Non la si usa quasi più, eppure anche nel Messale Serafico vigente (ed. latina 1974) è presente la Sequenza Sanctitatis nova signa dopo la seconda lettura della Messa nella Solennità di San Francesco. Scritta con tutta probabilità da Tommaso da Celano, il primo biografo di San Francesco, questa sequenza, pur essendo facoltativa nella liturgia moderna, è veramente bella e pregnante. Ripercorre le tappe dell'esperienza del Serafico Padre, invocandolo come celeste patrono e protettore dei suoi figli e imitatori qui in terra. Ascoltiamo la sequenza nella registrazione dei Cantori Francescani (presa da questo sito).
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Testo latino e traduzione conoscitiva della Sequenza Sanctitatis nova Signa
Sanctitatis nova signa prodierunt laude digna, mira valde et benigna, in Francisco credita. Regulatis novi gregis iura dantur novae legis, renovantur iussa Regis per Franciscum tradita. Novus ordo, nova vita mundo surgit inaudita; restauravit lex sancita statum evangelicum. Legi Christi paris formae reformatur ius conforme; tenet ritus datae normae culmen apostolicum. Chorda rudis, vestis dura cingit, tegit sine cura, panis datur in mesura, calceus abicitur. Paupertatem tantum quaerit, de terrenis nihil gerit, hic Franciscus cuncta terit, loculus despicitur. Quaerit loca loca lacrimarum, promit voces cor amarum, gemit maestus tempus carum perditum in saeculo. Montis antro sequestratus plorat, orat humistratus, tandem mente serenatus latitat ergastulo. Ibi vacat rupe tectus; ad divina sursum vectus, spernit ima iudex rectus, eligit caelestia. Carnem frenat sub censura transformatam in figura, cibum capit de Scriptura, abigit terrestria. Tunc ab alto vir hierarcha venit ecce Rex monarcha, pavet iste Patriarcha visione territus. Defert ille signa Christi, cicatrices confert isti dum miratur corde tristi passionem tacitus. Sacrum corpus consignator, manu, pede vulneratur, dextrum latus perforatur, cruentatur sanguine. Verba miscent, arcanorum multa clarent futurorum, videt Sanctus vim dictorum, mystico spiramine. Patent statim miri clavi foris nigri, intus flavi; pungit dolor, poena gravi cruciant aculei. Cessat artis armatura in membrorum apertura, non impressit hos natura, non tortura mallei. Signis crucis quae portasti, per quae mondum triumphasti, carnem, hostem superasti, inclyta victoria. Nos, Francisce, tueamur, in adversis protegamur ut mercede perfruamur in caelesti gloria. Pater pie, Pater sancte, plebs devota, te iuvante, turba fratrum comitante, mereatur praemia. Fac consortes Supernorum, quos informas vita morum; consequatur grex Minorum sempiterna gaudia. Amen. | Prodigi nuovi di santità, degni di lode, apparvero, stupendi e per noi propizi, affidati a Francesco. Agli iscritti al nuovo gregge è data una nuova legge, si rinnovano i decreti del Re, ritrasmessi da Francesco. Un nuovo ordine, una nuova vita, sconosciuti al mondo, sorgono; la regola emanata ripropone il ritorno al Vangelo. Conforme ai consigli del Cristo, è dettata la regola; la norma data ricalca la vita degli Apostoli. Corda rude, veste dura cinge e copre senza cura; il cibo si dà in parsimonia, son gettati i calzari. Povertà soltanto cerca, niente vuole di terrestre; quaggiù Francesco tutto calpesta: rifiuta il denaro. Cerca luoghi solitari, ove sfogarsi in pianto; geme per il tempo prezioso sciupato nel secolo. In un antro della Verna piange, prega, prostrato a terra, finché l’anima è irradiata di celeste arcana luce. Là, protetto dalle rupi, è immerso nell’estasi; il Serafico alla terra preferisce il cielo. E' trattato con rigore, il corpo si trasfigura; nutrìto della parola di Dio, rifiuta ciò che è terreno. Dall’alto, un Serafino alato gli appare: è il grande Re; sbigottisce il Padre, atterrito dalla visione. Nelle membra di Francesco, tutto assorto in orazione, imprime il Serafino i segni del Crocifisso. E’ suggello al sacro corpo: piagato mani e piedi, il lato destro è trafitto, si irrora di sangue. Si parlano ; gli son rivelati i segreti celesti; il Santo li comprende in sublime estasi. Ecco chiodi misteriosi, fuori neri e dentro splendidi; punge il dolore, acute straziano le punte. Non c’è opera di uomo sulle piagate membra; non i chiodi, non le piaghe impresse la natura Per le piaghe che hai portato, con le quali hai trionfato sulla carne e sul nemico con inclita vittoria, O Francesco, tu difendici fra le cose che ci avversano, per poter godere il premio nell’eterna gloria. Padre santo e pietoso, il tuo popolo devoto con la schiera dei tuoi figli, ottenga il premio eterno. Tutti quelli che ti seguono, siano un giorno uniti in cielo ai beati comprensori nella luce della gloria. Amen. |
6 commenti:
Potrei chiederle una cortesia? Sto cercando per uno spettacolo che la mia Fraternità OFS sta preparando per il Transito, una versione diversa di "Fratello Sole e sorella Luna", una versione magari adatta anche ad un balletto...ha dei consigli da darmi? o dei siti dove potermi rivolgere? Grazie.
Non credo di capire cosa intenda per una versione diversa di "Fratello Sole e sorella Luna".
Un arrangiamento diverso della stessa canzone, oppure un'altra versione musicale del Cantico di frate Sole di sole? In tutte e due le evenienze provi comunque a fare una ricerca su youtube, si trovano perle impensabili in mezzo al...pagliaio.
Reverendo, qui potrà trovare lo spartito gregoriano, alle pagg.31-36.
http://it.custodia.org/detail.asp?c=1&p=0&id=24578
Per lo stile mi pare di San Bonaventura. Mi ricorda anche il Ritmo del Lauda Sion di San Tommaso.
Qualunque sia e' bellissima e ho trovato un grande piacere nell leggerla per la prima volta in latino. Peccato che non si impari il latino per fruire la bella cadenza dell' originale.
DUe anni fa nel nostro gruppo stabile Summorum Pontificum la abbiamo cantanta per la festa di San Francesco. Il nostro organista ha anche composto una parafrasi per organo.
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