebbe dai suoi parenti il suggerimento di pagare una certa tassa alle casse pontificie, grazie alla quale egli, essendo di nobili origini, poteva godere del priviliegio di mantenersi lo zucchetto in testa anche alla consacrazione.
Il santo, innamorato di Gesù, rispose con arguto tono napoletano:
"E per fare una malacreanza a Nostro Signore, devo pure pagare la tassa??"
E ovviamente non la pagò e non usufruì del privilegio.

Il vescovo di Padova, non so se è di nobili origini, comunque sia non credo abbia pagato nessuna tassa o abbia alcun privilegio. Fatto sta che da qualche tempo lo zucchetto gli rimane in testa per tutta la messa, consacrazione compresa. Come si vede bene in queste immagini televisive mentre distribuisce la comunione con il pilleulum paonazzo sul capo.

La mia spiegazione è in realtà molto più semplice: i diaconi di cui si attornia il vescovo di Padova devono essere un po' troppo distratti e si dimenticano di compiere tutto quello che a loro compete. 
Rileggiamo infatti le chiare rubriche del Caeremoniale Episcoporum:

152. Dopo la risposta "Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio..." il vescovo, a mani allargate, canta o dice l'Orazione sulle offerte. Alla fine il popolo acclama: "Amen".

153. Il diacono prende lo zucchetto del vescovo e lo consegna al ministro. I concelebranti si avvicinano all'altare e si fermano attorno ad esso…

…….

166. Dopo la comunione il vescovo torna alla cattedra, riprende lo zucchetto e, se fosse necessario, lava le mani. …

Allora, non aspettiamo che il vescovo se lo tolga da solo, lo zucchetto: il peduncolo che spunta nel bel mezzo del violaceo ornamento prelatizio serve proprio allo scopo di aiutare il diacono di turno ad afferrare agevolmente il copricapo, così da permettere al pontefice celebrante di stare a capo scoperto, umilmente, davanti alla presenza reale del Signore, come fa ogni sacerdote (dal papa all'ultimo dei cappellani).
Anche in queste piccole ma genuine delicatezze il popolo vede la devozione dei suoi pastori.
Prendiamo esempio dai santi.

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