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sabato 7 febbraio 2009

Giovanni XXIII: lettera pontificia sulla Festa delle Reliquie di Sant'Antonio


In un precedente post avevo citato la lettera di Giovanni XXIII Franciscalis Familia (1963). Penso possa essere utile fornire ai lettori una traduzione italiana di questo testo, che come molti altri è presente nell'archivio digitale vaticano solo nella sua lingua originale. 
Questa lettera, indirizzata al recentemente scomparso p. Heiser, centenario ex Ministro generale dei Frati Minori Conventuali, ci manifesta la devozione di Papa Giovanni XXIII, terziario francescano, per Sant'Antonio di Padova e l'affetto per il Santuario, scrigno delle sue reliquie. Nella lettera il Papa ricorda le sue frequenti visite in veste di cardinale di Venezia alla Tomba del Taumaturgo.
Diciamocelo con speranza: sarebbe proprio bello che anche Papa Benedetto, sulle orme dei suoi predecessori, visitasse l'augusto santuario internazionale, che dopotutto è casa sua: Pontificia Basilica del Santo (quanto Assisi e Loreto).

Ai religiosi dell'Ordine sottolineo le ultime battute della lettera: Papa Giovanni paragona lo zelo di sant'Antonio nel mettere in pratica i decreti del Concilio Lateranense IV, al fervore di preghiera ed operosità che non dubitava caratterizzasse il sostegno dei frati per il Concilio Vaticano II, allora appena iniziato: Noi non dubitiamo che, con le vostre preghiere e con le sofferenze sopportate volenterosamente per amore del Signore, voi contribuirete ad ottenere che da questo sacro Concilio, tanto importante, provengano copiosi e consolantissimi frutti.  

Lettera pontificia nel VII Centenario della Traslazione delle Reliquie di Sant’Antonio di Padova

Al Diletto Figlio 
BASILIO HEISER 
Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali 
GIOVANNI PAPA XXIII 
Diletto Figlio, salute ed Apostolica Benedizione

La Famiglia Francescana, come ci è stato riferito, si appresta a celebrare la ricorrenza centenaria di un evento compiutosi a Padova sette secoli or sono, che farà affluire in quel sacro luogo, come è da prevedere, moltitudini di fedeli. L’8 Aprile del 1263, infatti, le sacre spoglie di S. Antonio, luminare esimio dello stesso Ordine, validissimo intercessore del popolo cristiano presso Dio, Dottore della Chiesa potentissimo nella parola, dalla chiesa di S. Maria Mater Domini, ove per trentadue anni erano state custodite, furono trasportate nella Basilica eretta in suo onore, nella stessa insigne città, con eleganza di stile e somma magnificenza. E Noi, che prima di assumere il gravoso peso del ministero Apostolico, abbiamo occupato la Sede Patriarcale Veneta, sempre ci siamo sentiti attratti con singolare affetto di pietà verso questo eminente Santo, portandoci anche più di una volta a venerarlo nel suo augusto Tempio, vogliamo ora cogliere l’occasione per esprimere a lui il Nostro devoto ossequio ed associarci alla comune esultanza. 
Quando dunque, come riferiscono gli annali, venne compiuta la rituale ricognizione del Corpo di S. Antonio, fu trovata la sua Lingua rubiconda, come di un uomo vivente, che cioè non fosse morto da lungo tempo: e San Bonaventura, allora Ministro Generale dello stesso Ordine, che fu presente a quell’atto, esclamò: «O Lingua benedetta, che hai sempre lodato il Signore, e Lo hai fatto lodare dagli altri: ora si conosce apertamente quale alto merito tu avesti presso Dio» (Breviario Romano-Serafico, 15 Febbraio, cfr. Chronica XXIV Generalium, Analecta Franciscana, III, Quaracchi 1897, p. 157). Il Dottore cioè riconobbe l’altro Dottore, e rese a lui una luminosa testimonianza. Fu di certo un fatto eccezionale, che si conservasse incorrotta quella Lingua, che era stata uno strumento dello Spirito Santo. 
La solenne commemorazione centenaria, che si viene ora preparando per celebrare quell’evento memorabile, ci offre l’occasione propizia per esortarvi con paterno animo, perchè vi adoperiate con ogni sforzo a formarvi sull’esempio di un sì eccelso vostro Confratello. Egli, in conformità all’indirizzo francescano, «primariamente attese all’unzione, e poi alla speculazione» (cfr. S. Bonaventura, Collationes in Hexaémeron, Coll. 22, n. 21), prima di tutto cioè egli «lodò sempre il Signore». Conducendo pertanto una vita intimamente unita a Dio, non cessò di effondere a Lui ferventissime preghiere: esercizio questo che nessuno ignora quale primaria importanza abbia nella vita cristiana, e quanto sia utile per l’efficacia del sacro ministero. E qui torna opportuno richiamare alla mente le parole di S. Agostino, soavissimo maestro: «Fin quando siamo quaggiù, chiediamo al Signore che non venga meno la nostra preghiera a Lui, e la sua misericordia verso di noi, che cioè incessantemente noi ci rivolgiamo a Lui, ed Egli incessantemente usi a noi misericordia» (Enarr, in Psalm. 65, 24: P.L. 36, 801). 
Ed ancora, come si rileva dalle gesta della sua vita e dalle parole sopra riportate di S. Bonaventura, S. Antonio indusse moltissimi altri, con infocate parole e con luminosi esempi «a lodare il Signore». Seguano quindi le sue orme i figli dell’Ordine Francescano, che, per loro vocazione, non soltanto devono essi stessi penetrarsi fervidamente della genuina dottrina di Gesù Cristo, ma anche eccitare gli uomini con molteplice attività di sacro ministero ad osservarla. Fa d’uopo che la vostra Religiosa Famiglia sia un salutare vivificante lievito, accennato dal nostro Divino Salvatore, per cui tutti i popoli della terra siano attratti a sollevare gli occhi a Dio, Padre universale, e a riunirsi tutti in un’unica grande famiglia, che riconosca e adori il suo Autore con culto perenne. 
Inoltre S. Antonio fu meritamente insigne anche per le opere dì carità, ed è tuttora dal cielo pronto a soccorrere quelli che gemono e che soffrono. Dietro l’esempio di un tanto Maestro, i Francescani ed i cristiani tutti si sforzino costantemente di coltivare questo vero amore del bene, questo dolce vincolo degli animi, questo mutuo aiuto fraterno. Con la sola carità possono superarsi le contrarietà, da cui gli uomini sono travagliati, come pure si placano gli spiriti più esasperati e si ristabilisce la desiderata pace.
Né senza un particolare disegno della Divina Provvidenza, come ci sembra, queste sacre celebrazioni antoniane coincidono con l’epoca in cui si svolge il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, che, fiduciosi nell’aiuto del Signore, Noi abbiamo indetto e proseguiamo con amorevole cura. Questo glorioso Santo infatti visse nel tempo che immediatamente seguì al Concilio Lateranense Quarto, e la sua intensa azione pastorale si accordava perfettamente con i salutari decreti di quel Concilio: ed anche per questa ragione il suo ministero fu d’immenso beneficio alle anime. 
Noi non dubitiamo che, con le vostre preghiere e con le sofferenze sopportate volenterosamente per amore del Signore, voi contribuirete ad ottenere che da questo sacro Concilio, tanto importante, provengano copiosi e consolantissimi frutti. 
Confortati da questa soave speranza, a Te, diletto Figlio, ai Religiosi cui presiedi e che custodiscono con sì lodevole zelo il sepolcro di questo glorioso Santo, a tutti i Ministri della Famiglia Francescana, ed a quanti collaborano alle loro attività, come pure a tutti quelli che in vista di queste solennità centenarie intraprenderanno devoti pellegrinaggi, impartiamo con grandissimo affetto nel Signore, teste e pegno della Nostra particolare benevolenza, l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma presso S. Pietro, il 16 Gennaio del 1963, festa dei Santi Protomartiri dell’Ordine Francescano, anno quinto del Nostro Pontificato.

GIOVANNI XXIII
Papa

(Traduzione italiana dell’Osservatore Romano, 15 febbraio 1963

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